Candidato, anzi no. Arnaldo Ferrandino – già sindaco di Casamicciola – snobba Fratelli d’Italia, la Meloni e soprattutto la Città Metropolitana. La sua candidatura al consiglio dell’ente che dovrà sostituire la Provincia è una candidatura “fantasma”. E, soprattutto, il nuovo Ente non funzionerà.
«Sinceramente ci ho capito poco. Quindici giorni fa ero stato contattato da Fratelli d’Italia, che mi aveva proposto di candidarmi. Mi ero preso qualche giorno per rifletterci: ho studiato il metodo elettorale e i meccanismi con i quali funzionerà l’ente. E ho rifiutato».
Però è finito ugualmente in lista.
«A tradimento».
Come mai ha rifiutato?
«Il consiglio viene eletto con un metodo ad capocchiam, sostanzialmente indicato dal consiglio comunale di Napoli. E a me non piace dire di per fare numero. Quanto alla Città Metropolitana, beh, la trovo una forma peggiorativa della Provincia. Peraltro, la conferenza metropolitana, composta dai sindaci, avrebbe potuto indicare modalità d’elezione differenti. Sarebbe stato auspicabilmente logico votare dopo aver stabilito i nuovi criteri. E invece si è deciso di andare subito al voto. Sa perché?».
Perché?
«Perché altrimenti i sindaci della provincia nel 2050 sarebbero stati ancora lì a discutere. Con la Città Metropolitana commissariata ancor prima della sua costituzione. Ciò detto, non mi sembra ci sia stata una corsa alle candidature, visto che tutti hanno fatto fatica a trovare candidati. Quanto a Fratelli d’Italia, mi dispiace».
A proposito, qualcuno ha ironizzato sull’ennesimo cambio di casacca politica da parte di Arnaldo Ferrandino.
«Ero passato dai liberali al Pd perché pensavo si trattasse di un partito della sinistra moderata e non, come poi si è rivelato essere soprattutto a livello provinciale, una realtà peggiore della vecchia Democrazia Cristiana, poco trasparente e anti democratica, dal punto di vista dell’organizzazione strutturale interna. Così, ho deciso di starmene per cavoli miei. Mi sono arrivate telefonate da parte di Fratelli d’Italia e dell’estrema sinistra di Lamonica, attestati di stima di realtà che non mi hanno chiesto particolari adesioni ideologiche. Del resto, il consiglio della Città Metropolitana non chiama al voto i cittadini ma i consiglieri dei comuni provinciali: eviterei dunque di attribuire particolari connotazioni politiche alle singole candidature».
p.r. 


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