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sabato, Aprile 20, 2024

Annus Horribilis? 2020 non serve dimenticare ma trasformare

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Amare quel che c’è, sentire che la vita è una, dentro ogni cosa, è il nostro umano compito.

Psicologicamente con il dottor Enzo Sarnelli | 2020 Annus Horribilis? Se ci focalizziamo esclusivamente sugli eventi accaduti, l’anno che domani lascerà il suo tempo al nuovo 2021, sarà ricordato come nefasto e senza speranza. E’ senz’altro vero che, il Sars-covid2 è stato individuato già nel 2019 provocando sofferenza e cagionando la morte di molti esseri umani lungo l’anno bisestile.

Il virus vuole vivere e per farlo deve propagarsi colonizzando l’organismo umano, una dura lotta tra l’Uomo e il virus. La scienza si è alleata globalmente, aprendosi alla pluralità dei centri di ricerca mondiali, ha rotto i confini legati alle singole competenze e ha superato i confini politici, integrando nuovi punti di vista e specialità. Gli scienziati hanno da subito compreso che il vero nemico era il tempo, bisognava intervenire subito attraverso la cooperazione di una grande pluralità scientifica capace di raccogliere dati e analizzarli non solo scientificamente ma anche umanamente. In primis, erano in pochi, ma lentamente ogni Istituto ha prestato il proprio interesse a fare ricerca in modalità sinergica, facendo sistema: cooperando per la Vita.

Un progetto comunitario che ha saputo collegare le intelligenze e le specialità di tanti ricercatori, che lungo il 2020 hanno dato la vita ai primi vaccini anti-covid. Un vero e proprio miracolo umano, in poco tempo, sono riusciti a produrre vaccini che serviranno a farci produrre gli anticorpi contro il virus. Le varie case farmaceutiche hanno immesso sul mercato mondiale diversi tipi di vaccini, la politica ha concertato comunitariamente l’acquisto seguendo pareri e chiarificazioni del mondo scientifico. Tutti attendiamo, provando un duplice sentimento: da una parte c’è lo scetticismo che maschera la nostra paura, alimentata da fonti incerte e dall’altra, avvertiamo l’esigenza di metterci al sicuro, riconoscendo la nostra sicurezza nel vaccino. Se ci fermiamo e riflettiamo sul nostro modo di essere, scopriamo che i comportamenti umani sono caratterizzati dal movimento rumoroso dei nostri pensieri negativi intrusivi, che ci fanno percepire un elevato e a volte inesistente pericolo.

La paura è un mezzo funzionale per la nostra sopravvivenza, ma quando non è armonizzato diviene il nostro principale antagonista. L’eccessivo schiacciamento di notizie che sono penetrate nelle nostre case h24, ci hanno trasmesso la morte in diretta, immagini che hanno colpito tutti, lasciandoci attoniti e in quel momento, senza speranza. Al diritto di fare cronaca, si è aggiunto l’umano desiderio di essere il primo tra gli altri a dare la notizia. Abbiamo assistito alla spettacolarizzazione dei sentimenti umani e abbiamo visto sfilare carri funebri mimetizzati dal verde militare. Non eravamo preparati, l’impatto con tutta quella verità-cronaca è stata altamente disturbante, causando dolore e sgomento nella popolazione. Bisognerebbe avere la cura di essere sempre dignitosi quando si sceglie di pubblicare immagini e storie di vita che toccano l’intimità delle persone. Ciò che ha generato stress è stata la diffusione dell’idea in formato immagine “della fine senza fine” ovvero del pensiero che non vi era più speranza, tutto era ormai perso. Invece ciò che da forza e voglia di continuare ad andare avanti nonostante tutto, è la speranza di farcela comunque.

La nostra resistenza al virus trae la sua energia nella cooperazione tra esseri umani, nel sacrificio della ricerca continua, per poter finalmente contenere la pandemia. Noi come esseri umani dobbiamo accettare che non possiamo cancellare il male del mondo da soli, ma possiamo fare tanto, ogni giorno, avendo cura del luogo dove abitiamo, del nostro qui e ora, dello spazio che ci ospita e delle persone che ci frequentano e imparano a conoscerci. Noi non possiamo fermare la mano armata dell’altro, ma possiamo continuare a seminare amore e parole di supporto per coloro che hanno perso la compassione per se stessi. Noi non possiamo fermare la guerra, ma possiamo mettere al riparo noi stessi e costruire un riparo per un gattino che vuole ancora vivere. Tutto questo noi lo possiamo fare, imparando di nuovo a vedere e a sentire, perché il compito più grande di un essere umano è amare ciò che c’è, sentire che la vita è una, dentro ogni cosa, nonostante tutto. I conflitti non nascono dal cosmo, ma albergano nella piccola mente che non integra le capacità dello stato dell’IO Adulto.

A fine anno ognuno di noi si guarderà dentro, scopriremo che possiamo trasformare ciò che è stato davvero difficile, in un potenziale sprone per guardare avanti, con umiltà accettiamo che la Vita ci insegna a vivere attraverso le asperità.

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