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Andrea Esposito: “ADESSO”

By Redazione Web

March 16, 2020

Andrea Esposito | Non ho scritto finora neppure una parola sulla drammatica situazione che stiamo vivendo, l’ho fatto volutamente all’inizio poiché ritenevo giusto e opportuno lasciare lo spazio social totalmente libero agli unici in diritto di informarci, quelli sul campo, quelli che stanno combattendo in trincea e hanno prova visiva e giornaliera di cio’ che sta accadendo negli ospedali, nei reparti dell’intensiva, ma anche nei laboratori di virologia, di statistica, oltre che naturalmente attraverso le decisioni d’emergenza prese dalla politica nazionale e locale.

Ho continuato a non intervenire dopo, quando la situazione è divenuta ancora piu’ drammatica, e l’ho fatto con dolore poiché in quel momento è sembrato a tutti inevitabile andare in ordine sparso, forse per il panico, ci si è precipitati tutti a commentare, accusare, dare colpe, bombardare i social con continui bollettini (un inciso: lo dico agli haters, mi rendo conto che aspettarci da voi un post postivo è un ossimoro, vi sfamate di rabbia e odio, lo capisco, ma l’aggiornamento orario dei contagi e delle morti che fate, è del tutto inutile, non perché non vogliamo vederlo ma al contrario perché lo vediamo ovunque, c’è anche sul sito di Vanity Fair oltre che h24 in tv, a che vi serve riscriverlo in loop? Piacere orgasmico? Non va bene, pensate come comunità, pubblicate in modo piu’ costruttivo) Addirittua, come nel caso della nostra minuscola isoletta, si è arrivati a pubblicare dati anagrafici e foto private di un ragazzo e di una famiglia per donarlo in pasto al linciaggio della folla degli haters virtuali.

Detto ciò, continuero’ a non farlo adesso forse per scrupolo o per scaramanzia. Non commento, non ne ho le competenze e reputo il mio contributo del tutto irrisorio in questo omento. Preferisco occupare il mio tempo donando affetto a coloro che ho vicino. Ma una cosa la posso fare, possiamo farlo insieme: leggere i numeri, solo i numeri, i freddi numeri. Per comprendere che bisgona fermarsi e restare a casa ADESSO, non domani. Non c’è piu’ tempo per comprenderne i motivi scientifici (l’immunità di gregge propugnata dalla nuova Inghilterra antieuropeista è una cagata immonda, semplicemente perché per ora non c’è vaccino e senza un vaccino, ovvero senza conoscere come scientificamente battere il virus, non ci sara’ alcuna immunità ma solo una selezione naturale dalla quale sopravviveranno i piu’ forti ma senza alcuna certezza di aver sviluppato anticorpi e col rimorso, ovviamente, di non aver invece provato e salvato milioni di piu’ deboli, cio’ che sta facendo in questi drammatici giorni il nostro grande meraviglioso Paese, tanto bistrattato) Bisogna farlo ADESSO solo per alcuni semplici dati numerici che comprenderebbe anche un bambino di quinta elementare, oltre che per dovere civico ed etico a cui oggi, almeno io, non sento di potermi sottrarre senza parlarne:

  1. Il sistema sanitario del Nord Italia è allo stremo, al collasso, sono arrivati al limite. Parliamo di posti di terapia intensiva disponibili nell’ordine delle decine, fino a ieri. Forse settimana prossima ne saranno create di nuovi. Cio’ a fronte di una percentuale di infetti che è quasi il 85% di tutta l’Italia e il cui 10% (a essere ottimisti) necessita di cure ospedaliere. Dunque, primo dato certo e incontestabile: fermarsi tutti ADESSO al Nord non significa solo combattere il virus ma – cosa molto piu’ importante – rallentarne i contagi per permettere agli eroici operatori sanitari di curare coloro che hanno già nelle mani e liberare quindi posti per quelli che inevitabilmente verranno dopo. Certo lo so, questo discorso vale in tutta Italia ma al Nord in questo momento di più, fermarsi totalmente ADESSO, subito, senza aspettare neppure un attimo ancora: tutta Italia deve farlo ma al Nord ha una valenza doppia, poiché la prima battaglia non è debellare il morbo ma RALLENTARE la curvatura dei contagi: detto in parole povere, la cosa piu’ importante in questo momento è fare in modo che il picco (l’apice, il massimo) numerico dei malati sia diluito su un tempo lungo e non arrivi tutto in una volta, facendo esplodere il sistema sanitario.

Entrambe le categorie hanno pero’ una cosa in comune, una sola: NON ADESSO.

Non è il momento. Forse non vi è chiaro: il tempo per discutere di questi legittimi interrogativi e prendere le decisioni singole e collettive che meritano non è che “verra’ dopo”. E’ che ancora non lo abbiamo conquistato, non ne abbiamo la certezza oggi. Non sono apocalittico e non sto certo parlando di scomparsa del genere umano. Sto dicendo una verità dettata dai freddi numeri: il futuro, ADESSO, è un tempo-traguardo, un obiettivo, la luce in fondo al tunnel, chiamatelo come volete, ma dobbiamo meritarcelo. Lo so, è la prima volta nella nostra vita, un altro motivo per abituarsi presto. Non ha senso discutere oggi di queste questioni perché l’Italia davanti a tutti e poi il mondo intero sta affrontando una rivoluzione cosi’ epocale che cio’ che viene dopo è totalmente da costruire ma bisogna prima arrivarci.

E ci arriveremo, insieme. Solo insieme, non c’è altra via, né altra opzione che quella della COMUNITA’ ADESSO: avanzare affiancati, a un metro e mezzo di distanza, ma con la forza e la capacità e l’orgoglio di guardarci negli occhi. State a casa.

Solo così #andratuttobene