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venerdì, Marzo 29, 2024

Anch’io, orgogliosamente meridionale e vittimista

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“Piagnisteo napoletano:

il solito vecchio vizio…

…Non se ne può più”

(da “Libero” di giovedì 2 marzo 2017)

 

4WARD di Davide Conte

 

Non sono un lettore del quotidiano “Libero”, ancorché dovrebbe identificarsi in un’area politica molto vicina al mio pensiero. Non amo Feltri, che lo dirige, men che meno il modo in cui, di frequente, tale testata affronta argomenti pur importanti in contrapposizione al “sistema” che ci governa. Oggi (ieri –ndr), però, non ho potuto fare a meno di andare ad acquistarlo in edicola, dopo lo sfogo sanguigno che il mio amico Raffaele Monti mi ha rivolto al telefono, preannunciandomi quella che si è dimostrata un’autentica disquisizione –fuori luogo e qualunquista, ovviamente- sui meridionali, in particolare Napoletani e Siciliani.

Il “piagnisteo napoletano”, analizzato dagli estensori Francesco Specchia e Giuseppe Cruciani, si lascia andare ad una serie di considerazioni del tutto scontate, argomentazioni fritte e rifritte e senza dubbio di innegabile verità. Di qui, però, a delegittimare una protesta veemente ma educata di chi ha assistito martedì scorso alla partita Juventus–Napoli in tivù (io ero allo Stadium con tutta la famiglia) e che si è sentito legittimamente in diritto di indignarsi rispetto a certi episodi, ne passa di strada.

Questa voglia a tutti i costi di evidenziare la matrice storico-politica del napoletano-imbroglioncello per antonomasia, in un’occasione in cui sono state decine di migliaia gli sportivi italiani indignati per gli episodi arbitrali che hanno condizionato innegabilmente la partita in questione, significa mancare di rispetto a chi legge, facendo di tutto per far passare come visionario chiunque non sia allineato al “sistema”. E nel novero del “chiunque”, includerei anche i quotidiani sportivi spagnoli, mai troppo teneri con il calcio italiano, ma che a tambur battente hanno titolato nel post-gara della semifinale di Coppa Italia parlando di “Escándalo” (cfr. Mundo Deportivo, non certo testate di second’ordine conformate in stile house organ di partito).

Non voglio soffermarmi sul singolo episodio, benché avrei tanto da dire, a cominciare dal fatto che gli stessi juventini che mi circondavano in tribuna ovest, pur convinti della liceità del primo rigore di Koulibaly su Dybala, hanno riconosciuto unanimemente ogni legittimo dubbio sul secondo ad opera di Reina su Cuadrado (teoria, la mia, ampiamente suffragata dall’episodio del portiere Alisson della Roma su Keita Balde della Lazio nella semifinale del giorno dopo, praticamente uguale e non punito col penalty). Quello che mi dà estremamente fastidio, però, è la presunzione di alcuni giornalisti nell’ergersi a giudici di una realtà, quella napoletana, che con tutti i suoi indiscutibili difetti non ha motivi per tacere rispetto ad episodi del genere. Indegno, sia sul piano morale che professionale, richiamare fatti di cronaca giudiziaria per dimostrare non si sa che, facendo finta di ignorare che nella splendida Firenze di Specchia c’è qualcuno molto vicino all’ex Capo del nostro Governo che sta tremando non poco, proprio per quell’indagine che ha portato all’arresto di Alfredo Romeo a Napoli e che Specchia porta a suffragio della sua disquisizione.

Viviamo in un paese marcio fino al midollo, non v’è dubbio, ma dove il malcostume non è né settentrionale né meridionale, diffuso com’è secondo un “sistema” che finora ha fatto comodo a tutti. La super efficiente Lombardia, parte integrante della Padania evocata da Giuliano Zulin nella stessa edizione di “Libero”, di spalla a pagina 3, non è stata certo immune, al pari del Veneto, da fenomeni di corruzione nella pubblica amministrazione. Eppure, da quanto si legge, solo Napoli e i meridionali sembrano protagonisti di quanto di più illegale esista in Italia. Inaccettabile strumentalizzare tutto questo al servizio di un’informazione incanalata nella consuetudine che sta bene a certi apparati, per giunta in un contesto sportivo, ma che non può costringere proprio tutti a portare il proprio cervello all’ammasso; anche perché, se per qualcuno la “questione meridionale” è ormai trita e ritrita, io ritengo invece che il nostro Paese viaggi ancora a due diverse velocità. E non certo per unica colpa dei Napoletani.

Bene ha fatto Francesco Morrone, sempre su “Libero”, a ricordare l’episodio del ’61, quando l’Inter protestò contro la Lega schierando la formazione Primavera per non aver ottenuto l’assegnazione del 2-0 a tavolino ma solo la ripetizione della gara, vinta poi dai bianconeri per 9 a 1. Un autogol graditissimo, per quanto mi riguarda, che dimostra quanto la miriade di episodi di dubbia legittimità a favore della Juventus nella storia del calcio italiano non possono certo essere sottaciuti facilmente, al pari di Calciopoli e… perché no, delle recenti commistioni tra il Presidente Andrea Agnelli e un tifo organizzato legato alla malavita, oggetto di indagini che speriamo continuino a fare il loro corso senza scomparire nel nulla dei faldoni e dell’informazione, per così dire, distratta. Altro che vittimismo, caro Cruciani: come dimenticare, ad esempio, quell’Inter-Juve 97-98 col rigore clamoroso di Juliano su Ronaldo negato ai nerazzurri per poi, sul capovolgimento di fronte, concederne un altro pressoché inesistente ai bianconeri (Ti ricorda qualcosa accaduto di recente, per caso?); così come il gol-sorpasso negato a Turone della Roma nello scontro-scudetto dell’80-81 all’Olimpico. Ah, dimenticavo: Cruciani è laziale e, dopo Calciopoli, porta la Juventus come seconda squadra. Tuttappost!

E allora, se alla fine per certa stampa vale il concetto “c’ho famiglia” oppure “sò tifoso anch’io”, abbiate almeno il buon gusto di non offendere l’intelligenza altrui. Dalle nostre parti si dice: “Fatt pecora e ‘u lupo te magn”. Le nostre rimostranze rientrano nelle piene facoltà di chi ha speso fior di quattrini per andare un po’ ovunque a seguire la propria squadra del cuore; di chi paga il canone Rai e avrebbe diritto a non dover ascoltare una telecronaca ritualmente faziosa; o ancora chi, come De Laurentiis, sebbene abbia fatto del Napoli un business decisamente importante per sé e per i suoi, ha tutte le buone ragioni –seppur con la dialettica a dir poco ruspante che lo contraddistingue- di indignarsi rispetto a certi episodi. E vogliamo scommettere qualcosa su una mia premonizione? Domani, all’Olimpico, assisteremo a qualche decisione arbitrale dubbia che favorirà il Napoli. Perché? Indovinate un po’…

Orgoglioso di essere meridionale e, all’occorrenza, vittimista. Dalle mie parti, si chiama AMOR PROPRIO. Ma come si sa, le dita della mano non sono tutte uguali. E nel concludere questo editoriale, mi piace riportare di seguito il testo di una vignetta che caratterizza il profilo WhatsApp di una santa donna come la mia amica Suor Rosa Lupoli: “Che sia benedetta, anche se a volte soffri per una sconfitta. Anche se ha pochi trofei, è la mia squadra del cuore: per me è perfetta. Siamo noi che anche quando perde dobbiamo tenercela stretta. Che sia benedetta, la mia squadra: il Napoli!

 

 

1 COMMENT

  1. Episodio portiere allison: portiere in netto anticipo su keita,che commette fallo in quanto il portiere ha il pallone quasi bloccato. Ma come fai(fate )a paragonare l’episodio con il fallo di Reina? Continuate a pensare le stesse cose, ma non vi stancate? Poveri voi!!!

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