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mercoledì, Aprile 24, 2024

Alessandro Di Battista: vincere pur senza candidarsi

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Un figlio cambia la vita! Diventare genitori è il fenomeno più dolce, affascinante, intrigante e impegnativo al tempo stesso che possa capitare a ciascuno di noi. Una serie infinita di gioie e preoccupazioni, di soddisfazioni e difficoltà, di dubbi e certezze che accompagna chiunque abbia la fortuna (perché alla fine tale resta) di mettere al mondo una nuova vita e vederla crescere giorno dopo giorno.

Con la nascita di un figlio cambiano le priorità, gli obiettivi, gli stili di vita, le abitudini: tutto sembra orientarsi in funzione di quel marmocchio, della sua crescita, delle sue esigenze, delle sue graduali preferenze, del suo avvenire, della sua capacità di assimilare ed affrontare al meglio le dinamiche di una quotidianità sempre più ostile. Le paure che un genitore non ha mai avuto, statene certi, arrivano puntuali dalla sua nascita in poi. Perché lui/lei è parte di te e nulla, ma proprio nulla, potrà mai assumere maggiore importanza della sua agli occhi di un genitore, la cui iperprotettività diventa spesso un problema da affrontare seriamente nonché la causa di molte, future incertezze.

Questo genere di considerazioni valgono per tutti, nessuno escluso. Neppure Alessandro Di Battista, deputato del Movimento Cinque Stelle, uno dei componenti meno veterani di quella casta tanto criticata ma che, sotto le insegne grilline, ha voluto darsi nella sua prima legislatura un’immagine dura e pura che non tutti condividono, è riuscito a sottrarsi alla carica di vitalità ricevuta dalla nascita del suo primogenito Andrea. L’annuncio, noto da tempo ai militanti più insider ma ufficializzato solo pochi giorni fa, è di quelli che fa riflettere: Dibba, come lo chiamano i suoi fans, ha deciso che per il momento non si ricandiderà. Fuori dalla politica, quindi, a partire dalle prossime elezioni, rinunciando ad una posizione di assoluto privilegio per la quale sarebbero pronti in tantissimi a fare follie (chi attraverso le Parlamentarie M5S, chi grazie a lobbies, conoscenze, vicinanza ai capi o semplice disponibilità economica da vendere al miglior offerente) e che, per quel che riguarda il soggetto in questione, non gli avrebbe comportato alcuno sforzo, avendo la certezza assoluta di rientrare tra gli “eletti” (intesi come intoccabili) del proporzionale grillino. Alessandro vuole fare il papà e, della sua rielezione, della cospicua diaria, dei privilegi, della visibilità, della leadership del movimento sembra che #nonglienepuòffregàddemeno! Al momento conta solo Andrea, che insieme alla fidanzata Sahra, è la sua famiglia, il suo piccolo regno da custodire gelosamente. Altro che movimento, altro che tour in scooter, altro che confronti televisivi o partecipazioni –non sempre centrate- a manifestazioni di piazza: ora passeggini, pannolini, poppate, notti talvolta insonni sono ciò che conta. La politica può attendere, al momento, sine die: a casa Di Battista c’è altro da fare!

In tantissimi hanno commentato questa decisione, questo annuncio che sa di clamoroso in un panorama politico da cui nessuno, ma proprio nessuno, vorrebbe mai uscire. In tanti leggono nel gesto di Di Battista l’ennesimo coupe de theatre utile a guadagnare popolarità ma che, di fatto, lo lascia a pieno titolo nel panorama grillino; qualcun altro ha insinuato che si tratterebbe del miglior viatico verso la promozione del suo nuovo libro, in uscita di qui a poco; altri ancora insinuano una mossa concordata proprio con Beppe Grillo, affinché l’eventuale fallimento di Luigi Di Maio quale leader del Movimento non coinvolga l’unico possibile alter ego (stavolta sì che è azzeccato il termine). Una cosa è certa: si tratta, a quanto pare, di un gesto senza precedenti. E se Alessandro avesse mai deciso di compierlo per far parlare bene di sé, a mio giudizio c’è riuscito alla perfezione. Viviamo al cospetto di una società in cui la classe politica, che da undici anni a questa parte è stata eletta per ben tre volte con un sistema di voto che della volontà popolare non tiene conto neppur minimamente, essendo parte integrante di nomi decisi a tavolino nelle segreterie nazionali dei partiti ed inseriti nei rispettivi listini bloccati, è schifata più che mai dalla gente comune proprio per quello sfrenato quanto inguaribile attaccamento alla poltrona che, nell’immaginario collettivo, la mette in condizione di ignorare del tutto le reali esigenze del Paese a vantaggio della tutela della propria posizione. E se tanto mi dà tanto, Di Battista rappresenta una voce fuori dal coro, quale autore di una scelta senza precedenti nel panorama politico di casa nostra che non può non essere tenuta in considerazione, proprio perché in netta controtendenza con gli atteggiamenti a cui la maggior parte degli occupanti di Montecitorio e Palazzo Madama (e perché no, anche quelli dei vari dicasteri) ci hanno abituati da lungo tempo.

Bene ha scritto Enrico Mentana, direttore de La7, evidenziando su Facebook quanto l’esempio di Di Battista segnali “agli altri, a quelli che restano o si preparano a tornare, che fuori dai palazzi c’è vita. Anzi, c’è LA vita”. Un messaggio che condivido in pieno, avendo vissuto nel mio piccolo la stessa scelta sul piano locale quando, nel 2012, decisi di non candidarmi più al Consiglio Comunale di Ischia, guadagnandone nettamente sia sotto il profilo economico che della qualità della vita, per me ed i miei familiari. E a quel messaggio mi piace aggiungere un’ultima riflessione, quella che deve rammentare a tutti noi che anche in politica le dita della mano non son tutte uguali. Non ho simpatia per la quasi totalità dei grillini, ma mi rallegro che proprio uno di loro, peraltro esponente di spicco del Movimento, sia riuscito a lanciare a tutti un segnale di “normalità” di cui non si può non tener conto e che dovrebbe far riflettere un po’ tutti. Perché comunque sia, in casi come questi, anche un politico può dimostrare di saper rispettare le giuste priorità della propria vita. E per quanto mi riguarda, anche se non candidato, Alessandro ha già vinto.

 

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