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sabato, Aprile 20, 2024

Albergatore si impossessa della tassa di soggiorno: sarà processato per peculato

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Soldi. Il giudice rinvia a giudizio per peculato. Non sono state versate le relative tasse al Comune di Forio per gli anni 2013, 2014 e 2015, per una somma complessiva di 13.137 euro. Un euro al giorno per ogni cliente che è stato ospite della struttura alberghiera. Come stabilito da una delibera del Consiglio comunale del 2012

 

 

Con la tassa di soggiorno non si scherza. Trattenere delle somme di denaro che gli albergatori hanno l’obbligo di versare ai Comuni equivale a finire sotto processo con la grave imputazione di peculato. Con la reintroduzione di questa tassa, il legislatore ha stabilito che gli albergatori, oltre ad incassare l’importo per il soggiorno nella propria struttura e i servizi offerti, hanno il preciso dovere di ritirare l’importo stabilito con delibera del Consiglio comunale. E ogni fine anno versare il corrispettivo. A quanto pare, sono diversi gli albergatori che “dimenticano” di trasferire le somme di denaro. Alcuni lo hanno fatto involontariamente e forse molti per dimenticanza, indaffarati come sono nel far quadrare i conti dell’azienda che si sono notevolmente compressi dopo la nota crisi che ha attanagliato il nostro Paese. Non ci sono giustificazioni di sorta. Dimenticanza o no, chi lo fa si ritrova costretto a subire un’azione dell’autorità giudiziaria per peculato.

Come è accaduto per una signora che è definita agente contabile di una nota struttura alberghiera di Forio, che ha “dimenticato” di inviare una somma di poco superiore a 13.000 euro per foraggiare le casse del Comune. Una somma complessiva che riguarda tre annualità che per il pubblico ministero che ha condotto le indagini è una dimostrazione di una “conclamata” volontà a non dare il becco di un centesimo al Comune foriano. Tant’è che il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Raffaele ha aperto un procedimento penale che si è concluso con una richiesta di rinvio a giudizio per Fafar Britten, dopo l’udienza camerale. Dove le parti si sono confrontate sulle risultanze investigative che avrebbero acclarato ipotesi diverse. Il pubblico ministero ha confermato che nella circostanza non sono stati rinvenuti dalla Guardia di Finanza i relativi versamenti fatti dall’imputata in favore dell’Ente comunale. Per essere in regola sul pagamento della tassa di soggiorno di quei clienti che hanno dimorato nei tre anni scoperti in questa struttura alberghiera. Dall’altra la difesa a sostenere l’esatto contrario, e cioè che nella circostanza tutto si focalizzerebbe su una non corretta comunicazione intercorsa tra la stessa imputata e il Comune di Forio. La quale chiedeva insistentemente su quale conto versare le rispettive somme. E di averlo fatto comunque nel pieno rispetto della legge. La stessa difesa ha inoltre sollevato una serie di dubbi in ordine all’esatta interpretazione della norma, in quanto il peculato è un reato che viene contestato a dei pubblici ufficiali, a coloro che distraggono, utilizzano per propri fini personali beni pubblici. Nel caso di specie, invece, ci troviamo di fronte a un soggetto privato che avrebbe trattenuto per sé delle somme di denaro senza ricoprire un ruolo specifico nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Disquisizioni più tecniche che sostanziali rispetto al fatto che per l’accusa è stato acclarato. Escludendo che siamo nell’ipotesi del reato di truffa. Ma in quello ben più grave del peculato.

Il giudice ha rimesso il fascicolo dinanzi al tribunale per affrontare questa nuova e inedita contestazione, anche se vi sono allo stato diversi altri procedimenti penali nei confronti di altri numerosi albergatori che hanno avuto la medesima dimenticanza e che rischiano di doversi sottoporre alla stessa valutazione.

Questa è l’accusa per la quale l’imputata è già comparsa dinanzi ai suoi giudici: «Perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, commesse in tempi diversi, nella sua qualità di titolare della omonima ditta individuale, esercente l’attività di gestione dell’hotel con sede a Forio, e, in quanto tale, “agente contabile” incaricato della riscossione dell’imposta di soggiorno stabilita dal Comune di Forio in misura pari ad euro 1 al giorno per persona in virtù della delibera del Consiglio comunale n. 73/2012, avendo per ragioni connesse al suo servizio la disponibilità dell’importo complessivo di euro 13.137, costituito dalla tassa di soggiorno incassata dai clienti negli anni 2013, 2014 e 2015 (nella specie, euro 5.202 relativi all’anno 2013; euro 5.244 relativi all’anno 2014; euro 2.601 relativi all’anno 2015), si appropriava del su indicato importo, omettendo di versarlo in favore del Comune di Forio».

Una storia di denaro che il Comune intende incassare, perché sono soldi propri, come impone la norma e che il Consiglio comunale nel 2012 ha stabilito con propria delibera quantificando l’importo esatto per ogni giorno di presenza nella struttura alberghiera prescelta e sul proprio territorio.

Alla prima udienza c’è stata solo la trattazione per la verifica degli avvisi alle parti interessate al processo, rinviando ad altra data per l’inizio dell’escussione dei testimoni.

 

 

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