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sabato, Aprile 20, 2024

Ad un passo dalla guerra nucleare? Attori e spettatori di Anna Fermo

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Guerra in Ucraina: Ieri ancora bombe su Kiev a dimostrazione che la natura di questa guerra è profondamente cambiata! Conte e De Luca ne sono certi ed invocano la piazza per la Pace

Siamo ad un passo dalla guerra nucleare”. Lo ha detto Vincenzo De Luca, in diretta Fb, solo qualche giorno fa, auspicando il “cessate il fuoco per un mese in Ucraina”. Parole esagerate? Ce lo auguriamo, anche se, queste stesse parole sembrano essere state quasi antesignane dei fatti di ieri, quando il sindaco di Kiev poco dopo le 7:15, ha denunciato: «Si è trattato di un barbarico attacco terroristico da parte dei russi alla nostra capitale». Vitali Klitschko, dopo gli attacchi missilistici che sono stati registrati per l’appunto, proprio ieri mattina, lunedì 10 ottobre, non poteva usare parole diverse. L’area più colpita è stata il centro città, le cui esplosioni hanno provocato danni strutturali oltre che la morte di diverse persone. Il bilancio dei feriti è salito a oltre 50 persone, la maggior parte delle quali sono state trasferite nelle strutture mediche della città.
«Sono previsti altri attacchi russi quindi non trascurate gli allarmi aerei e restate nei rifugi», ha continuato il sindaco di Kiev poi per tutto il giorno.
E’ così, che dopo oltre 5 ore dalle prime esplosioni, la città ha tentato e sta tentando ancora di normalizzarsi, seppur in una allerta antiaerea che ormai coinvolge tutta l’Ucraina, dopo la pioggia di missili russi che è caduta non solo sulla capitale, ma anche su Zaporizhzhia, Leopoli, Dnipro, Zhytomyr, Khmelnitsky e Ternopil. Kharkiv.

A che punto siamo con le trattative di pace mi verrebbe da chiedere, ma ho una sola consapevolezza: al punto in cui siamo credo che di trattative non ne siano state poi di granché avviate!
Ed è proprio come afferma De Luca: “Dal 24 febbraio c’è stata un’evoluzione sempre più drammatica della guerra in Ucraina. Abbiamo detto con chiarezza delle grandi responsabilità della Russia nell’aggressione, abbiamo sostenuto l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa. Negli ultimi giorni c’è stata una evoluzione e drammatizzazione inimmaginabile. La Russia ha proceduto all’annessione di 4 regioni dell’Ucraina ma soprattutto è iniziata a circolare in maniera preoccupante l’uso delle armi nucleari. Questi due elementi determinano una svolta profondamente diversa e ci obbligano a prendere iniziative di massa a sostegno della pace”.
Non fa una piega quindi la medesima riflessione espressa poi solo ieri da Emmanuel Macron: i bombardamenti russi a tappeto sul territorio ucraino, con il coinvolgimento anche dei civili, dimostrano “un cambiamento profondo della natura della guerra”.

Mentre è il segretario generale delle Nazioni Uniti, Antonio Guterres, che, nel condannare i bombardamenti russi di ieri sull’Ucraina, ha definitivamente confermato che ormai siamo dinanzi a ciò che temevamo, una “escalation inaccettabile della guerra”.
Quattro sono le regioni ucraine ormai al buio: lo hanno reso noto i servizi di emergenza ucraini appena dopo che i missili russi hanno colpito i sistemi di approvviggionamento energetico in diverse città. Al momento, risultano senza luce elettrica le regioni di Leopoli, Poltava, Sumy e Ternopil. Altre regioni hanno invece subito parziali interruzioni.
Dal canto suo, il nuovo zar, Vladimir Putin sempre nella giornata di ieri ha convocato e presieduto il Consiglio di sicurezza di Mosca, dopo l’esplosione sul ponte di Crimea, “un atto di terrorismo” dei “servizi ucraini” come l’ha definito. A New York invece, c’è stata la riunione d’emergenza dell’Assemblea generale dell’Onu sulle annessioni della Russia in Ucraina.

Mi chiedo, quanto si debba ancora tergiversare sulla pace? Ricordiamoci che l’ultimo attacco missilistico contro Kiev risaliva al 26 giugno scorso, quando ancora qui da noi si ponderava sul si all’invio di armi o no, quasi inconsapevoli del rischio che stiamo correndo tutti oggi, ancora lontani da discorsi di pace e da qualsivoglia scampolo di trattativa da mettere sul tavolo.
L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, mentre scriviamo, ha respinto le accuse della Bielorussia secondo cui l’Ucraina starebbe pianificando un attacco sul suo territorio. “Sono accuse infondate e del tutto inaccettabili”, ha detto Borrell in una telefonata con il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba. Quanto all’annuncio di Lukashenko di schierare un gruppo regionale di truppe bielorusse e russe, ha esortato le autorità bielorusse “ad astenersi da qualsiasi ulteriore coinvolgimento della Bielorussia in questa brutale impresa illegittima e in particolare a cessare immediatamente di consentire al territorio della Bielorussia di fungere da base di lancio per attacchi contro civili ucraini”. Sembra una storia che si ripete! Sempre più drammatica e palesemente fuori dai libri di scuola.

Borrell ha elogiato “la forza, il coraggio e la resistenza del popolo ucraino nel difendersi dall’aggressione della Russia e sta con loro in ferma solidarietà”. “L’Ue continuerà a fornire sostegno politico, militare ed economico all’Ucraina per tutto il tempo necessario e nella misura necessaria”, ha assicurato il capo della diplomazia europea. Ma davvero servirà?
Anche la Casa Bianca, che starebbe monitorando da vicino gli ultimi attacchi della Russia in Ucraina, non ha lesinato dal definirli “preoccupanti”, come ha esordito un alto funzionario dell’amministrazione alla Cnn sottolineando che: “I bombardamenti di Mosca sono un altro segnale di quanto possa essere “brutale” il presidente russo Vladimir Putin”.
Ma c’è anche chi sostiene che “gli orrendi attacchi della Russia contro Kiev e altre città in Ucraina mostrano la disperazione del Cremlino. Questi attacchi indiscriminati ai civili sono crimini di guerra. Siamo impegnati a sostenere l’Ucraina e a ritenere responsabile il regime russo: affronteremo questo problema con i partner del G7″. Lo ha scritto su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Sul selciato restano le vittime di una guerra che non trova tregua e mi sento di concordare con De Luca: “Al punto in cui siamo arrivati, l’Italia e i Governi, non possono essere più un’appendice passiva della Nato, una sorta di segreteria distaccata di Stoltenberg che in questi mesi ha dato prove di grande ottusità politica. Abbiamo il dovere di reintrodurre nel linguaggio della politica la parola pace, che è scomparsa, e abbiamo soprattutto il dovere, Governi e partiti, di dire al popolo italiano qual è l’obiettivo che stiamo perseguendo”.
“Non è in discussione la nostra appartenenza chiara al campo occidentale e non è in discussione la solidarietà euro-atlantica, ma è in discussione l’ottusità e la chiusura del pensiero. Questo dev’essere messo in discussione, dobbiamo riaprire il varco per le ragioni della pace. Dobbiamo anche dire a quelli che ricevono le nostre armi per difendersi che nessuno poi può dire ‘decido io quello che si fa’. Mi riferisco ovviamente al governo ucraino. Il presidente ucraino merita la nostra ammirazione per la resistenza che hanno messo in campo, tuttavia non può dire ‘non si dialoga con nessuno’. Chi non vuole dialogare con nessuno dovrà assumersi la responsabilità di risolvere i suoi problemi nazionali da solo. Chi sta resistendo con le armi, con i soldi, con il prezzo economico ed energetico pagato dai Paesi occidentali, non può dire ‘decido io’, decidiamo insieme se e quando promuovere un’iniziativa di dialogo e di pace”.
“Dobbiamo dire che siamo in guerra se l’obiettivo è la vittoria militare dell’Ucraina, non possiamo vivere in una economia di guerra senza dirlo in maniera esplicita”. Come dargli torto con tutto quello che stiamo registrando nella nostra bella Italia?

Il cessate il fuoco non va solo invocato, ma perseguito con tutti gli strumenti diplomatici che non ci mancano affatto. “Se si fa un ulteriore passo verso le armi atomiche non ci saranno più colpevoli e innocenti, ma solo morti e olocausto”: lo dice De Luca, ed in coscienza lo sappiamo anche noi.
“L’annessione delle regioni ucraine da parte della Russia, e la minaccia sempre più ravvicinata di uso di ordigni atomici, hanno determinato una svolta grave e drammatizzato in modo inaudito la vicenda della guerra”. Per questo, ha insistito De Luca, “è indispensabile promuovere una mobilitazione straordinaria per diffondere la consapevolezza dei pericoli enormi che sono davanti a noi e al mondo del lavoro. E’ indispensabile creare un clima di forte pressione sui Governi, sugli Stati, sulle diplomazie, in direzione della pace”.
Ecco, una mobilitazione di piazza per chiedere la pace che guarda caso poi, mette d’accordo, come dire, mette pace , tra De Luca e Conte dopo che non se le sono di certo mandate a dire ancora fino a pochi giorni fa. “Mi piacerebbe che i cittadini che vivono con preoccupazione la folle escalation militare in corso potessero ritrovarsi a manifestare per la pace. Se questa mobilitazione si concretizzerà, il Movimento 5 Stelle ci sarà, anche senza bandiere”, scrive su Twitter Conte.
Anche se non credo affatto che si possa riproporre il Piece&Love degli anni 60, almeno un tentativo di invocare la pace da parte dei cittadini, lì dove le istituzioni restano il silenzio sul tema, non è un’idea così strampalata. Di certo fa sorridere al primo impatto, quasi a dire, “Non si sa mai che dove non arriva la diplomazia arrivino le bandiere colorate”, ma in effetti, come siamo messo oggi, una manifestazione in più ed una in meno, che male può fare?
Io ce lo vedo il nostro governatore, “dalla molotov alla bandiera” a guida del corteo pacifista, mano nella mano con Conte!

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