lunedì, Novembre 10, 2025

A Palazzo d’Avalos rivivono i fantasmi di Innico d’Avalos e Ferdinando II di Borbone

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Sotto le volte solenni di Palazzo d’Avalos, tra le mura impregnate di secoli di storia, si aggirano due figure evanescenti: il cardinal Innico d’Avalos e Ferdinando II di Borbone, “fantasmi” illustri chiamati a raccontare i fasti e le rovine di uno dei luoghi simbolo dell’isola. È la magia della visita teatralizzata scritta e diretta da Giuseppe Iacono, realizzata nell’ambito del progetto Ecosistema Palazzo d’Avalos, promosso dalla Cooperativa Sociale Immaginaria con il sostegno della Fondazione CDP, e che torna in scena per quattro nuove date: 26 ottobre, 1, 2 e 8 novembre, con due turni previsti alle ore 11 e alle 12, senza costi aggiuntivi rispetto alla visita guidata ordinaria.

Un format inedito che fonde il rigore della narrazione storica con la suggestione del racconto teatrale, per offrire al visitatore un’esperienza immersiva e multisensoriale nel cuore di Terra Murata, l’antico nucleo urbano dell’isola. Qui, dove oggi si erge il palazzo, si è stratificata la storia di Procida, dal Rinascimento al Novecento, passando per le trasformazioni radicali imposte dalla monarchia borbonica.

A guidare il pubblico, due personaggi chiave della storia dell’edificio: Innico d’Avalos, interpretato dall’attore procidano Giuseppe Imputato, e Ferdinando II di Borbone, sovrano borbonico impersonato da Vincenzo Esposito. Due visioni del potere, due epoche distanti ma profondamente intrecciate nella storia del palazzo e dell’isola stessa.

Cardinale e uomo di potere, Innico d’Avalos fu l’anima culturale e politica della Procida cinquecentesca. Nella seconda metà del XVI secolo, trasformò l’isola in un centro nevralgico della Controriforma nel Mezzogiorno, promuovendo la costruzione del palazzo che porta il suo nome, la riqualificazione dell’abbazia di San Michele Arcangelo e la riorganizzazione del borgo di Terra Murata. Esteta raffinato, amante dell’arte e dell’oro, fu il promotore di un Rinascimento procidano destinato a lasciare un’impronta duratura.

Di contro, il fantasma di Ferdinando II di Borbone restituisce al pubblico il volto contraddittorio di un sovrano che, pur portando la modernità nel Regno delle Due Sicilie – celebre la sua inaugurazione della Napoli-Portici, prima ferrovia italiana – fu anche protagonista di una politica repressiva e centralizzatrice. Sotto il suo regno, Palazzo d’Avalos venne convertito in carcere, simbolo di un destino carcerario che avrebbe segnato l’isola per oltre un secolo, rallentandone lo sviluppo e trasformandone l’identità.

“Abbiamo immaginato un modo nuovo di raccontare la storia – spiega il regista Giuseppe Iacono, già autore di messe in scena in spazi non convenzionali –. Il teatro si fa strumento di conoscenza, capace di suggestionare e coinvolgere il visitatore, rivelando aspetti spesso trascurati o poco noti della storia del palazzo”.

L’opera, scritta appositamente per questo ciclo di eventi, si snoda lungo il percorso della visita guidata, tra stanze, cortili e affacci panoramici. Le apparizioni dei due personaggi non sono semplici intermezzi, ma diventano parte integrante della narrazione, in un continuo dialogo tra passato e presente, tra fatti storici e memorie personali. Le interpretazioni degli attori aggiungono spessore emotivo e profondità ai contenuti, trasformando la visita in un vero e proprio viaggio teatrale attraverso i secoli.

Particolarmente curati gli elementi scenografici: i costumi, firmati da Patrizia Barone, evocano con rigore filologico le rispettive epoche storiche, mentre il make-up, curato da Ilenia Lubrano, contribuisce a restituire una dimensione spettrale ma credibile ai due protagonisti.
La visita teatralizzata rappresenta solo una delle molteplici azioni previste dal progetto Ecosistema Palazzo d’Avalos, vincitore del bando nazionale Ecosistemi Culturali. Un’iniziativa articolata, che ha come obiettivo la valorizzazione e la riattivazione culturale del complesso monumentale.

Tra le attività già realizzate, la formazione delle guide turistiche dell’Associazione Palazzo d’Avalos, a cura di BAM! Strategie Culturali, l’allestimento museale del piano terra del palazzo, affidato ad Alberta Romano con la collaborazione di Aurora Riviezzo e dello studio di architettura AIDNA, e la realizzazione del cortometraggio “Terra Murata” diretto da Domenico Palma, che restituisce in chiave cinematografica le suggestioni del luogo.
“Questa rassegna teatrale – sottolinea Marco Lauro, che insieme a Valentina Schiano Lomoriello cura la direzione artistica del progetto – completa un percorso di valorizzazione partito mesi fa e costruito in maniera corale, con il coinvolgimento attivo della comunità locale, di giovani artisti e professionisti del territorio.”

Palazzo d’Avalos, oggi simbolo di rigenerazione culturale, è stato per secoli crocevia di potere, arte, fede e repressione. Le sue pietre raccontano storie di cardinali e re, di detenuti e rivoluzionari. Restituire voce a queste memorie, farle parlare attraverso il linguaggio del teatro, significa non solo preservare il patrimonio, ma renderlo vivo, accessibile e condiviso.

Grazie alla forza evocativa del racconto scenico, il visitatore non è più solo spettatore, ma parte attiva di un viaggio che interroga il passato per comprendere il presente. E in un’epoca in cui la fruizione culturale si reinventa, esperienze come queste dimostrano quanto potente possa essere l’incontro tra teatro, storia e territorio.

In attesa delle prossime repliche, Procida si conferma ancora una volta laboratorio di sperimentazione culturale e luogo in cui arte e memoria si fondono per riscrivere l’identità di un’isola che ha fatto della cultura la sua rinascita.

  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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