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giovedì, Marzo 28, 2024

A Ischia si mangiava la mozzarella dei Casalesi

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Il traffico di prodotti caseari gestito da un prestanome per conto del figlio di “Sandokan”. L’isola verde al centro del giro di latticini e derivati del malaffare

Arresti, fermi e indagine svelano uno strano giro, anche di prodotti alimentari, che vede, tra l’altro, al centro di questo circolo, l’isola d’Ischia. I Casalesi, stando ad una recente inchiesta di camorra, imponevano l’acquisto della mozzarella del clan ai ristoratori, tra cui molti isolani. Per molti potrebbe sembrare una sorpresa, a quanto pare non lo è. Secondo quanto emerge dal un interrogatorio del pentito Attilio Pellegrino rilasciato a maggio del 2014 e agli atti nell’ultima inchiesta sui Casalesi del giugno 2021, l’organizzazione criminale casertana aveva «invaso» Ischia e la dirimpettaia Capri con i propri prodotti caseari acquistati sottocosto e rivenduti a un prezzo maggiorato.

L’arresto di Walter Schiavone, il 7 febbraio 2017, ha portato a galla una serie di intrecci ed intrighi malavitosi che hanno avuto e hanno come sfondo le perle del golfo di Napoli e tra queste, soprattutto, la nostra isola verde.

Il tutto era organizzato da Walterino Schiavone, figlio di Francesco “Sandokan”, tramite un prestanome, Antonio Bianco detto “Mammut” che operava per conto del clan e che acquistava la mozzarella di bufala e il fiordilatte in una cooperativa locale. La mozzarella poi veniva inviata nelle isole ma anche in altre parti d’Italia. Stando ai verbali di interrogatorio Walterino Schiavone ha acquisito il monopolio in questo settore attraverso il nome del padre e Antonio “Mammut” sarebbe stato anche dedito al traffico di stupefacenti.

A spiegarlo agli inquirenti è Pellegrino che evidenzia ancora di aver visto più volte Walter Schiavone andare a casa di Antonio. Un racconto poi precisato meglio in un secondo interrogatorio nel mese successivo: “Nel 2010, dopo essere uscito dal carcere, mi sono accorto che Antonio si era ingrandito, nel senso che aveva dei furgoni e l’attrezzatura per la distribuzione di mozzarelle”. Bianco chiede delucidazioni e gli verrebbe confermato “che stava lavorando per conto di Walter Schiavone, figlio di Francesco, e che si occupava della distribuzione e dell’imposizione della mozzarella a nome del figlio di Sandokan”. Ovviamente il prodotto dai caseifici veniva acquistato ad un prezzo molto più basso agevolato dal fatto di essere il figlio del superboss.

Schiavone e gli altri indagati nell’inchiesta, agendo tramite le società “Bianco Latte” s.r.l. e “I Freschissimi” s.r.l.s., facenti capo, per l’appunto a Schiavone e gestite da fiduciari o prestanome, obbligavano vari titolari di caseifici della penisola sorrentina a rifornire in via esclusiva di prodotti le società dello Schiavone per la successiva distribuzione. Impedivano, dunque, alle aziende di avere rapporti con altri distributori e garantendosi una posizione di illecito predominio nella distribuzione dei prodotti caseari nel comprensorio aversano.

E in questo giro di prevaricazione e malaffare il nostro territorio ha finito per fare la pratica e del protagonista. Ischia, ma questo lo sapevamo già, non è un isola felice, anzi è preda e realtà appetibile per molti loschi giri, non solo per le mozzarelle e gli alimenti. Un’isola buona, con il suo lento e inesorabile declino anche comunitario e morale, per facili affari e investimenti, con acquisti a prezzi stracciati e pagamenti in danaro di dubbia provenienza.

Certo, se la smettessimo di fare sempre i furbi e di fare gli affari con chi arriva dalla terraferma,magari per risparmiare qualche centesimo di euro sul chilogrammo di mozzarella, per restare in argomento, forse potremmo trovarci coinvolti, ma a nostra insaputa. Il nostro “amare il forastiero”, però, spesso, è la nostra più atroce condanna!

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