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giovedì, Aprile 18, 2024

A ISCHIA SI FA TUTTO SUI MARCIAPIEDI. Carmine Bernardo “Nessuno crede più nel comune”

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Questa, purtroppo, è l'amara realtà: non c’è nessun partito nel paese pro o contro una determinata classe politica

Gaetano Di Meglio | Siamo con Carmine Bernardo e, diciamocelo, ci mancano i consigli comunali con lui, perché quelli di adesso sono diventati qualcosa di indecente, perché… Ormai è tutto piatto. Ma di questo effetto piatto vogliamo fare con Carmine sia una riflessine su quello che è il momento della politica in generale in Italia, ma anche su quello che era la politica ischitana.

In altri anni, in altre epoche, a quattro mesi dalle elezioni, ipoteticamente. Ischia avrebbe vissuto un’epoca diversa. Invece mi sembra che non ci sia proprio niente. Andiamo a votare la prossima volta, fra qualche mese, così…
“Questa purtroppo, è l’amara realtà. Il fatto che si deve rinnovare il consiglio comunale e non c’è nessun partito nel paese pro o contro una determinata classe politica che in questo momento sta amministrando è la prova che il comune e la sua amministrazione non interessano a nessuno, se non a pochi.
Molto probabilmente perché il comune non influisce particolarmente sui problemi delle persone che trovano una soluzione altrove. Oggi è un ente burocratico che costa tantissimo. È un ente che ci costa 22, 23 milioni di euro all’anno se vogliamo parlare di spese correnti e che dovrebbe restituire al paese in termini di ricchezza almeno quello che preleva per mantenersi, invece questo non avviene.
La gente non percepisce quale sia l’utilità di questo comune al di là di aspetti burocratici, come il chiedere un certificato o avere il permesso di costruire e qualche altra sciocchezza. Ma come il comune possa intervenire per determinare e per influire sullo sviluppo del paese nessuno ci crede più. Nessuno gli dà questa funzione. Sarebbe il caso di fare una grossa cura dimagrante, almeno rimarrebbero nelle casse molti più soldi di quelli che preleva il comune.
Prima che iniziamo questa intervista, ti chiedevo se i consiglieri comunali sono conosciuti dalla gente e se la gente sa chi sono i consiglieri, gli assessori e molto probabilmente non tutti sanno chi è il sindaco. Questa è la riprova che tanta gente non ne vede l’utilità del comune. Mi dirai non è un discorso isolano, ma nazionale. Ed è vero. Le ultime elezioni a Milano hanno dimostrato la difficoltà di trovare un candidato sindaco per la città, per tutta l’Italia, la più importante, centro economico delle nostre cose. E quindi dimostra che la classe dirigente di questo paese, di quella città, non ritiene che sia importante impegnarsi. Questo è un fatto estremamente negativo, è un segno del cambiamento dei tempi. Quando ero giovane, ma non solo io come i miei coetanei, eravamo attratti dal mondo della politica e lo vivevamo con una grande passione, che delle volte andava anche oltre la passione. Però tutti davamo importanza, tutti sapevamo come il comune e gli altri enti potevano intervenire sul nostro futuro. Oggi la gente pensa del comune è un ente che sta la come un fatto burocratico ma con le proprie necessità, con le proprie aspirazioni non c’entra nulla.”

Noi stiamo vivendo una fase nel Comune di Ischia, che è quello più attivo sull’isola rispetto a certi argomenti e stiamo vivendo in una fase di calma piatta assoluta. Come si arriva a questa totale assenza del dibattito. Tu, giustamente, dirai a un certo punto alcuni consiglieri sono andati in maggioranza… solo quello è stato l’effetto o pensi ci sia altro?
“No. Penso già il passaggio dimostra che non c’è passione, non c’è una reale contrapposizione. Nel momento in cui uno si presenta come candidato alternativo è perché è portatore di un modo di intendere e di fare la politica alternativo. Nel momento in cui passa con la maggioranza ti rendi conto che alla fine questa diversità non c’era. E forse anche vi è un’interpretazione della politica non come un modo di operare, di costruire il futuro, di intervenire sul paese, e di questo ne sta pagando anche il paese. Quindi è facile che poi uno passa in maggioranza, perché se non c’è modo diverso… per esempio in questo momento in cui ci si avvicina alle elezioni, se uno deve rappresentare un’alternativa deve fare capire al paese cosa avrebbe fatto di diverso rispetto all’attuale, a quello con il quale si contrappone. Oggi non c’è, perché nessuno crede più che il comune possa intervenire. Io diciamo portando i miei vecchi ricordi. Onestamente lo vedo come un fatto negativo perché l’economia non può essere abbandonata come un fatto a sé stesso. L’organizzazione economica sociale non può essere abbandonata a sé stessa. C’è bisogno di una guida.”

Questo è un aspetto che con il covid è ancora più importante. Come imprenditore e professionista che nella professione ha a che fare con quelli che sono gli aspetti delle aziende, delle ditte, dei bilanci qual è lo stato di salute della nostra Ischia?
“Un tempo il comune determinava lo sviluppo di un paese. Ricordiamo quello che è successo negli anni 80 e negli anni 90, ma anche precedentemente dove si sono individuati dei filoni di sviluppo che poi l’economia ha seguito. Oggi l’economia è stanca. Oggi l’unica diversità è che ci siamo trasformati in economia da marciapiede. Mi spiego: oggi tutte le attività si fanno sui marciapiedi: i bar sui marciapiedi, i ristoranti sui marciapiedi, si vende sui marciapiedi. È vero che noi siamo una località turistica e ciò può piacere alla gente.”

Noi i marciapiedi li abbiamo valorizzati d’inverno.
“Diciamo che l’utenza chiede questo ed è giusto che le aziende seguano questa moda. Però c’è da dire che le nostre aziende hanno una grossa spada di Damocle sulla testa che è rappresentata dall’enorme credito delle tasse comunali. Quando facevo il consigliere comunale erano circa 26 milioni di euro, ma leggo che sono aumentati esponenzialmente. Ma il tessuto produttivo del comune ha la possibilità di pagare 26 milioni di euro? Da quello che vedo, dalla mia esperienza e dalla situazione che c’è in giro credo assolutamente di no. Questo significa che se il comune richiede questi soldi fallirà buona parte del tessuto economico della nostra isola. Il Comune andrà avanti come sta andando avanti, ma prima o poi avrà bisogno di questi soldi e dovrà scegliere o far fallire il comune o il fallimento del tessuto produttivo. Io preferisco il dissesto del comune perché sul tessuto produttivo ci sono le famiglie, c’è una forma di ricchezza che viene prodotta. Però questa situazione andrebbe in qualche modo affrontata, perché effettivamente, le aziende non riescono a pagare quelle centinaia di migliaia di euro che il Comune prevede per la tassa della spazzatura, l’Imu e altre cose che chiede. C’è bisogno di un’azione di dimagrimento del comune. Il comune dovrebbe ridurre fortemente le sue spese che spesso sono spese assolutamente improduttive per il paese. Possono esserlo per qualche clientela politica che c’è sempre stata, ma non può essere solo quello; può essere produttivo per pagare gli stipendi favolosi, e ci sono sempre stati, ma non deve essere pure questo. Oggi il paese non se lo può più permettere.”

Per essere coerente con te stesso a un certo punto sei andato contro il tuo partito, sei sempre stato contro una forma di potere che era quella la rappresentata da Giosi Ferrandino, poi degradata a quella attuale. Hai qualche sentore da quest’altra parte? Vi state organizzando? C’è una speranza, cioè qualcosa?
“Come dicevo, purtroppo non c’è passione, io non vedo nel paese una passione politica che possa portare le buone energie. Ci sono tanti giovani bravissimi, molti dei quali stanno andando fuori dall’isola e quelli rimangono sono totalmente disinteressati. Ma sono disinteressati perché non credono che la politica o impegnarsi nella politica, possa in qualche modo consentirgli di raggiungere degli obiettivi di interesse generale. Credo che vi sia una crisi di sistema.”

E come possiamo fare questo reset?
“Non lo so perché, ti ripeto, in questo momento è molto difficile. Quando tu non hai partecipazione bisognerebbe rivitalizzare, ma questo accade se il comune non si limita a fare meno dell’ordinario. Se il comune effettivamente interviene su quello che possono essere i momenti di sviluppo del paese. Se il comune si limita, la gente deve pensare di andarci per fare cosa? Per far ratificare un qualcosa e mantenere il carro per la scesa, come si suole dire, senza fare nessun tipo di azione? Ma io mi impegno nella mia professione, nella mia attività e sicuramente ho maggiori soddisfazioni.”

Quindi pensi che potremmo dire che Enzo Ferrandino, tra virgolette, abbia ammazzato anche il dibattito? Citiamo lui solo perché è il sindaco.
“Enzo è il risultato di tutte queste cose. Certo non fa niente per cercare di risolvere questa questione soprattutto per avviare anche il rinnovamento. In questo momento la situazione è molto demoralizzante.”

Riflettevo che in qualche modo siamo arrivati ad un punto di svolta. Dopo la vostra generazione e torniamo un po’ a quello che era il discorso iniziale della nostra conversazione, è morto l’interesse per la politica. Nel frattempo, abbiamo perso anche quello che in qualche modo era il traino, buono o cattivo che sia, di Domenico De Siano e Gosi Ferrandino. Entrambi, infatti, chi per un motivo chi per un altro, hanno tolto i loro collegamenti con l’isola e ci siamo trovati, per esempio, con due amministrazioni che si devono rinnovare, Barano e Ischia senza opposizione…
“Mentre nel passato, quando qualche politico ha occupato un posto di rilievo, la forza gliel’ha data il territorio e ovviamente Lui ha fatto riferimento, costantemente, alle esigenze del territorio che rappresentava, anche perché la rielezione dipendeva dai voti del territorio. I due, De Siano e Ferrandino, i motivi della loro rielezione non risiedono sul territorio, risiedono in altre logiche e quindi loro non hanno interesse a coltivarsi il loro territorio. Si vede che Giosi Ferrandino prende tantissimi voti fuori, dove forse non sanno neppure chi è, e a Ischia dove dovrebbe prendere voti, ne prende pochi ed è in costante discesa. Questo perché ci sono altre logiche che portano alla sua elezione e lui cura quelle logiche che non sono quelle del territorio.”

Però, poi, il territorio resta così…
“Ed è questa la nostra crisi. Tieni presente quello che dicevo prima. Parlando con i miei amici cui chiedo i figli cosa stiano facendo, mi rendo conto che stanno quasi tutti fuori. Possibile che a Ischia non si crea una occasione di lavoro per queste belle energie? Il nostro tessuto economico è sostanzialmente quello degli anni 60, cioè noi abbiamo gli alberghi e negli anni 60 avevamo gli alberghi. Non si è stati in grado di prendere una linea di sviluppo. Eppure, oggi, diciamo, la nostra insularità viene superata da tutti quelli che sono gli strumenti tecnologici. Oggi si possono vendere i nostri prodotti negli Stati Uniti, questa è una attività che va benissimo altrove ma qui non la riusciamo a sviluppare e così i nostri giovani se ne sono andati fuori dove trovano altre opportunità. Sono energie che perdiamo per il nostro paese.”

Come imprenditore hai una fabbrica che crea prodotti termali e di supporto a quello che è il benessere termale sfruttando quelle che sono le prerogative dell’isola d’Ischia, con un eCommerce anche abbastanza sviluppato. Il Covid come ha influito? Quali sono i veri danni che ha fatto questa pandemia?
“Sui danni locali credo che sia sotto gli occhi di tutti la mancanza del turismo straniero. Anche l’anno scorso, abbiamo avuto un boom di clienti italiani, gli stranieri sono mancati e si è visto in termini di incasso. In passato avevamo intrapreso la strada dell’eCommerce e nel periodo in cui tutto era chiuso abbiamo avuto un boom di richieste che adesso sta mancando perché per fortuna si stanno riprendendo i negozi tradizionali. Ci sono stati momenti in cui non riuscivamo a stare dietro a richieste di alcuni prodotti non preventivati. Il problema è che a Ischia il turismo è trainante ma dovrebbero nascere nuove attività che la nuova tecnologia sta avviando. Ad esempio, per farmi curare le attività legate all’eCommerce io mi sono dovuto rivolgere ad agenzie fuori di Ischia, specializzate che mi avviano le campagne di comunicazione. A Ischia non ne trovo. Potrebbe essere una occasione importante di lavoro.”

Un augurio per il 2022, anche se ormai il primo mese è andato…
“Che passi il covid perché fin quando avremo il covid siamo nei guai tutti quanti. Passando il covid almeno la quotidianità, credo, che nessuno ce la tolga. Se continua a rimanere questo stato di incertezza con momenti di entusiasmo e momenti di abbattimento diventa tutto difficile.”

Ultima domanda, il Tribunale di Ischia vive momenti particolari, tu come professionista immagino che avrai provato i disservizi…
“Stamattina dicevo a un tutore delle forze dell’ordine che mi ha posto la stessa domanda che lo Stato eroga dei servizi, come il servizio sanitario, la sicurezza, i trasporti e anche la giustizia è un servizio. Ora sono anni che ad Ischia la giustizia negata. Tutto questo, nell’assenza di una classe politica. Questo nostro diritto negato passa sottogamba. I miei amici avvocati che sono impegnati nella associazione forense, si scontrano con una burocrazia che è superiore, con alcuni burocrati che vanno anche oltre quelle che sono le direttive politiche. In questo momento il tribunale di Ischia non ha giudici togati, oggi le udienze sono state tenute tutte da giudici onorari che sono avvocati incaricati, ma ovviamente un giudice togato è un giudice togato, gli avvocati per quanto bravi e che svolgono il compito vanno bene ma possono essere presenti assieme ai togati. Oggi non c’è un dirigente e non dico il personale. È una ingiustizia sulla quale stanno combattendo solo gli avvocati e quelli impegnati nell’associazione forense ricevendo solo un aiuto formale e non sostanziale da altri. Questa è l’isola alla quale stiamo sottraendo tanti servizi, tutto quello che avevamo conquistato negli anni 80, 90 dove i politici erano legati al territorio, mano mano ci stanno tagliando tutto.

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