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giovedì, Marzo 28, 2024

24 ore per decidere. La Rita: La Protezione Civile metterà in sicurezza le “Terme”

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Ida Trofa | Emergenza “Cava La Rita”. Finalmente ieri si è giunto a un primo punto fermo. Ovvero: sarà la Protezione Civile Regionale a liberare il canale ostruito in qualità di ente attuatore. Ente attuatore dell’ennesima somma urgenza di Stato. Ancora da definirsi le modalità e la tempistica. Solo dopo ulteriori accessi alla zona di rischio potrà, infatti, stabilirsi in maniera chiara il quadro degli interventi. Tra le ipotesi, oltre alla rimozione dei prodotti crollati, la completa demolizione dei 3 stabilimenti rimasti in piedi (realizzati proprio sul canale di deflusso delle acque) o una opportuna puntellatura dell’intero impianto di oltre 2mila metri quadri. Gli stessi costituirebbero una grave minaccia alla pubblica e privata incolumità di ben due territori, Casamicciola (dove insistono e dove si dirama l’alveo) e Lacco Ameno (che ne è il ricettore).

Il summit: prima l’emergenza e poi il futuro delle Terme private
L’accesso ai luoghi ad opera della protezione civile e del genio civile potrà avvenire, però, sono con l’assenso dei proprietari degli stabili interessati dai crolli e dai diversi cedimenti. Gli stessi proprietari che poi dovranno dare l’assenso ai lavori di messa in sicurezza che andrà ora prevedersi.
A stabilirlo una nota congiunta dei vari decisori istituzionali sottoscritta all’esito dell’ultimo summit istituzionale tenutosi nelle stanze del sindaco di Casamicciola Terme Giovan Battista Castagna in quel della nuova sede di Via Tommaso Morgera. Giovedì 25 febbraio Italo Giulivo e Carlo Schilardi avevano già avuto un incontro di massima nel merito del’ iter vento e della gestione macerie. Schilardi si era detto disponibile anche in termini di risorse. Infatti le macerie saranno rimosse anche con fondi della ricostruzione. Almeno cosi dicono.

Il punto nodale resta l’emergenza crolli ed alveo intasato. Un “ordigno tombato” che al momento resta ben innescato. Anzi alimenta il suo potenziale esplosivo con il passare del tempo.
Dopo il passaggio della rimozione del rischio resta la questione tutela degli interessi privati e ricostruzioni e/o delocalizzazione delle antiche Terme di La Rita. Un tempo vanto e risorsa del paese. Ora fonte di guai e macerie oltre lo stallo burocratico e l’inerzia istituzionale.
Infatti al summit hanno partecipato sempre gli stessi soggetti, mentre dal sub-funzionario regionale facente funzione per i piani di ricostruzione, tale Romeo Gentile, passando per la Città metropolitana e quanti altri erano tutti assenti. Non era di loro competenza hanno rilevato in una serafica PEC.

Quasi tutti invitati a sedere al tavolo delle chiacchiere, dalla Protezione civile, al Genio Civile per poi proseguire con la Regione Campania e i suoi vari settori tutela delle acque e del suolo, passando per l’Autorità di Bacino e lo staff del commissariato per la ricostruzione hanno chiarito che per ora si rimuove il pericolo. Per ricostruire e tutelare i diritti terzi dei proprietari poi si vedrà. Solo la soprintendenza di Napoli ha accettato le considerazioni avanzate dal comune di Casamicciola Terme e da alcuni proprietari nel merito del vincolo storico a cui devono essere assoggettai i complessi termali risalenti alla fine dell’800 e poi ricostruiti dopo l’alluvione del ‘910.
In sintesi, in termini di norme vecchie e nuove, sugli alvei ed i beni demaniali, cosi come in termini di sicurezza, quegli immobili non dovrebbero essere mai stati realizzati. Ma per l’alto valore delel storiche terme di Casamicciola si dovrà trovare un modo per tutelare e quindi ricostruirle o delocalizzarle. Ma delocalizzare una sorgente termale non si può, o almeno non si potrebbe. E dunque su questa ultima questione si è dibattuto e si dibatterà a lungo.

Liberatoria di massima da parte del privato ed in 24 ore l’intervento della protezione civile
Al momento si attende la liberatoria di massima dei proprietari dei vari complessi (4 in tutto. 1 carolato e 3 in piedi), dopo di che la protezione civile con il genio civile attraverso il delegato Ennio Ciervo si sono impegnati ad intervenire in 24 ore. Infatti in base al progetto della Protezione civile in ordine alla messa in sicurezza nel caso si debba abbattere tutte le strutture, servirà poi l’assenso dei proprietari. Gli stessi che potrebbero opporsi lla demolizione qualora non avessero garanzie di tutela e dunque di indennizzi e di ipotesi di indennizzi post sisma o di delocalizzazione. Resta ovviamente inesitata la richiesta di stato di calamità avanzata al Governo dai sindaci.
Il sub-funzionario regionale al piano di Ricostruzione Romeo Gentile: Siamo incompetenti!
Nel merito del crollo, il Sub funzionario regionale al piano di ricostruzione Romeo Gentile “rappresenta la propria specifica non competenza riguardo allo stato emergenziale evidenziatosi, pur ritenendo indispensabile valutare in seno alla elaborazione del Piano di Ricostruzione in corso ogni utile attenzione alle attività geotermali presenti ed alla rilevanza storico-documentale che tali edifici rivestono per l’intero territorio ischitano. Particolare attenzione verrà quindi posta dal Piano di Ricostruzione al riguardo”.

La direzione generale Lavori Pubblici e la Pritezione civile regionale: L’ente attuatore siamo noi, ma serve la liberatoria
La Direzione Generale per i LL.PP. e la Protezione Civile della Regione Campania si dichiara “disponibile ad effettuare, con fondi propri e/o del Commissariato, l’intervento provvisionale atto a ripristinare l’officiosità idraulica del canale dai materiali derivanti dal crollo del fabbricato sovrastante il canale La Rita purché a cura del comune venga acquisita la liberatoria, dei proprietari della struttura crollata a rimuovere le macerie e le parti ancora in pericolo di crollo precipitate nel canale, senza nulla a pretendere; venga acquisita la liberatoria, nelle forme di legge, del proprietario della struttura a monte di quella crollata ed in fatiscente stato di conservazione sulla necessità di abbattere ovvero di puntellatura delle parti di edificio instabili e che si rendano necessarie per accedere all’area del crollo in sicurezza per i lavoratori impegnati nei lavori di rimozione delle macerie dal canale senza nulla a pretendere; venga acquisita la liberatoria, dei proprietari dei manufatti pertinenziali alle attività termali presenti nel letto dell’alveo per la loro rimozione in quanto ostacolano il normale deflusso delle acque senza nulla a pretendere; venga acquisita dichiarazione scritta del Comune con indicazione di un luogo quanto più prossimo all’area del crollo ove depositare le macerie e i materiali da rimuovere nel letto del canale per operare in sicurezza. La gestione delle macerie non potrà in alcun modo essere imputata a quest’ufficio che, si ribadisce, si limita, per quanto possibile, ad attenuare il rischio idraulico conseguenza dell’invasione dell’alveo con le macerie del crollo”.

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