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giovedì, Aprile 18, 2024

2016, l’anno del vino di Ischia

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4ward di Davide Conte

davide-188x80Il 2016 è l’anno del vino per la nostra isola. In pochi sanno che nel 1966, quindi ben cinquant’anni fa, l’Italia celebrava la nascita dei primi vini a denominazione d’origine controllata: i famigerati D.O.C.. E ancora meno persone sanno che dopo la rinomataVernaccia di San Gimignano, l’Ischia Bianco e l’Ischia Rosso sono stati i primi vini d.o.c. d’Italia. A me lo confidò molti anni fa il mio amico Andrea D’Ambra durante una battuta di caccia in Bulgaria, dopo avermi salvato da un assaggio di grappa propostomi da una specie di guardiacaccia aspirante enologo del posto, che avrebbe potuto rivelarsi letale. Sì, perché se la distillazione di questo gustoso e raffinato superalcoolico non avviene correttamente e secondo precisi criteri, il passo verso il metanolo è decisamente breve.

Anche Marco Starace, che proprio con Andrea rappresenta un punto di riferimento non indifferente dell’enologia dalle nostre parti, quale responsabile dell’Associazione Italiana Sommelier, mi raccontava che a suo tempo il disciplinare che ci riguarda comprendeva l’Ischia Bianco, l’Ischia Rosso e l’Ischia Bianco Superiore, mentre quello della Vernaccia prevedeva solo il famoso bianco. Per questo, se nel caso del nostro bianco conquistammo vita natural durante il secondo gradino del podio, per il rosso nessuno potrà mai negarci la piazza d’onore solitaria.

Si tratta di un risultato fortemente rispettoso della nostra storia, se consideriamo che i nostri amici Eubei, nell’ottavo secolo avanti Cristo, elessero Ischia a prima colonia greca d’occidente, ben pensando di tramandarci, tra tanti utili insegnamenti, la coltivazione della vite.

Quella che molti definiscono “viticoltura eroica”, che tuttora vede coltivare terreni a dir poco impervi lungo i quali trasportare a spalla, in alcuni casi con carriole cingolate e finanche via mare il risultato della vendemmia verso le cantine, è senz’altro una delle più affascinanti manifestazioni di operosità e tipicità dell’isola d’Ischia; e come tutte le eccellenze dalle nostre parti viene fin troppo sottaciuta da noi indigeni a mo’ di assoluta normalità ed esaltata, invece, dal mercato nazionale, talvolta mondiale.

I “tre bicchieri” ottenuti due anni e mezzo fa dal Biancolella Frassitelli di Andrea in seno alla rinomata guida “Gambero Rosso” avrebbero meritato senz’altro maggiore evidenza; al pari delle menzioni ottenute al Vinitaly 2015 dal Nero 70 Igp Campania Rosso 2012 vendemmia tardiva e dall’Ischia doc Biancolella “Vigna del Lume” 2014 della Casa Vinicola Antonio Mazzella. Così come molti alberghi e ristoranti ischitani, anziché premiare gli sforzi delle varie aziende vitivinicole dell’isola (alcune vantano prodotti decisamente eccellenti), preferiscono affidarsi ad imbottigliati low cost e di tutt’altro che certa provenienza continentale. Ma purtroppo -lo sappiamo da sempre- siamo fatti così. Male, a mio giudizio!

Ciò detto, bisognerebbe cogliere l’occasione di non far passare inosservato questo importante anniversario, celebrando e premiando nel migliore dei modi dieci lustri di delizia del palato e dell’olfatto, ma nondimeno gli sforzi inenarrabili di quei contadini ischitani che dai Frassitelli a Grotta di Terra, passando per gli altri preziosi vigneti alle falde dell’Epomeo in tutta l’isola fino a Piano Liguori e a tutti gli orti privati da poche bottiglie per il consumo domestico annuo, hanno conservato pressoché intatta quest’antichissima vocazione agricola.

Un altro amico particolarmente caro che risponde al nome di Sandro Petti insiste con spasmodica passione sulla necessità ischitana di smetterla una volta e per tutte di affidarci agli stereotipi del momento, esaltando -adottandola ovunque possibile e in tutte le sue forme- l’incredibile tipicità della nostra isola. Il turista intelligente e di tono è abituato a scoprire ciò che la destinazione da lui prescelta è in grado di offrirgli, non certo qualcosa che potrà invece trovare in ogni dove. E questo, se vogliamo, parte proprio dall’enogastronomia, dove insieme ai vini locali degni d’esser definiti tali, la pasta e fagioli con le cotiche, la menesta maretàta, l’acqua pazza, la vera puttanesca, il ragout con le braciolette, gli spaghetti al sugo di capitone con pinoli e uva passa, il culurcio di pane e pomodoro spugnato nell’acqua di mare, i cigoli di maiale, le papaccelle, il sanguinaccio, le cozze alla griglia, la pastiera, il tonno sott’olio fatto in casa e chi più ne ha più ne metta dovrebbero essere i padroni assoluti di ogni cucina, soppiantando senza pietà nei vari periodi dell’anno i pur ricercati e lodevoli artifici gastronomici del nostro tempo.

Quando si parla di destagionalizzazione, di sistema turistico, di riposizionamento e di riqualificazione, sarebbe indispensabile volgere lo sguardo verso l’importanza della tipicità quale fattore determinante dell’offerta turistica made in Ischia. Tutto lascia presagire, a partire dal comportamento degli pseudo-amministratori pubblici dei sei Comuni (ma anche da quello degli operatori e della stessa gente qualunque), che si tratta di un concetto tutt’altro che chiaro e condiviso. Tuttavia, specialmente in un periodo di particolare congiuntura negativa come quello che stiamo vivendo ormai da anni, questo processo potrebbe rappresentare l’inizio di un grande, rinnovato periodo di successo del nostro prodotto turistico, partendo proprio dal conferire la giusta visibilità all’importante anniversario dei nostri più antichi “nettari di Bacco”.

Personalmente sto provando a lavorarci già da un po’ e spero vivamente di non perdere l’entusiasmo strada facendo per colpa della solita ignavia diffusa. Comunque andrà, auguroni, vino d’Ischia!

3 COMMENTS

  1. Articolo estremamente interessante. Autore , lettori , vignaioli , affittacamere , indigeni ,tutti noi
    insomma……….rinveniamo un disegno operativo intrigante che solleciti la curiosità di chi giace in terra ferma e spende male il proprio tempo.
    Confezioniamo un pacchetto che contempli : un giro in barca , passeggiate per boschi , ristorazione
    artigianale ,degustazione di vini autentici, scoperta di persone e luoghi, e così via…. e paghiamo
    noi un prezzo per pubblicizzare tutto questo….poi raccoglieremo i frutti…io dico !
    A riparlarne serenamente con in mano un bicchiere di Biancolella e nel piatto spaghetti pomodoro, basi
    lico e pecorino e/o parmigiano. Lello Bevilacqua by Fontana 3355340932 mail : newtransport@tin.it

  2. Caro Genero, come ben sai sono in Australia da quasi tre mesi.Ci sono tantissimi vigneti enormi. Degustazione in omaggio. Ma Ti dico, nontrovi una bottiglia di vino che costa meno da 15 a 50 Dollari Australiani. Che sono ca. Euro 10 a Euro 38. E poi ci lamentiamo sui prezzi dei vini Ischitani….

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