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venerdì, Aprile 19, 2024

Truffe alle assicurazioni a Napoli, arrestato il “capo” del Bingo di Forio

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Gaetano Di Meglio | Pasquale Capano, 49 anni, dagli inquirenti è ritenuto insieme con l’avvocato Francesco Lanzieri, 43 anni di Napoli, i promotori e gli organizzatori della truffa alle assicurazioni di Napoli e Provincia. Una truffa che ha portato agli arresti domiciliari per dieci persone e vede altre 90 indagate.
Una truffa che non ha nessun collegamento diretto con la nostra isola, ma che ci riguarda molto da vicino.
Pasquale Capano è il titolare del 51% della società che gestisce la sala Bingo di Forio, Le Casinò srl. Una società composta per l’altro 40% da Gianfranco D’Ambra e per il 9% dalla Signora Di Cunzolo, mamma di Augusto Coppola.
Dal 2014, Capano dirige la sala foriana, mentre sull’isola, con altre partecipazioni societarie, è collegato anche alla sala scommesse che sorge sul porto di Ischia.
Insomma, uno degli imprenditori più importanti della nostra isola se consideriamo, non solo il settore molto particolare, ma anche il giro d’affari.
Prima di scoprire quale sia il ruolo di Capano e i contorni dell’indagine che lo vedono ai domiciliari, sarebbe necessario comprendere anche quale sarà il destino della sala bingo, non tanto per gli affari dell’azienda ma per i lavoratori che dalla sala traggono il loro sostengo.

La vicenda raccontata dal portale internapoli.it
Carrozzieri, avvocati e procacciatori di clienti: c’era di tutto e di più nella cricca sulle truffe assicurative sgominata dai carabinieri della Compagnia di Giugliano e della Stazione di Frattamaggiore, su indagine della procura di Napoli Nord. Dieci le persone finite ai domiciliari, 90 gli indagati. Coinvolti falsi testimoni, avvocati e carrozzieri. Destinatari dell’ordinanza: Pasquale Capano, l’avvocato Francesco Lanzieri, Antonio De Muro, Rosario Dente, Luigi Esempio, Marco Lamagna, Achille Masullo, il meccanico Antonio Sanità e Salvatore Rocco. Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Giugliano e della stazione di Frattamaggiore, svolte sotto il coordinamento della Procura diretta da Francesco Greco, sono andate avanti dall’ottobre del 2016 al settembre 2017, permettendo di scoprire almeno trenta episodi di truffa. Nel corso dell’inchiesta sono state denunciate ben novante persone. Il sodalizio, stando a quanto accertato da inquirenti e investigatori, era radicato a Napoli, e si avvaleva di persone disposte ad apparire, all’occorrenza, come responsabili o danneggiati; proprio a questo scopo producevano certificati medici di lesioni avvenute però in altre circostanze. Fondamentale per assicurare il buon esito della richiesta di risarcimento del danno era poi l’intervento dei carrozzieri, che simulavano danni ai veicoli, e degli avvocati, che promuovevano le cause davanti al giudice di pace, facendosi per questo aiutare dai falsi testimoni.
L’organizzazione era gestita da un irreprensibile avvocato e un perito assicurativo, capace di trasformare lesioni domestiche, o quelle che possono capitare magari nei lavoretti fai da tè, in danni fisici derivanti da incidenti stradali. Con relativo pagamento dei danni sia fisici che quelli alle vetture. Insomma il solito salasso fraudolento per le compagnie assicurative e che inevitabilmente finisce per far triplicare i costi assicurativi per gli automobilisti perbene.
L’indagine era iniziata nell’ottobre del 2016, quando nel corso di un normale controllo dei carabinieri di Frattamaggiore fu fermato un automobilista trovato in possesso di un certificato medico del pronto soccorso del locale ospedale, intestato a un’altra persona. I militari intuirono subito che c’era qualcosa che non andava. Grazie anche alle intercettazioni telefoniche e all’acquisizione di documentazione assicurativa relativa alle richieste di risarcimento, tra l’ottobre del 2016 e il settembre del 2017 riuscirono a delineare nei minimi dettagli i meccanismi della truffa e i ruoli degli arrestati e dei denunciati. Tra questi diversi carrozzieri e falsi testimoni: con la complicità di alcuni avvocati si costruiva a tavolino il finto incidente, tanto da promuovere le cause civili di competenza del giudice di pace, innanzi al quale di volta in volta venivano citate in giudizio le malcapitate compagnie assicurative

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