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sabato, Aprile 20, 2024

Totò e Ischia, un amore unico nelle parole di Biagio Di Meglio

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C’è una data che segna, in modo inequivocabile, il passaggio da un’epoca all’altra; una data che è tornata prepotentemente alla ribalta negli ultimi mesi grazie ad alcune iniziative. Parliamo del 15 aprile 1967, giorno in cui il Principe della risata, Antonio De Curtis, morì.
Un personaggio, quello di Totò (abbreviazione per Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfiro-genito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, ndr) che ha caratterizzato la prima metà del secolo scorso, tra ironia e serietà, eccessi e riservatezze. Una figura importante per l’evoluzione del costume italiano e della cinematografia, con la sua bravura e maestria nell’interpretare ruoli anche molto diversi tra loro, caratterizzandoli e rendendoli unici, fino agli ultimi giorni di vita, quando ormai da anni aveva acciacchi soprattutto per quanto riguarda la vista.
Tra i biografi più attestati e riconosciuti in Italia e non solo vi è il nostro, isolanissimo, Biagio Di Meglio che, da una vita, studia il cinema e le particolarità di molte opere e filoni.
Per rendere omaggio sia all’indiscusso Totò che ad uno degli studiosi più preparati sulla tematica, abbiamo raggiunto telefonicamente il prof. Di Meglio che, davvero, ha dedicato e dedica tutt’ora la sua vita ad un continuo e proficuo studio.

Quando è nata la sua passione per Totò?
“Avevo 6 anni – ci racconta il prof. Biagio Di Meglio – ero a letto con l’influenza e mio padre mi portò una copia de “Il Mattino” su cui vi era una immagine di Totò e l’annuncio della scomparsa, era il 16 aprile del 1967. Diciamo che da allora non ho mai smesso di appassionarmi al personaggio, alla persona e all’artista, diventandone uno studioso.”
Biagio Di Meglio, infatti, terminati gli studi presso la ragioneria non si iscrisse all’albo tecnico, ma preferì frequentare scuole di critica cinematografica ed altri istituti affini, riuscendo, con non pochi sacrifici, anche a vedersi assegnare due professorati onorari per gli studi del cinema (da qui il titolo da “professore”, ndr)
“Nel 1979 – continua – ho conseguito il diploma di maturità alla Ragioneria di Casamicciola Terme, ma non sono ragioniere in quanto non sono iscritto all’albo dei Ragionieri. Dal 1979 al 1983, per la mia passione di studi sul cinema, soprattutto di ieri, ho frequentato corsi di cinematografia e tecniche cinematografiche per corrispondenza a vari istituti culturali di Roma, Civitavecchia e successivamente Napoli e provincia.”

La sua passione per Totò è nota tra gli addetti ai lavori e appassionati a loro volta.
“Avendo pubblicato numerosi articoli e volumi sugli attori e registi più noti del cinema muto e sonoro ho ricevuto, soprattutto dall’estero, varie onorificenze dottorali in lettere nonchè il titolo di professore onorario in cinematografia che mi hanno consentito lo svolgimento di conferenze sul cinema e su Totò in vari cenacoli letterari . Ho sempre raccolto informazioni e testimonianze – ci racconta – e scritto saggi e libri su Totò. Ad esempio, nel 1977, a dieci anni dalla sua scomparsa, scrissi un articolo sulla testata giornalistica isolanda dei fratelli Lubrano. E la mia passione mi ha portato, anche grazie agli studi che ho fatto, a pubblicare varie opere, come nel 1981, quando per la casa editrice “La Famiglia Italiana” pubblicai un libro ora introvabile e molto ricercato, intitolato “Storia di un sublime e irripetibile burattino”. Fu proprio questo volume a rendermi famosi, se così possiamo dire, tra gli estimatori di Totò e, sempre grazie a questo mio lavoro, sono stato riconosciuto tra i biografi più valenti del panorama nostrano.”

Il nome di Biagio Di Meglio, infatti, figura nelle bibliografie dei saggi sulla figura di Totò e del cinema dell’epoca, rendendoci davvero molto orgogliosi.
Ma arriviamo ad uno dei punti principali della nostra intervista: il rapporto di Totò con Ischia, la sua passione per la nostra terra e il suo essere testimonial inconsapevole delle nostre bellezze, tutte particolarità che, forse per fretta o poca conoscenza, non sono state prese in considerazione dalle nostre sei amministrazioni o associazioni territoriali in occasione della grande eco relativa alle iniziative che saranno portate avanti a Napoli.
“Amava Ischia – continua – in modo davvero unico. Arrivò sulla nostra isola nel periodo in cui erano in corso le riprese del film “Il corsaro dell’isola verde” con Burt Lancaster, Nick Cravat e Eva Bartok. E fu proprio della bella attrice che Totò, noto grande amatore, si invaghì. Resto molto sull’isola, passando da una sistemazione alberghiera all’altra e stringendo una grande amicizia con Renato Roja. Erano gli inizi degli anni ’50 e Ischia era davvero incantevole, con una natura lussureggiante e panorami ancor più belli di ora, elementi che fecero innamorare della nostra isola anche la stessa Eva Bartok che preferiva, tra una scena e l’altra, godersi il sole sugli scogli ischitani. Totò, sapendolo, non mancava mai di percorrere un tratto di riva con una barchetta per farsi notare dalla bellissima attrice che, come riportano anche altri cinefili, rifiutò le sua attenzioni. Nonostante ciò Totò, la cui vena artistica e creativa era davvero particolare, scrisse una canzone dedicandola alla bellezza del luogo e dell’attrice. Nacque “Ischia mia”, un successo senza eguali lanciato anche al monkey Bar, su interessamento del commerciante Francesco di Manso e del Principe Innocenzo Pignatelli.”
Le note della canzone-poesia di Totò che raccontano gli elementi principali della nostra terra in un crescendo di emozioni e di sensazioni che rivivono ad ogni accordo e ad ogni giro armonico, fecero in un lampo il giro dello stivale, amplificando la notorietà della nostra isola che, proprio in quegli anni, viveva il boom economico dovuto anche alle produzioni cinematografiche che sceglievano Ischia come set.
“Pur amando la nostra isola, purtroppo, Totò non riuscì mai a girare un film ad Ischia – aggiunge – sebbene Peppino De Filippo sia nel 1957 che nel 1966 gli avesse proposto, di accodo col regista di alcune pellicole, una parte in un film con lui. Nel 1957 Totò perse quasi completamente la vista a causa di complicazioni cliniche e nel 1966, quando Peppino De Filippo lo avrebbe voluto al suo fianco in “Ischia Operazione Amore”, Totò era impegnato con le pellicole di Pasolini che gli valsero anche ambiti riconoscimenti.”
Antonio De Curtis fu, davvero, un personaggio sopra le righe, nato in una Napoli particolare e con una storia familiare mista, tra una mamma amorevole della Sanità e un padre che gli tramandò, solo in un secondo momento, il titolo di Marchese (salvo poi l’adozione ricercata da parte di un principe ormai decaduto per la “conquista” del titolo di Principe, ndr).
“Ad Ischia Totò ha dedicato molto, come la splendida “Ischia mia, tradotta in ben otto lingue: un patrimonio inestimabile veicolato in tutto il mondo, una cartolina fatta di musica e versi che rende l’isola sempre più incantevole – sottolinea – ed è un tesoro da non sottovalutare.”
Sebbene Totò, tra alti e bassi della sua carriera e una vastissima produzione di film destinati alla grande distribuzione, sia scomparso ormai da moltissimi anni e ci ritroviamo a ricordarne un importante anniversario, i suoi film, le sue battute e le sue musiche (con annesse poesie) sono ancora ben vive e presenti nella vita quotidiana di ognuno di noi, soprattutto per noi ischitani.
“Ho avuto modo di incontrare varie volte la figlia Liliana, con la quale ho intrattenuto alcune conversazioni riguardo la nostra isola e la figura di Totò in generale – continua – e non è da dimenticare che in Renato Fattore, scomparso di recente, avevamo uno degli imitatori migliori d’Italia.”

Nelle parole di Biagio Di Meglio, che oltre al primo testo del 1981 ha pubblicato anche, nel 1990 “Totò Story. La più completa bio-bibliografia del maggiore attore comico italiano”, traspare tutto il suo amore per Antonio De Curtis e la sua storia artistica e personale, e non di meno il suo amore per l’isola.
“La bellezza inequivocabile di Totò – conclude – era la sua maestria e la sua grande capacità di improvvisare scena su scena rendendo uniche le sue interpretazioni, nonché il saper cogliere sfumature e dettagli riproponendoli in versi. E’ proprio vero, grazie a queste sue doti, Totò continuerà a vivere per sempre.”
Ischia, lo abbiamo visto, ha in Totò uno dei testimonial più grandi ed importanti, un autore di indiscussa bravura che ha portato le nostre bellezze naturali, racchiuse in una melodia senza tempo, in giro per il mondo. Ed Ischia, intesa come isola, non ha affatto nemmeno ipotizzato di creare un evento che potesse celebrare la sua figura in questo importante anniversario.
E un rammarico di base c’è e lo diciamo noi, interpretando sicuramente il pensiero di Biagio che, gentilmente, ci ha concesso questa lunga intervista: c’è bisogno sempre della classica tirata di orecchie all’amministratore di turno per far sì che qualcosa si smuova e venga organizzato qualcosa. Speriamo che questa regola valga anche questa volta… come si dice: meglio tardi che mai!

TESTO “ISCHIA MIA!”
Fra tante belli cose c’ha criato
‘o Padreterno ‘ncopp’ a chesta terra,
na cosa ha fatto che nce s’è spassato:
immiez’ a nu golfo nu pezzullo ‘e terra.
E ‘ncoppa a chesta terra profumata,
c’addora ‘e pace e regna na quieta,
chest’isola da tutte decantata,
te ce ha piazzato pure na pineta.
Ischia, paraviso ‘e giuventù ,
Ischia, chistu mare è sempre blu!
Chistu cielo ch’è n’incanto,
chistu golfo ch’è nu vanto
chesto ‘o tiene sulo tu!
Sti bellizze songhe ‘o vero!
Chesto ‘o dice ‘o forestiero,
ca scurdà nun te pò cchiù .
‘A primma vota ca nce sò venuto
‘ncopp’ a stu scoglio d’oro illuminato,
senza parola sò rimasto, e muto
pe chesta spiaggia me sò ‘ncammenato…
Vedenno cu ‘o due pezzi sti ffigliole,
‘a verità ?, so asciuto d’ ‘o sentiero:
i’ ch’ero già mbriaco ‘e mare, ‘e sole,
overo, sì, aggiù fatto nu pensiero…

3 COMMENTS

  1. Uno dei pochi articoli seri e documentati scritti sul Grande Totò che tanto ha dato a Napoli e all’Italia

  2. Che aspettano i nostri albergatori a rilanciare Ischia Mia e farne uno straordinario veicolo promozionale?
    La canzone è molto meglio di quella lagna di Malafemmena, e avrebbe perciò tutti i requisiti per essere rilanciata.
    Sorrento o Capri già ne avrebbero tratto enorme profitto.

  3. Ernesto…hai parlato di Sorrento e Capri, governata da uomini e albergatori seri.
    Qui siamo a Ischia…

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