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venerdì, Aprile 19, 2024

Tafferugli per la casa abusiva, a giudizio i manifestanti

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Il tempi di aprire e chiudere l’udienza preliminare e per i nove imputati è giunta la decisione di rinviarli a giudizio come è stato richiesto dalla procura della Repubblica in fretta e furia, dopo che analogo provvedimento adottato alcuni anni fa era stato annullato dal tribunale. Per la mancata notifica di un atto insanabile che non poteva essere superato, se non rimettendo gli atti nuovamente al rappresentante dell’accusa. Ma prima di decidere, il giudice Emilia Di Palma ha ascoltato gli interventi di soli due difensori che hanno preso la parola e cercato di modificare nella sostanza le accuse mosse a Domenico Cirillo, Giuseppe Vespoli, Marco Vespoli, Carmine Verde, Vincenzo Telese, Raffaele Di Scala, Giuseppina Di Iorio, Michele De Siano e Giovanni Polucci Sabbioni. Accusati tutti di resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale. A quei poliziotti, ritenuti parti offese ma che non si sono costituiti parte civile, per essere stati oggetto di aggressione durante una manifestazione tenutasi il 28 gennaio del 2010 mentre si stava procedendo all’esecuzione della demolizione di un immobile su cui pendeva una sentenza passata in giudicato con condanna del proprietario. Si era costituito all’epoca un comitato di cittadini che avevano di fatto creato una barriera “insormontabile” per difendere la struttura dalle ruspe, pronte ad entrare in azione sotto il coordinamento dell’allora procuratore aggiunto della sezione urbanistica Aldo De Chiara. In quell’occasione la magistratura mantenne ferma la propria decisione di proseguire nell’esecuzione ribadendo che le sentenze vanno applicate fino in fondo e che la legge deve essere rispettata senza alcun riguardo. Per riuscirvi, fu necessario l’invio da Napoli dei poliziotti del reparto Mobile, agenti specializzati nel garantire l’ordine pubblico e capaci di fronteggiare qualsiasi manifestazione, anche la più violenta. In quell’occasione a Casamicciola si verificò lo scontro, tanto che i poliziotti dovettero caricare per disperdere il nutrito schieramento in difesa di quell’abitazione dove viveva una famiglia con grossi problemi finanziari. E quella casa era l’unico tetto dove potersi riparare. Neanche l’installazione di posti di blocco con mezzi di fortuna trovati e posto di traverso lungo la strada fermò l’avanzata delle ruspe, grazie alla protezione delle forze dell’ordine. In quell’occasione si verificarono incidenti tali da provocare lesioni personali giudicate guaribili dai sanitari dell’ospedale isolano e tra questi finanche a un primo dirigente della Questura, che di fatto coordinò tutte le operazioni, ad un ispettore e diversi agenti.
Di questo rispondono i nove imputati, i quali si sono sempre dichiarati estranei alle accuse, anche se confermando che erano presenti ma che il loro apporto era esclusivamente di solidarietà verso quella famiglia che si ritrovò quasi d’incanto in mezzo alla strada. Due coniugi con altrettanto figli che avrebbero voluto trovare un’altra soluzione che vedersi crollare il tetto.
Un processo comunque nato male, che continua dopo cinque anni ed oltre ad andare a passi lenti. Non si è mai iniziato ad approfondire il racconto per il tramite dei testimoni. La causa principale è da addebitarsi al continuo cambio del giudicante che ha evidenziato in questi anni il ritornare al punto di partenza.
In quest’ultima udienza preliminare è stato l’avv. Cristiano Rossetti a cercare di frapporre una serie di dubbi sulla reale ricostruzione dei fatti e per i propri assistiti ha chiesto al giudice di rileggersi con molta attenzione gli atti che sono stati confezionati durante la fase delle indagini preliminari. In modo da chiarire se sono effettivamente responsabili di avere reagito con violenza e provocato lesioni a dei pubblici ufficiali. I suoi assistiti vengono identificati in una massa di persone che si muovevano all’unisono, che si frapponevano ai poliziotti che tentavano di sfondare il cordone a protezione dell’abitazione da abbattere. Una individuazione che sarebbe stata fatta a “casaccio”, senza avere quel riscontro necessario per concludere con un’indagine penale ed una richiesta di rinvio a giudizio. Il gup in questa fase avrebbe dovuto svolgere quell’attività di filtro prima di mandare il processo dinanzi al tribunale. Per evitare un appesantimento dello stesso dibattimento che certamente si concluderà, secondo il difensore, con l’assoluzione di molti di questi nove imputati.
Un discorso che l’altro difensore, l’avv. Michelangelo Morgera, ha svolto per il proprio assistito ricordando che non c’è nulla che possa giustificare la richiesta della Procura, avendo l’imputato chiarito nella fase delle indagini dove si trovasse in quel momento e cosa stesse facendo. Escludendo categoricamente di essere diventato un attore principale negli scontri, di aver voluto opporsi all’azione della Polizia di Stato e né aveva procurato danni fisici.
Il giudice Emilia De Palma ha ritenuto invece necessario, indispensabile il vaglio dibattimentale. Per radiografare ad una ad una le posizioni degli imputati e solo con l’escussione dei testimoni che assistettero agli scontri o ne furono “vittime”, sia possibile avere la certezza se un cittadino imputato è innocente o colpevole.
Sulla ricostruzione che venne fatta dai responsabili della Polizia di Stato che relazionarono direttamente al pubblico ministero Antonio D’Alessio, che epoca si occupava dell’esecuzione sotto il diretto coordinamento dell’aggiunto De Chiara. Ipotizzando la resistenza e minaccia a pubblico ufficiale: «Perché in concorso tra loro, usavano violenza nei confronti dell’Ag. te Cortese Francesco (in servizio presso il commissariato PS Ischia) e degli ag.ti Peluso Luigi, Musco Pasquale, Massaro Davide, Giove Giuseppe e Quintavalle Francesco (tutti in servizio presso la questura di Napoli – IV Reparto Mobile e di Bari IX Reparto Mobile) al fine di opporsi ai predetti mentre compivano un atto del proprio ufficio consistito nel dare esecuzione all’ordinanza di demolizione emessa dalla procura della Repubblica di Napoli – V Sezione – in data 29.12.09 in relazione all’immobile sito in Casamicciola Terme alla via Montecito di proprietà di Impagliazzo Michele Leonardo».
Nonché di lesioni personali in danno dei tutori dell’ordine: «Perché, al fine di commettere il reato di cui al capo che precede, usavano violenza nei confronti dell’ag.te Cortese Francesco (in servizio presso il commissariato PS Ischia) e degli ag.ti Peluso Luigi, Musco Pasquale, Massaro Davide, Giove Giuseppe e Quintavalle Francesco (in servizio presso la questura IV Reparto Mobile di Napoli e IX Reparto Mobile di Bari) cagionando loro lesioni personali come da referti medici in atti».
Tutte le operazioni che sono alla base di questo procedimento penale iniziarono puntualmente a mezzanotte spaccata del 28 gennaio 2010, a cui parteciparono i reparti Mobili di Napoli e finanche di Bari, giunti per l’occasione per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica sotto il coordinamento di un primo dirigente della Polizia di Stato e del vice questore aggiunto che reggeva il commissariato di Ischia. In piena notte, quindi, iniziò tale operazione allo scopo, come scrivono gli uomini della polizia giudiziaria, di giungere alla struttura immobiliare per procedere all’esecuzione della demolizione. Evidenziando che «Gli operatori, quindi cercavano di raggiungere l’abitazione oggetto della demolizione incontrando n. 2 blocchi su strada, uno a monte ed uno a valle dell’obiettivo, costituito da mezzi e cassonetti incendiati, disposti di traverso sulla sede stradale, ed una resistenza attiva da parte di un nutrito gruppo di persone quantificabile in circa 100 unità, le quali dopo ripetuti inviti da parte dell’autorità di P.S a sciogliere l’assembramento perseveravano nella loro condotta resistente. In particolare ad i primi inviti da parte dell’autorità a desistere dalle condotte sopradescritte, in diversi archi temporali, i manifestanti, dapprima verbalmente incominciavano ad inveire contro il personale operante per poi scagliarsi fisicamente sugli stessi al fine di impedire l’accesso ai luoghi oggetto di demolizione provocando nella circostanza lesioni a n. 6 operatori di Polizia, tra cui il dirigente del servizio di O.P. dott. Luigi Peluso, tutti successivamente sottoposto a cure mediche presso i locali del pronto soccorso dell’ospedale Anna Rizzoli di Lacco Ameno.
In particolare si verificavano scontri tra gli agenti operanti ed i manifestanti tali da impedire fisicamente l’accesso ai luoghi sopramenzionati, pertanto dalle ore 3.00 e successiva si procedeva all’identificazione ed all’accompagnamento in questi uffici di PS delle persone in oggetti generalizzate per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e quant’altro la competente A.G. voglia ravvisare, significando che l’accompagnamento degli stessi è stato legittimato dalla necessità dell’adempimento del servizio di polizia e dall’illegittimo comportamento dei trasgressori e per tutelare l’incolumità degli agenti operanti nel medesimo servizio specifico di ordine pubblico».
Una situazione incandescente, che comunque si concluse con l’entrata in possesso della intera area del cantiere e qualche ora dopo si procedette all’esecuzione dell’abbattimento mentre alcuni dei poliziotti e dei manifestanti dovettero ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno.

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