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venerdì, Aprile 19, 2024

Semplicemente Don Vincenzo

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GEPPINO CUOMO | Non sappiamo se qualcuno si farà promotore per un processo di beatificazione, ma tant’è, lui santo è stato fatto dal popolo. Vox populi, vox Dei. Don Vincenzo Avallone in realtà era un semplice parroco e nemmeno di una parrocchia ricca. Predicava con semplicità e con linguaggio che il popolo poteva capire.
Era noto non solo nella sua Panza, non solo nella “Parrocchia”, come solitamente è definita la Chiesa della Maddalena a Casamicciola, ma in tutta l’isola d’Ischia. Quante volte negli ultimi decenni andava dal vescovo per farsi mettere a riposo. “Non ce la faccio più fisicamente” diceva, ma si avvertiva che per lui era più difficile lasciare che riposare.
Alla fine il vescovo Strofaldi lo accontentò, ma non per questo fece la fine di Cincinnati.
Continuò a fare il tappabuchi in varie chiese, sostituendo il prete che si ammalava o il prete che non poteva essere presente. Don Vincenzo, socchiudeva gli occhi per riconoscerti, magari per lui era più facile riconoscerti dal timbro di voce, ma lo faceva in maniera entusiasta, come chissà che gioia gli avevi procurato nell’andarlo a salutare. Vocione col classico accento panzese, spesso tirava fuori aneddoti della sua zona o “detti” della sua mamma, ma mai a casaccio, sempre a tono col discorso che voleva portare avanti. Dava o voleva dare, l’impressione del classico prete di campagna, ma era persona di grande cultura. Con l’esempio si poneva in ultima fila, la sua umiltà è sempre stata la sua forza. Fra i preti non è mai voluto essere in prima fila, nella società spontaneamente si collocava dietro chiunque. “Un santo” mormorava la gente finchè è stato in vita. Ora che ha lasciato questa terra non sono pochi coloro che già nelle preghiere lo invocano per non essere abbandonati alle miserie umane.
Non è stato prete solo sull’isola, forse per questo aveva una mentalità più aperta di altri sacerdoti. E’ stato cappellano militare, compito ingrato e difficile da portare avanti. Pensate un po’, un prete che deve portare avanti un discorso d’amore e di pace, ricoprire il ruolo di chi deve confortare chi va ad uccidere seppur in nome della Patria. Ebbene, ascoltandolo, specie nei suoi discorsi di quel periodo, riusciva a far conciliare le due cose apparentemente opposte.
Ha sposato centinaia di coppie, a lui si rivolgevano fidanzati di qualsiasi parrocchia isolana. Tutti affascinati da quel modo semplice, rozzo e allo stesso tempo sinonimo di pace e serenità.
Una delle cose che colpì molto, fu quando prese l’abitudine nelle funzioni funebre, di seguire il corteo non davanti al feretro, come solitamente i preti usano, ma mischiato insieme alla gente che segue. Una logica in quello c’era.
Così facendo impediva quel chiacchiericcio che solitamente viene fuori alle esequie, tutti erano pacificamente costretti a pregare con lui per la persona che ci aveva lasciati. Se non aveva in mano un calice da alzare su di un altare, l’alternativa era una zappa in un orticello.
A gara lo si andava a scovare per confessarsi. Difendeva tutti dalla calunnia, incitava tutti a non essere pettegoli. In un periodo in cui sul nostro quotidiano tracciavamo il profilo dei preti isolani, quando venne pubblicato il suo, mi telefonò e mi rimproverò di brutto, anche se amorevolmente.
“Ma che hai fatto, mi hai fatto diventare superiore a san Vincenzo. Io non sono santo, né mi comporto da santo. Così facendo mi hai messo in una brutta posizione. Io sono semplicemente l’ultimo dei preti che sta su quest’isola. Comunque ti ringrazio molto e ti benedico.”
Don Avallone, stando a quello che il popolo pensa di lui, non ha bisogno di “Eterno riposo”, per la salvezza della sua anima, ma solo di implorazioni per proteggerci tutti e farci raggiungere la pace eterna.

1 COMMENT

  1. Don Vincenzo nel corso della sua vita e del suo sacerdozio ha dato un esempio sfolgorante a tutti, sia al clero che ai laici, su come condurre una vita nel segno del Vangelo, in umiltà e semplicità.

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