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giovedì, Aprile 25, 2024

San Vito e Casamicciola, che fine ha fatto la minaccia Lagnese?

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Gaetano Di Meglio | Il calendario parla chiaro: oggi è il 5 aprile e le comunità di Casamicciola e di Forio sono in attesa di sapere quali saranno le reazioni del Vescovo Lagnese ai due no ricevuti dai rispettivi consiglio comunali.
Lagnese recederà al diritto di patronato per la Parrocchia di San Vito a Forio e per quella di Santa Maria Maddalena a Casamicciola? Per quanto sappiamo, il capo della Chiesa di Ischia avrebbe già pronto il decreto di revoca. Una revoca che, come si sussurra in Curia, sarebbe il colpo finale alla polemica.
Ma è stato firmato? E’ stato diffuso? Le bocche sono cucite più di sempre. La strategia del “bravo Vescovo” con la diffusione di diversi comunicati stampa della curia non ha sortito gli effetti che si speravano: le comunità agguerrite e destinatarie delle attenzioni del Vescovo non hanno nessun passo indietro.
Ad inizio anno, infatti, Lagnese aveva scritto a Del Deo e Castagna di recedere dal loro diritto di presentazione. «Dopo aver consultato la Santa Sede – scriveva Lagnese – e i membri del Consiglio presbiteriale, conformemente alla direzione che la Chiesa Universale è indicato a partire dal Concilio Vaticano II, sono giunto alla conclusione che oggi la miglior soluzione pastorale per la parrocchia di S. Vito Martire in Forio, sia quella di avere un parroco liberamente nominato dal Vescovo, come avviene normalmente per le altre comunità della diocesi. È mio vivo desiderio che ciò possa avvenire con il comune accordo delle parti interessate per proseguire il cammino congiunto tra comunità parrocchiale e comunità civile iniziato secoli fa. Per questo, prima di emettere un decreto di cessazione del suddetto privilegio, è mia premura chiedere a codesta amministrazione comunale di voler manifestare il proprio parere in merito, alla luce delle considerazioni fin qui esposte.»

Il count down.
Contiamo i giorni perché abbiamo seguito l’intera vicenda. Nella nota che Lagnese aveva consegnato ai primi cittadini era segnato come 1 marzo la data in cui si sarebbe dovuto chiudere la vicenda. In base questo termine, però, il sindaco di Casamicicola aveva chiesto altri 30 giorni. Passati inutilmente, ovviamente. E così, trascorsi i 30 giorni concessi a Casamicciola, ci chiediamo cosa abbia deciso.

LA LETTERA: tre domande per il vescovo
Nel frattempo, però, un lettore, tal Antonio Monti di cui non abbiamo certezza dell’identità ci ha inviato una lettera, che merita la pubblicazione. Soprattutto perché non è volgare e perché mette, ben in evidenza, almeno tre aspetti che meritano di essere approfonditi. O meglio, che meriterebbero una risposta da parte della chiesa.
A proposito del diritto di patronato, egregio Direttore, ho avuto modo di leggere sul Dispari di martedì 12 marzo, una sua intervista ad un eccellente e stimato avvocato isolano che mi ha provocato queste riflessioni.
In primis, dopo l’esamina storica da lui fatta, dove ricorda tra l’altro che in altre diocesi italiane e aggiungerei in altre nazioni, detto diritto è ancora in esercizio, mi viene da ricordare all’illustre intervistato che nel 2012 il Vaticano concluse la controversia tra Comune di Casamicciola e il Vescovo del tempo, dando ragione al Comune e invitando lo stesso Vescovo a dare seguito alle convocazioni della terna e annullando ogni atto fino a quel momento fatto dal Vescovo. Forse che in questi sette anni è cambiato qualcosa nella giurisprudenza canonica circa questo aspetto? E se fosse così, quale necessita avrebbe avuto il Vescovo di chiedere la rinuncia alle due municipalità interessante? Saranno pure retaggi del passato, che diciamoci francamente sono stati utili alla Chiesa fino a quando non è nato il sistema dell’ 8 %1000. Ma se non è cambiato nulla nella giurisprudenza canonica, un motivo ci sarà!
L’altra riflessione mi viene di farla in merito allo scambio di beni; da parte di chi beneficia del diritto di patronato, Comuni o privato che sia, di beni materiali e da parte della Chiesa, di beni spirituali. Ebbene, l’illustre intervistato, faceva notare che certi scambi richiamano ciò che Lutero ebbe a denunciare contro la Chiesa del suo tempo; cioè la vendita delle indulgenze. Ricordo che da sempre la Chiesa ha concesso beni spirituali per ottenere la pecunia necessaria per la sua attività di evangelizzazione, anche se oggi in forme meno evidenti. Ad esempio la vendita di benedizioni pontificie in varie occasioni del vivere cristiano. È anche vero che queste servono alla elemosineria pontificia per aiutare i poveri. Quindi il retaggio del passato fa ancora lezione di come fare soldi alla Chiesa di oggi!
Infine, terza riflessione, mi chiedo: come mai si denunciano gli scambi di beni spirituali, mentre lo stesso Vescovo Lagnese propone ai due Comuni di rinunciare al diritto di patronato in cambio di Messe e quindi di beni spirituali? Questo venne sottolineato, gentile Direttore, anche dalle colonne del suo giornale qualche settimana fa.
Il buon senso avrebbe voluto che questa diatriba non fosse stata aperta oggi, per arrecare al buon Giovi dispiacere e dolore. Sembra che il Vescovo e il suo Vicario non abbiano altro da fare che afferrare per i piedi il Parroco di San Vito e tirarglieli! Abbiate bontà, impegnatevi in ben altre problematiche interne e facendo un’attenta riflessione, sanate l’immoralità che serpeggia nella Chiesa incominciando dai vertici e siate più ministri di Dio che sociologi nel mondo!
Poi c’è la questione dell’8 X 1000 che viene utilizzato come si apprende per spese inutili, quasi che il palazzo del seminario fosse la villa di Lagnese. Fa più bella figura il Vicario, che la villa da anni l’ha fatta, ma in un bene di famiglia e ora se la gode ( anche perché come ha scritto il Dispari è uomo di soldi e di potere!).
Invece il Vescovo Lagnese sembra che, non potendo aspirare ad altro, abbia messo radici a Ischia con tanto di servitù, video sorveglianza, caminetto ( servirà per riscaldare il cuore nelle glaciali giornate invernali, tra un ricamo e un manicaretto?), arazzi (a quando quello del Vicario?). Ma i soldi dell’8 X 1000 non devono servire per la pastorale e la carità? Chissà a Roma nella chiesa povera e per i poveri di Papa Francesco Queste stravaganze costose come verrebbero commentate?! E non è il primo Vescovo che utilizza l’8 X 1000 per le proprie stravaganti esigenze! Se il Papa vuole una chiesa povera, allora deve rinunciare all’8 X 1000 e ritornare a quella povertà e semplicità di una volta, dove c’erano anche preti e Vescovi semplici, caritatevoli e penitenti, che donavano del loro e non prendendo dalle tasche dei contribuenti. Altro che retaggio del Medioevo,caro illustre intervistato, qua sembra che stiamo ai tempi dei Borgia. Tra scandali, vendette, figli e nipoti, il Medioevo appare meno buio dei nostri giorni!

www.ildispari.it

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