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giovedì, Aprile 25, 2024

Ricordo di un cercatore di funghi Tommaso Di Iorio, da e di Buonopane

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Gian Paolo Porreca | Se ne è andato con la luce alta, prima che il giorno di ottobre si accorciasse nell’autunno di nome e di fatto, Tommaso Francesco. Se ne è andato, il nostro ‘Tommaso’ Di Iorio, figura ferma di Buonopane, un mese fa, ed il dolore non fa sconti, in cima ad una ultima fuga, lui che la vita l’aveva vista di petto, con il sorriso di un uomo provetto, e che poi, da quasi venti anni fa, per l’insulto devastante di un accidente oscuro, l’aveva dovuto affrontare solo da un lato.
Se ne è andato, per modo di dire, circospetto e clandestino, di un buon mattino che sarebbe diventato poi una dolorosa ricerca diuturna per ore ed ore dei familiari cari, in nome di quel diritto alla vita che così tenacemente aveva difeso negli anni a seguire la sua malattia. Lui, che il corpo diviso l’aveva rieducato con destrezza ad un corpo unito ancora, lui, che il riposo della casa era il riposo del guerriero, lui, il sorriso forte, lui che il mondo l’aveva edificato lì in quella curva stretta di Buonopane, prima del bar di Sorbo, e l’aveva però idealizzato altrove, sulle colline e sui boschi, fra i lecci e la macchia, fra i dirupi e i corbezzoli di Toccaneto e Buceto. 
Lui, il più serafico degli uomini, lui il marito di Franca ed il padre di Fiorenzo, il più abile dei cercatori di funghi, come li chiamano ad Ischia e forse pure altrove, i “casatielli”.
Lui, un bracconiere delicato, un cacciatore a salve, aveva consegnato a tutti il suo scomparire quella ennesima mattina di un mese fa, «Tommaso è andato in montagna», per un esercizio in fondo magistrale, in fondo altamente morale. 
Arrampicarsi, destreggiarsi sulle risalite e sulle discese, lui dominatore della sua ridotta abilità, era il suo riscatto esemplare e religioso da un incidente di vita. Questo è un uomo. Si nascondeva nel verde, lui solo sa come e dove, lui solo nella divisa mimetica del coraggio e dell’amore. Lui, ‘Tommaso’, che al mondo che lasciava al mattino per ritrovarlo la sera, voleva quel bene infinito che si vuole all’amore e al dolore, in uno stesso metallo fusi. Lui, sensibile, mai più una lacrima più, sensibile alle foglie, lui ancora e per sempre rimasto come un Cristo, abbracciato dall’alto ad un castagno.

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