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giovedì, Marzo 28, 2024

Resta in carcere il truffatore degli anziani

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Paolo Mosè | Resta a Poggioreale. Così ha deciso il giudice per le indagini preliminari Bardi. Accogliendo la richiesta avanzata dal sostituto procuratore della Repubblica Sassano con una serie di argomentazioni legate soprattutto al personaggio Gianfranco Cristofaro. Pluripregiudicato, con precedenti specifici e una storia dietro di sé fatta di furti e truffe. Portati a compimento nella prima fase della sua lunga militanza nel mondo delinquenziale nel prendere di mira i grandi supermercati per portarsi via merce di un certo valore e poi è passato alle truffe belle e buone, prendendo di mira le persone anziane. Sempre pronte e disponibili a giungere in soccorso di figli e nipoti che trovandosi in “difficoltà”, chiedevano alla mamma o alla nonna di consegnare una somma di denaro a un loro emissario. Chi telefonava, non era né il figlio e né il nipote, ma un abile delinquente che sapeva fare benissimo la sua parte, camuffare la voce e convincere facilmente persone ultraottantenni o novantenni che credevano che effettivamente stessero parlando con il loro caro. Il giudice ha dapprima convalidato il fermo di polizia giudiziaria disposto autonomamente dai militari del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Ischia guidati dal luogotenente Sergio De Luca. Con la motivazione di essere stato fermato il sospettato pochissimo tempo dopo aver messo a segno l’ennesimo colpo di 6.200 euro ai danni della ennesima anziana ischitana ed era in procinto di allontanarsi frettolosamente dall’isola per far perdere le proprie tracce. E’ su quest’ultimo punto che gli investigatori hanno insistito per far emergere in modo inconfutabile la sussistenza del pericolo di fuga, che è essenziale per eseguire un fermo di polizia giudiziaria. Ed inoltre di aver posto in essere tutta una serie di attività collaterali tendenti allo scopo di non farsi identificare. Utilizzando, tra l’altro, documenti di riconoscimento del tutto contraffatti, ove l’unica cosa certa era la foto riportata sul documento, e di essere stato ritenuto dall’Anagrafe irrintracciabile, avendo dapprima abbandonato il comune di Napoli per poi trasferirsi in una cittadina emiliana, ove le sue tracce si erano perse nel tempo e non risultava più iscritto. Né vi era richiesta di trasferimento in altro comune di residenza. Quindi un personaggio irraggiungibile e difficile da scovare. Per gli investigatori questo suo modo di fare ha una valenza ponderata e studiata nei particolari dal Cristofaro, che aveva come unico obiettivo mettere a segno le truffe e sparire nel nulla. Diventare un soggetto seppur esistente, ma senza una fissa dimora, un punto dove andarlo a rintracciare. Uno scaltro, senza ombra di dubbio.

STRATEGIA DIFENSIVA. E la sua scaltrezza l’ha immediatamente messa in “attività”. Mostrandosi dapprima collaborativo con i carabinieri del capitano Andrea Centrella e poi rispondendo al giudice per le indagini preliminari. Assumendosi la piena e diretta responsabilità delle truffe compiute il 4 e il 7 agosto scorso in danno di altrettante vittime anziane. Al giudice ha voluto far capire che in qualche modo si è “pentito”, ammettendo di essere riuscito ad incassare 5.000 euro dalla prima vittima. Una circostanza che le indagini non avevano ancora appurato del tutto. Una strategia che tendeva ad ammorbidire la decisione del giudice. A non uniformarsi alla richiesta avanzata dal pubblico ministero che spingeva per la detenzione in carcere. L’obiettivo del Cristofaro era di ottenere una misura meno afflittiva: l’obbligo di firma, divieto di dimora nei sei comuni dell’isola d’Ischia o quant’altra ritenuta sufficiente dal gip. Andando ad escludere gli arresti domiciliari, dato che fino ad ora non si è mai saputo dove stazionasse, quale fosse il ricovero notturno. Dato che i carabinieri, dopo il suo arresto hanno cercato di conoscere dove fosse il suo domicilio, ma con scarsi risultati. Ha solo parlato di una donna con la quale aveva o ha un rapporto di convivenza ed è stata l’unica ad essere informata del suo arresto. Una collaborazione ampia e franca per ammorbidire il suo stato detentivo e su questo il suo difensore di fiducia, avv. Sergio Mottola, si è battuto per cercare di porre in essere una strategia di lungo respiro. Ritenendo giusta la piena e franca collaborazione del proprio assistito in prospettiva di una valutazione che verrà fatta nei prossimi mesi dalla pubblica accusa per capire se ci sono le condizioni per concordare un atteggiamento che sia comunque vantaggioso e che possa consentire al Cristofaro in tempi ravvicinati di riacquistare la libertà. In caso di diniego della Procura, proprio per i numerosi precedenti per fatti specifici, propendere per il rito abbreviato all’atto della richiesta di rinvio a giudizio dello stesso pubblico ministero. Comunque sempre con l’auspicio di poter tornare libero. Al più presto possibile. E’ questo l’obiettivo principe per Gianfranco Cristofaro. Personaggio abile e che pondera ogni sua mossa. Alcuni personaggi della stessa malavita lo ritengono anche un abile stratega, ma al momento le sue scelte non sono risultate vincenti.

IL RACCONTO DEL TRUFFATORE. Tornando all’interrogatorio, il personaggio definito inquadrato ai Quartieri Spagnoli ha detto senza alcuna esitazione: «Ammetto l’addebito, ho cercato di monetizzare riuscendo a farlo nel giorno stesso del mio arresto facendomi consegnare da una signora anziana 6.200 euro. E quando sono stato preso stavo per ritornarmene a Napoli. Non era per fuggire, ma perché ritenevo che il mio compito fosse concluso a Ischia, che è un territorio limitato, e intendevo passare qualche giorno con gli amici. Per dimostrare che non intendo nascondere nulla alla giustizia, voglio anche aggiungere che qualche giorno prima, non ricordo la data, avevo truffato un’altra persona anziana che non so dirvi il nome, dalla quale sono riuscito a farmi consegnare la somma di 5.000 euro. Soldi che ho messo da parte. In questo modo voglio dimostrare la mia piena collaborazione, non intendo nascondere nulla. E in qualche modo mi rammarico di ciò che ho fatto». L’indagato partenopeo non ha voluto però dire altro, assumendosi da solo la responsabilità di quanto fatto. Aggiungendo: «Io stesso dapprima contattavo telefonicamente le vittime con scuse diverse e nell’ultimo caso avevo predisposto la truffa con la consegna di un pacco regalo con all’interno un chilo di zucchero consegnato alla vittima, la quale poi mi elargiva la somma che era stata in qualche modo concordata prima. Dopo la telefonata, che la vittima credeva essere stata fatta dal figlio o nipote». Queste dichiarazioni sono state ritenute sufficientemente importanti dalla difesa, in quanto va a cadere una circostanza importante per l’applicazione di una misura coercitiva: l’assenza del pericolo dell’inquinamento probatorio. Avendo l’indagato confessato tutti i suoi “peccati”. Ma il giudice per le indagini preliminari ha rivolto tutte le sue attenzioni sul pericolo della reiterazione della medesima condotta criminosa. Ha spiegato nell’ordinanza che sussiste il pericolo che se rimesso in libertà il Cristofaro, questi potrebbe nuovamente diventare uccel di bosco, scomparire nei meandri della complessa società partenopea e continuare a svolgere senza tanti problemi l’attività di truffatore delle persone anziane. Pericolo, ha aggiunto il gip, tuttora presente. Ed ha sottolineato che vi sono ostacoli insormontabili per la concessione degli arresti domiciliari, non avendo una fissa dimora, un luogo certo dove poter rimanere ristretto tra le quattro mura di una casa. Men che meno a parlare di una misura meno afflittiva. Questi provvedimenti gli consentirebbero allo stato di poter continuare nuovamente ad operare in quel mondo di illegalità che è stato sempre il suo alveo naturale e in cui ha dimostrato di sapersi destreggiare con capacità, avendo colleganze anche con quel mondo criminale che governa numerosi quartieri della città.

L’OPERAZIONE DEI CARABINIERI. Come si è arrivati ad intercettare e arrestare il Cristofaro? Tutto si è verificato allorquando gli uomini del Nucleo operativo hanno notato in prossimità del porto di Casamicciola un uomo assomigliante a quello indicato dalla vittima nella prima truffa. Ed è stato a questo punto che gli operanti si sono fermati e hanno controllato a debita distanza, osservato l’uomo, il quale precipitosamente ha raggiunto la biglietteria degli aliscafi, dove ha acquistato un biglietto per Napoli Molo Beverello. Nel dirigersi verso la nave in partenza, ha iniziato a guardarsi intorno con circospezione e a quel punto i carabinieri lo hanno fermato. L’uomo, pur non avendo i documenti, è stato identificato in Cristofaro Gianfranco, il quale mostrava segni di agitazione, preoccupato e i tratti somatici corrispondevano alle fattezze fisiche dell’autore della truffa denunciata e tra l’altro privo di un dente. A questo punto è stato sottoposto ad immediata perquisizione nel corso della quale è stata rinvenuta all’interno del pantaloncino indossato una busta di plastica contenente la somma di 5.800 euro. nonché nella tasca del pantalone altre mazzette di denaro per complessivi euro 950. Ed infine un telefonino utilizzato per contattare i potenziali complici. Il Cristofaro, vistosi a questo punto incastrato, avrebbe spontaneamente confidato di aver consumato qualche giorno prima una truffa presso l’abitazione di un anziano. Procedendo ovviamente ad una perquisizione nel sottosella del motociclo che era stato parcheggiato dal Cristofaro. All’interno del quale è stato rinvenuto un pacco contenente una confezione di zucchero di circa un chilo. Utilizzato per compiere le truffe. Una sorta di regalo o qualcos’altro per giustificare la consegna del denaro. Inoltre in quella stessa circostanza i carabinieri hanno rinvenuto una patente di guida ovviamente falsa più un pacchetto di sigarette in cui era stato nascosto un pezzo di hashish di pochi grammi. Quest’ultima scoperta gli è costata la segnalazione al prefetto per i provvedimenti amministrativi di sua competenza. A questo punto, con la decisione del giudice per le indagini preliminari di rimanere inalterato lo stato detentivo carcerario, al suo difensore di fiducia non resta altro che depositare istanza di revoca del provvedimento al tribunale del riesame per discutere in camera di consiglio prima che si concluda il mese di agosto.

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