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venerdì, Aprile 19, 2024

Quando Ugo Calise conquistò la Regina Elisabetta II con la sua musica

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Elena Mazzella | Quanto si potrebbe parlare di Ugo Calise.
Quanto si dovrebbe parlare di questo poliedrico artista ischitano, che con la sua appassionata musica arrivò a conquistare la Regina Elisabetta II.
Ugo, con la sua chitarra in spalla, le note in tasca e tanta poesia nella testa, viaggiò in tutto il mondo, fino ad arrivare in Inghilterra nell’ottobre del 1954. Partì da questa piccola isola del Sud alla volta della nebbia londinese, portando con sè, tra le corde della sua chitarra, nella sua voce melodiosa e nel suo scintillante sorriso, un pezzo del cielo e del mare di Ischia, un raggio di sole per la regina lontana.
Il bel giovane ischitano, simpatico, esuberante, sempre abbronzato e dall’abbigliamento sgargiante, che fece sognare generazioni intere con il suo bel canto accompagnato da romantiche melodie frutto delle sue composizioni, arrivò a toccare le corde più profonde dell’animo di Sua Maestà durante la sua esibizione.
Ma come arrivò Ugo a cantare per la Regina d’Inghilterra, davanti ad un pubblico selezionatissimo? Cerchiamo di ricostruirne insieme la storia.
Per quanto potesse girare per ogni dove su e giù per il globo, ogni estate Ugo tornava sulla sua Isola Verde, vicino al mare, al “Rangio Fellone”, il caratteristico locale che lui stesso si costruì mattone su mattone con lo stesso amore e la stessa passione con la quale, nota su nota, costruiva le sue canzoni.
Fu proprio qui, nella sua isola e nel suo locale, che il “bellissimo cantante innamorato” fece parlare così tanto di sè agli inizi degli anni cinquanta, da attirare l’attenzione di molti giornalisti, prima fra tutti l’agguerrita e determinata Wilma Martusciello, che di lui scrisse in diverse occasioni sul quotidiano Il Giornale. Ai primi di agosto del 1954, in un articolo a pagina intera dedicato ad Ischia, ritrovato grazie alle nostre ricerche presso l’Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino, la giornalista racconta del suo approdo sull’isola, ci porta in giro per le spiagge, per ristoranti, ci svela la moda dei primi anni cinquanta e dedica ampio spazio al protagonista indiscusso delle estati ischitane, Ugo Calise, che scopre quasi per caso nel suo locale alla moda (costruito insieme all’amico architetto Sandro Petti), il Rangio Fellone.
“L’ansia di arrivare comincia a serpeggiare per il battello quando Ischia è ancora lontana. E infine ecco l’urlo della sirena, il vaporetto entra nel porto d’Ischia, ribalta di un delizioso scenario al quale fanno da quinta, lateralmente, la bianca vezzosa pagoda, con gozzi e paranze.
Ed ora, su per le belle strade fiorite, col panorama che entra nel cuore per non essere dimenticato. Non v’è molta folla in giro, sono quasi tutti al mare: un dolce silenzio è dappertutto. Ma ecco che un cartello reca una scritta miracolosa, un richiamo che ha il potere di distoglierti… dalla buona strada per farti precipitare quasi in una viuzza verde, sassosa, dove gli accordi incantati di una magica chitarra e una magica voce ti confermano la promessa del cartello – Ugo Calise è qui! L’ischitano più innamorato, il cantante più inzuccherato, il chitarrista più caro al nostro cuore di vecchi patuti ischitani, è qui, vicino a noi, sempre più fedele alla sua isola, alla sua chitarra – .
Ugo Calise, mentre si racconta e ci racconta dei meravigliosi paesi che ha visitato portando ovunque al successo la voce e l’incanto di Napoli e di Ischia, non si accorge che con la sua presenza qui, con gli sguardi che ogni tanto rivolge al cielo ed al mare, conferma che, per lui, questo è il più bel posto del mondo. Naturalmente Ugo sa già quello che vogliamo da lui (oltre ad un bel piatto di maccheroni alla siciliana, giusto vanto del suo magnifico locale): canzoni e chitarra. E Ugo ci accontenta con le sue belle canzoni magistralmente eseguite: Ninna Nanna peccerella, ‘O lupu e a pecorella, l’ammore mio nun è napulitano. La dolce malia ischitana comincia ad avvolgerci.
Socchiudiamo gli occhi e mentre lo splendore sfacciato del sole si attenua, immaginiamo di essere qui di sera con i lumi spenti, sprofondati nelle policrome poltrone, cullati dal suono della chitarra, circondati da bellissime ragazze attirate qui dalla fama di conquistatore che giustamente si è conquistata il bell’Ugo”.
Fu infatti a Napoli, dagli inizi degli anni quaranta, che Ugo iniziò la sua carriera musicale con il primo violino del teatro San Carlo, l’eccellente strumentista Don Eduardo. Si avvicinò grazie a lui al genere jazz che approfondì con numerosi viaggi in America, in cui frequentò diversi jazz-club di Chicago. Proprio ad Ischia Ugo Calise fu scoperto e lanciato dal regista De Robertis, che venuto per girarvi il film “Il Mulatto” lo volle per fargli incidere la colonna sonora. Viaggiò a Roma, a Milano dove le prime esibizioni di successo lo portarono alla Radio e alla Televisione.
Di successo in successo, arriviamo al 1954, anno in cui si svolse il Festival del Film Italiano, inaugurato ufficialmente a Londra dalla Regina Elisabetta II e in cui il nostro Ugo ebbe un ruolo fondamentale.
Erano gli anni in cui bisognava ristabilire un rapporto diplomatico con l’Inghilterra, dopo l’esito della Seconda Guerra Mondiale e l’allora ambasciatore italiano a Londra, Manlio Brosio, volle che fosse Ugo Calise, conosciuto quell’estate ad Ischia nel suo locale, ad omaggiare la Regina Elisabetta II delle più belle canzoni italiane e napoletane.
Vi riproponiamo qui in esclusiva l’intervista integrale ad Ugo Calise, alla vigilia della sua partenza per Londra, pubblicata il 28 ottobre del 1954 sul quotidiano Il Giornale:
“Chiedemmo ad Ugo, alla vigilia del suo viaggio in Inghilterra, se era emozionato. – Oh no! Ormai ai viaggi ho fatto l’abitudine! – rispose sorridendo. – Ho già cantato per Narriman, l’ex moglie di Faruk. Allora ero davvero emozionato, ma quando cominciai a cantare vidi che la regina si commuoveva e si divertiva come qualsiasi altra donna, anzi direi come una bambina. Infatti mi chiese più di un bis di “Luna Rossa” – .
“Quali canzoni canterai alla Regina d’Inghilterra? – Il solito repertorio napoletano, tra cui ‘E spingule francese, la mia preferita, Reginè e poi le mie composizioni. Porterò poi alla regina un omaggio. Un album rilegato in pelle verde, il colore della mia isola, e che racchiude le più belle fotografie di Ischia e i dischi delle più belle nostre canzoni”.
Il fascinoso chitarrista ischitano si esibì in concerto davanti ad un novero di trentatrè invitati, che comprendeva Laurence Oliver, Vivien Leight, Anthony Eden, Vittorio De Sica, Peter Ustinof, al termine del quale Calise riscosse un enorme successo dal selezionatissimo pubblico presente e dalla Regina stessa che chiese addirittura il bis. Ugo, sfrontatamente, le rispose che avrebbe concesso il bis solo se avesse accettato il suo omaggio che le aveva portato dall’Italia.
Tornò vincitore dall’Inghilterra, e il successo ottenuto lo spronò a comporre nuove canzoni, che raggiunsero il culmine del successo, tra le quali ricordiamo “Na voce na chitarra e ‘o poco e luna”, “Chitarra mia napulitana”, “Non Lasciarmi”, “Comm’aggia fa”.
Fu nel suo locale nascosto fra gli scogli del Punta Molino, il Rangio Fellone, che Ugo diede vita ad una delle sue canzoni più belle nel 1959: “Nun è peccato”. Il brano fu interpretato da un giovane caprese, il debuttante Giuseppe Faiella in arte Peppino di Capri che, incidendo il brano sul lato A del suo 45 giri di esordio, gli permise di raggiungere la fama.
Ugo si spense nel 1994 da solo, nel suo ultimo viaggio in treno verso la terra natia che non riuscì mai a raggiungere, lasciando quel mondo che aveva tanto girato, più ricco di sentimento.
Fu per volontà della sorella Gemma che nacque, ventidue anni or sono, il Premio Ugo Calise, promosso da Giovanni D’Amico, che di anno in anno viene assegnato ad artisti di spessore nel campo musicale tra i quali spiccano i nomi di Andrea Bocelli, Eugenio Bennato, Peppino Di Capri, Renzo Arbore, Sal Da Vinci.
La sua indimenticabile musica continua a risuonare tutt’oggi nei piano bar, incantando isolani e turisti provenienti da ogni dove, perché in fondo basta “na voc, na chitarra e ‘o poco e luna” per continuare a vestire di vita i sogni.

[Fonti storiche Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino]

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