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venerdì, Marzo 29, 2024

Punta Chiarito. Il sito archeologico che rischia di sparire

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La nostra isola ha una rilevanza fondamentale per quanto riguarda l’archeologia: prima colonia greca d’occidente, Ischia è un terreno fertile per gli archeologi e storici che cercano di mettere in ordine la storia della società umana risalendo indietro nel tempo.
L’importanza dei reperti ritrovati tra le nostre colline o lungo le nostre coste è riconosciuta a livello mondiale, ma purtroppo, proprio alle nostre latitudini si stenta a far decollare un serio discorso di riqualificazione e, anche, conservazione dei tesori che abbiamo.
Negli ultimi anni per una serie di circostanze favorevoli, hanno preso il via molte attività legate al mondo dell’archeologia, facendo riscoprire l’isola d’Ischia agli amanti delle vacanze culturali e agli appassionati di archeologia, anche subacquea. Il successo, nonostante le tante difficoltà, conquistato dal gruppo di lavori di Aenaria, la città sommersa, ne è la prova.
Ma se, ad oggi, vi è un sito archeologico nuovo di zecca, uno scavo che sta prendendo sempre più forma all’interno del “giardino” di Villa Arbusto a Lacco Ameno, sede del museo archeologico nostrano dove sono custoditi alcuni dei reperti più importanti del mondo, vi è il primo vero grande sito archeologico all’aria aperta che cade inesorabilmente a pezzi. Anzi, viene trascinato via ad ogni temporale, ad ogni scroscio d’acqua.
Parliamo di Punta Chiarito, il sito dove sono stati ritrovati quasi tutti i reperti archeologici nostrani e dove vi sono ancora alcuni degli antichi insediamenti delle prime colonie isolane. Un’area archeologica senza eguali che versa in uno stato di conservazione pessimo.
Come vi avevamo riportato mesi fa, le coperture messe al di sopra di alcune aree col passare degli anni erano diventate davvero malridotte e l’intero sito era (ed è) in un grande e profondo stato di abbandono. Il tutto nel silenzio della Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, con il comune di Forio che, fino ad ora, non è riuscito ad avere risposta alle comunicazioni inviate.
La situazione è, poi, peggiorata in questi giorni, dopo le forti piogge della settimana scorsa.
“Le infiltrazioni e la composizione del terreno – ci ha spiegato il consigliere comunale Mario Savio, che ha effettuato nella giornata di mercoledì in sopralluogo allertato dai residenti – hanno fatto sì che alcune sezioni del costone crollassero inesorabilmente. Molte strutture che erano presenti nel sito archeologico, da quel che si può vedere, o sono state compromesse o sono state trascinate via dal terreno e dall’acqua nella loro corsa verso valle.”
La pericolosità di questi ultimi crolli, infatti, ha preoccupato non poco i residenti e gli operatori dell’area, vista anche l’ordinanza emessa dal comune che vieta l’utilizzo dell’area sovrastante il costone per dieci metri dal porto dello stesso.
“Oltre che la perdita di reperti e di un sito archeologico molto importante – continua Mario Savio – vi è l’urgenza della messa in sicurezza dell’intera area. Proprio per questo e visto l’avvicinarsi della stagione invernale, con il tasso di precipitazioni in aumento, gli uffici preposti del comune di Forio hanno inviato comunicazioni alla Sovrintendenza per illustrare lo stato dei fatti e richiedere un incontro tecnico durante il quale stilare un programma di interventi da fare in sinergia. Ma ad oggi non abbiamo avuto risposte.”
Per poter trovare una soluzione soddisfacente, infatti, il comune di Forio ha richiesto un incontro e la realizzazione di un programma per affrontare il problema e risolvere nell’interesse di tutti. Anche perché la sola Sovrintendenza è autorizzata, al momento, alla realizzazione di opere all’intero del sito archeologico e quindi, senza una comunicazione ufficiale, i tecnici comunali non possono intervenire.
“Auspichiamo – conclude Mario Savio – un rapido e fattivo intervento da parte della Sovrintendenza per questo sito che merita, alla stregua degli altri siti isolani, di essere valorizzato e protetto.”

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