fbpx
giovedì, Aprile 18, 2024

Pugilato politico e matrimonio d’interesse

Gli ultimi articoli

Dal suo insediamento ad oggi, è la prima volta che vedo il governo gialloverde alle corde, in seria difficoltà nel trovare una via d’uscita ad una serie di problemi troppo inaspettatamente vicini e concatenati.

La tensione per i sospetti di “scambio” tra il voto in aula pro o contro il rinvio a giudizio di Salvini e la posizione ufficiale dell’esecutivo in merito alla TAV, che stava già mettendo da giorni a dura prova la tenuta del “peso medio” Conte nonostante la certezza del voto contrario di Forza Italia e Fratelli d’Italia, è stata sensibilmente rafforzata da una miniserie intensissima di colpi ben assestati non solo a lui, ma alla stabilità dell’intera maggioranza M5S-Lega che guida il Paese: in primis, il “gancio” del Fondo Monetario Internazionale, pronto a puntare il dito contro le scelte della manovra italiana che rallenterebbe la crescita e aumenterebbe il rischio recessione e contagio globale, criticando il reddito di cittadinanza perché “disincentiva le persone verso il lavoro”; poi, il “jab” del Ministro dell’Interno e Vicepremier Salvini, che non ha esitato un solo attimo ad etichettare come “bizzarro” (e non ha torto) il fatto che la Francia abbia preso visione prima di lui, che ancora non lo conosce, del rapporto costi-benefici redatto dai suoi alleati e relativo alla TAV; e, dulcis in fundo, il tremendo “diretto” al volto: il richiamo dell’ambasciatore francese in Italia, dopo che l’altro Vicepremier e Ministro dell’Economia Di Maio ha incontrato a Parigi il leader dei gilet gialli francesi e che l’Eliseo ha espresso estremo disappunto per una serie di attacchi alla Francia che, a memoria d’oltralpe, non si riscontravano dall’ultimo dopoguerra. Una vicenda, quest’ultima, che pur mantenendoci nelle condizioni di non accettare lezioni di alcun genere da eterni e non sempre correttissimi “finti alleati”, di certo è destinata ad una soluzione fatta di contromisure ben più drastiche ed efficaci del tentativo del Premier Conte di minimizzare con la scusa: “Di Maio è andato lì come capo del M5S”: Giusè, ma a chi vuoi darla a bere? Guarda che lo sappiamo anche noi che in primavera ci saranno le europee! C’è in ballo la stabilità di un intero Paese e, per voialtri, una miriade di poltrone (molte delle quali ancora da assegnare) che impongono di smetterla di traballare sotto i colpi di certa rampante “irruenza giovanile”.

La tensione per i sospetti di “scambio” tra il voto in aula pro o contro il rinvio a giudizio di Salvini e la posizione ufficiale dell’esecutivo in merito alla TAV, che stava già mettendo da giorni a dura prova la tenuta del “peso medio” Conte nonostante la certezza del voto contrario di Forza Italia e Fratelli d’Italia, è stata sensibilmente rafforzata da una miniserie intensissima di colpi ben assestati non solo a lui, ma alla stabilità dell’intera maggioranza M5S-Lega che guida il Paese: in primis, il “gancio” del Fondo Monetario Internazionale, pronto a puntare il dito contro le scelte della manovra italiana che rallenterebbe la crescita e aumenterebbe il rischio recessione e contagio globale, criticando il reddito di cittadinanza perché “disincentiva le persone verso il lavoro”; poi, il “jab” del Ministro dell’Interno e Vicepremier Salvini, che non ha esitato un solo attimo ad etichettare come “bizzarro” (e non ha torto) il fatto che la Francia abbia preso visione prima di lui, che ancora non lo conosce, del rapporto costi-benefici redatto dai suoi alleati e relativo alla TAV; e, dulcis in fundo, il tremendo “diretto” al volto: il richiamo dell’ambasciatore francese in Italia, dopo che l’altro Vicepremier e Ministro dell’Economia Di Maio ha incontrato a Parigi il leader dei gilet gialli francesi e che l’Eliseo ha espresso estremo disappunto per una serie di attacchi alla Francia che, a memoria d’oltralpe, non si riscontravano dall’ultimo dopoguerra. Una vicenda, quest’ultima, che pur mantenendoci nelle condizioni di non accettare lezioni di alcun genere da eterni e non sempre correttissimi “finti alleati”, di certo è destinata ad una soluzione fatta di contromisure ben più drastiche ed efficaci del tentativo del Premier Conte di minimizzare con la scusa: “Di Maio è andato lì come capo del M5S”: Giusè, ma a chi vuoi darla a bere? Guarda che lo sappiamo anche noi che in primavera ci saranno le europee! C’è in ballo la stabilità di un intero Paese e, per voialtri, una miriade di poltrone (molte delle quali ancora da assegnare) che impongono di smetterla di traballare sotto i colpi di certa rampante “irruenza giovanile”.

Sarò sincero: tutti sanno che i Cinquestelle non mi sono mai stati troppo simpatici; ed altrettanti, abituati a leggermi, sono consapevoli del mio pensiero sulla legittimità di chi è eletto dal Popolo a tentare di governare. Oggi non ho cambiato idea, ma sono sempre meno sicuro che proprio in vista delle Europee, questo genere di situazioni sia risolvibile semplicisticamente a suon di politichese o con l’arte dei proclami e dell’antipolitica imperante. Se infatti lo “stile” della Lega non rappresenta nulla di nuovo rispetto a quel che il movimento lombardo ha dimostrato di essere nell’ultimo trentennio e Salvini, furbamente, ha saputo rendersi interprete di quel cambio di passo nel contatto con la gente che, per quanto populista, si è rivelato estremamente efficace verso la “pancia” degli Italiani, vi è nei confronti del Movimento Cinquestelle un’aspettativa popolare di indicibile portata che, a più riprese, sta cedendo il posto ad una delusione sempre più decisa e meno latente. Le uscite pubbliche spesso improvvide dei parlamentari grillini, pronti a dar sfoggio a fenomeni di discutibile competenza politico-amministrativa che giungono fino alla pura ignoranza, costituiscono ormai da tempo la gioia dei loro haters in ogni dove, ma anche il generatore di dubbi nella mente di tanti loro sostenitori; non certo di quelli che stanno facendo le corse contro il tempo per smantellare matrimoni e nuclei familiari pur di assicurarsi i fatidici 780 euro al mese, ma certamente di tanti altri che, rispetto alle speranze del messaggio “vaffa” in sé, oggi cominciano a notare una forte omologazione dei loro beniamini ai comportamenti “conservatori” dei loro predecessori: altro che “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”…

Il Governo Conte, detto in soldoni, è a un passo dal “k.o. tecnico”. Mai definizione fu più appropriata, amici miei! Perché –statene certi- il Presidente Mattarella certamente non consentirebbe nuove elezioni nel caso in cui, sul ring della politica nazionale in quel di Palazzo Chigi o in Parlamento, dovessero infrangersi le cosiddette “giarretelle”. E quel che tutti, non solo i gialloverdi, vogliono evitare a tutti i costi, è una soluzione stile Mario Monti che, con eccessiva facilità propria dei soloni opportunisticamente europeisti e fanatici della pura teoria e dei conti in regola, ci ricondurrebbe dritti dritti tra le braccia egemoniche della Germania (ormai fortemente concentrata sul futuro da post-cancelliera della Merkel) e della Francia (che non vede l’ora di intascare sempre maggiore solidarietà a –improbabile- supporto della ripresa di consenso da parte di Macron).

Stavolta sono veramente curioso di scoprire, di qui a breve, se il collante del potere riuscirà ad avere il sopravvento sulle ataviche difficoltà a coesistere di due alleati “di comodo” come Lega e Cinquestelle, sposi di un matrimonio d’interesse che giorno dopo giorno sta gradualmente mettendo a nudo le loro innegabili diversità, pur accomunati dalla consapevolezza che il loro eventuale fallimento al Governo, in termini di credibilità, sarebbe difficilmente recuperabile nell’opinione pubblica. Per questo, molto presto la scelta sarà obbligata: coerenza assoluta da ambo le parti fino a rompere irrimediabilmente il giocattolo, o classica e più agevole faccia da culo salva-tutto-e-tutti, all’insegna del divide et impera? Lo scopriremo presto, all’ultimo suono del gong. E adesso, “fuori i secondi”!

Sarò sincero: tutti sanno che i Cinquestelle non mi sono mai stati troppo simpatici; ed altrettanti, abituati a leggermi, sono consapevoli del mio pensiero sulla legittimità di chi è eletto dal Popolo a tentare di governare. Oggi non ho cambiato idea, ma sono sempre meno sicuro che proprio in vista delle Europee, questo genere di situazioni sia risolvibile semplicisticamente a suon di politichese o con l’arte dei proclami e dell’antipolitica imperante. Se infatti lo “stile” della Lega non rappresenta nulla di nuovo rispetto a quel che il movimento lombardo ha dimostrato di essere nell’ultimo trentennio e Salvini, furbamente, ha saputo rendersi interprete di quel cambio di passo nel contatto con la gente che, per quanto populista, si è rivelato estremamente efficace verso la “pancia” degli Italiani, vi è nei confronti del Movimento Cinquestelle un’aspettativa popolare di indicibile portata che, a più riprese, sta cedendo il posto ad una delusione sempre più decisa e meno latente. Le uscite pubbliche spesso improvvide dei parlamentari grillini, pronti a dar sfoggio a fenomeni di discutibile competenza politico-amministrativa che giungono fino alla pura ignoranza, costituiscono ormai da tempo la gioia dei loro haters in ogni dove, ma anche il generatore di dubbi nella mente di tanti loro sostenitori; non certo di quelli che stanno facendo le corse contro il tempo per smantellare matrimoni e nuclei familiari pur di assicurarsi i fatidici 780 euro al mese, ma certamente di tanti altri che, rispetto alle speranze del messaggio “vaffa” in sé, oggi cominciano a notare una forte omologazione dei loro beniamini ai comportamenti “conservatori” dei loro predecessori: altro che “apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno”…

Il Governo Conte, detto in soldoni, è a un passo dal “k.o. tecnico”. Mai definizione fu più appropriata, amici miei! Perché –statene certi- il Presidente Mattarella certamente non consentirebbe nuove elezioni nel caso in cui, sul ring della politica nazionale in quel di Palazzo Chigi o in Parlamento, dovessero infrangersi le cosiddette “giarretelle”. E quel che tutti, non solo i gialloverdi, vogliono evitare a tutti i costi, è una soluzione stile Mario Monti che, con eccessiva facilità propria dei soloni opportunisticamente europeisti e fanatici della pura teoria e dei conti in regola, ci ricondurrebbe dritti dritti tra le braccia egemoniche della Germania (ormai fortemente concentrata sul futuro da post-cancelliera della Merkel) e della Francia (che non vede l’ora di intascare sempre maggiore solidarietà a –improbabile- supporto della ripresa di consenso da parte di Macron).

Stavolta sono veramente curioso di scoprire, di qui a breve, se il collante del potere riuscirà ad avere il sopravvento sulle ataviche difficoltà a coesistere di due alleati “di comodo” come Lega e Cinquestelle, sposi di un matrimonio d’interesse che giorno dopo giorno sta gradualmente mettendo a nudo le loro innegabili diversità, pur accomunati dalla consapevolezza che il loro eventuale fallimento al Governo, in termini di credibilità, sarebbe difficilmente recuperabile nell’opinione pubblica. Per questo, molto presto la scelta sarà obbligata: coerenza assoluta da ambo le parti fino a rompere irrimediabilmente il giocattolo, o classica e più agevole faccia da culo salva-tutto-e-tutti, all’insegna del divide et impera? Lo scopriremo presto, all’ultimo suono del gong!

E ora, “fuori i secondi”!

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos