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venerdì, Aprile 19, 2024

Pillole di 4Ward

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A SANDRA MALATESTA – (Questa pillola qui non c’entra nulla con la politica). Non basterebbero fiumi di parole per parlare di Te, Sandra mia. Non sei stata mia insegnante, non sono stato tra i fortunati che con Te hanno trascorso tre anni meravigliosi in quel della “Scotti”. In compenso, so di godere della Tua stima ed amicizia da sempre e di avere il Tuo bene, che quasi come un piacevole, inconsapevole automatismo, hai riversato sui miei due figli in modo a dir poco materno, aiutandoli, coccolandoli e difendendoli sempre e comunque. Tutti sanno che con il Tuo “meritato riposo”, scolasticamente parlando, non si conclude solo un percorso professionale di assoluta eccellenza, ma verrà a crearsi alle medie di Ischia un vuoto incolmabile. Un esercito di nuove generazioni si dannerà, pur non avendoTi conosciuta ma solo per il classico “sentito dire”, di non aver potuto amare Te e le Tue materie come nessun altro docente, al pari di centinaia e centinaia di predecessori. Noi continueremo a vederci, Sandra, insieme ad Alfredo e con l’immancabile abbraccio e coppia di baci che nessuno potrà sottrarci. Ma chi mai, Sandra mia, potrà pensare solo per un attimo di poter sostituire una persona così preziosa, prima che una valente insegnante di matematica, scienze e… vita? Ti voglio bene e Ti auguro il meglio, perché lo meriti dal profondo del cuore!

A ENRICO SCOTTI – Enrico carissimo, Ti ho letto con grande gioia, l’altroieri. VederTi ritornare in scena sulle pagine del nostro Quotidiano con la consueta verve non poteva provocarmi altra reazione. E’ da tanto che non ho modo di confrontarmi con Te su temi concernenti la politica locale e chissà che questa, anche se indirettamente, non possa rappresentare una buona occasione per tornare a farlo. Proprio come accadeva dal ’94 quando Tu, già esperto, non lesinavi stoccate da vecchio volpone a quel guagliuncello in erba che cominciava ad interessarsi di politica attiva con l’avvento di Forza Italia. E come non ricordare i trascorsi con Tuo fratello Nino, con Antonietta Giusto (Tatta, come la chiamavate voi liberali) e tanti episodi che, in un modo o nell’altro, hanno segnato un prezioso percorso comune. Non entro nel merito del Tuo attacco al Senatore Dodè (Domenico De Siano –ndr), è fin troppo capace di difendersi da solo, se lo ritiene opportuno. Mi permetto solo di farTi un piccolo appunto: nessuno è perfetto! Infatti –piccola omissione, spero da amnesia e non volontaria- hai dimenticato, nella Tua puntuale cronistoria, di ricordare la favolosa vittoria del centrodestra (all’epoca Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC e Marina di Borbone) del 2002 con Peppino Brandi Sindaco, grazie al cui fenomenale traino, da me modestamente intuito quando, da coordinatore di Forza Italia, decisi di indicarlo candidato Sindaco contro tutti (liberali compresi), sconfiggemmo al ballottaggio un’autentica corazzata. Ricordi? Al primo turno la nostra coalizione riscosse ben il 42,5% e la sola Forza Italia 2323 preferenze; e quindici giorni dopo, ribaltammo alla grande i quindici punti che, sulla carta, ci vedevano soccombenti sotto il profilo numerico. Un risultato incredibile, memorabile, inaspettato: talmente inaspettato da spingere anche un attento osservatore della politica come Te ad andare troppo presto in televisione a dichiarare: “Ha vinto Ischia!”. In un certo senso avevi ragione: Ischia aveva vinto, ma non con la Tua parte; e le urne lo rivelarono neppure mezz’ora più tardi. Perché in quell’occasione, anche uno storico di centrodestra come Te, non condividendo le scelte di chi guidava il partito, aveva preferito “ricollocarsi” in uno schieramento a dir poco innaturale per lui e -purtroppo per Te e per chi Ti seguì- perdente. Ma anche perdere, a volte, nella vita fa bene e non solo per renderla più varia, ma perché ci insegna a valutare gli eventi con un occhio e uno spirito completamente diverso da quando, con troppa facilità, sei abituato a “vincere facile”: si soppesano le persone, si cambia qualche opinione, si perde qualche certezza, ma certamente si impara e anche tanto. Proprio come ha fatto Dodè, che ha ammesso senza particolari problemi il suo errore umano del 2012 (che gli è costato, quest’anno, il mancato gradimento della sua candidatura a Sindaco d’Ischia da parte dei potenziali alleati), ma tenendo ben presente che “perseverare autem diabolicum” e che stavolta era il caso che certe strade si dividessero. E in questa campagna elettorale in cui anch’io, pur rispettando la mia volontà di non candidarmi più in dopo l’ultima elezione del 2007, ho dato a Forza Italia il mio contributo con due espressioni in lista, devo confessarTi che ero certo, in qualche modo, di potermi compiacere della Tua vicinanza allo schieramento di Gianluca e del Tuo prezioso contributo di idee. Peccato che hai preferito continuare a sentirTi, come Tu stesso Ti sei definito, “apolide politico”, facendo perdurare quella scelta a mio giudizio improvvida di quindici anni fa, non attribuibile ad altri se non a Te stesso e preferendo –mi dicono- avallare le posizioni di alcuni “vecchi amici” senza dubbio divertenti nella goliardia ma alquanto discutibili e demodè nel “metodo” politico. In fin dei conti, si poteva star bene insieme ancora una volta. Intanto, però, spero vivamente che la Tua previsione di fine articolo sia azzeccata quanto quella del 2002: repetita iuvant. Non so Tu, ma io, insolitamente machiavellico, non sopporterei altri cinque anni di “ferrandinismo”. A presto, Enricò!

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