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giovedì, Aprile 25, 2024

PILLOLE DI 4WARD… DAGLI USA

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Magari avercele… – Venezia e i veneziani continuano a combattere contro le navi da crociera in laguna. L’incidente di qualche giorno fa ha nuovamente sollevato il problema, al punto da sollecitare il Governo a prendere un provvedimento serio e definitivo a tutela della città di San Marco. Beh, a me questa cosa fa sorridere.

E sapete perché? Una possibile rada di navi da crociera ad Ischia Ponte (così come ovunque) rappresenterebbe una ricchezza senza confini per l’intera Isola, non solo per il Borgo. E a differenza dei veneziani, noialtri non potremmo permetterci la puzza sotto il naso verso l’indotto che ne deriverebbe e neppure le denunce dei soliti pseudo-ambientalisti e gli impedimenti della Soprintendenza. Lo predico da anni, ma la cosa non sembra essere alla portata di chi ci amministra: negli anni in cui ero Assessore, promuovemmo su suggerimento di Giovan Giuseppe Mazzella “Mizar” un’azione promozionale intelligente con la Costa Crociere, che passando davanti alla nostra Isola con una delle sue rotte nel Mediterraneo invitava i passeggeri ad ammirarla e a riceverne il saluto attraverso alcuni colpi di mortaio sparati dalla collina di San Pietro, a cui il Comandante della nave rispondeva con altrettanti fischi di sirena. Doveva essere il primo passo verso un proficuo rapporto con la Costa e, perché no, con la MSC e altri operatori crocieristici, ma poi tutto naufragò con la sfiducia subita dalla nostra Amministrazione e con l’insipienza e l’incapacità di chi venne dopo di noi. Ad oggi, non v’è traccia di alcun ulteriore tentativo di ripristinare quel genere di contatto, ma in compenso si punta agli eventi di qualità: Peppe Barra, ottimo cantore e figlio d’arte della napoletanità genuina di sua madre Concetta, è il massimo a cui, al momento, l’amministrazione in carica sia riuscita ad approdare, salvo -ovviamente- continuare a ridimensionare (per difetto) e cambiare (in peggio) quel che resta, grazie a loro, della Festa di Sant’Anna. E’ proprio il caso di dire: “è ‘a varca ca chiamma ‘e marenare!”
La morte di Noa: vergogna assoluta – Accusatemi pure di essere bigotto! Non Vi porterò rancore, ma neppure Vi temerò. Lasciar morire la diciassettenne olandese Noa Pothoven è una vergogna assoluta per il mondo intero, ma soprattutto un crimine di cui i suoi parenti (che, come raccontano le cronache, le sono stati accanto fino all’ultimo istante) resteranno macchiati per la vita. Sono tantissimi i genitori che avrebbero fatto carte false pur di salvare la precoce dipartita dei loro figli e, purtroppo, non ci sono riusciti o non hanno neppure avuto il tempo e l’opportunità di farlo. Ad Ischia, giusto per citare un esempio, l’Associazione Artemisia lavora ormai da anni per far conoscere ed approfondire le cause dei disturbi del comportamento alimentare nell’adolescenza e lo fa sulla scorta di un dolore immenso, come quello di Paolo e Anna Massa, provocato dalla perdita della loro figlia Misia a causa dell’anoressia. Nel 2019, con le risorse a disposizione di chiunque, è impensabile che una ragazza di diciassette anni, nell’inerzia di chi la circonda, venga lasciata consumarsi con un malessere che, dal profondo, è riuscito ad ucciderla prim’ancora che lei stessa decidesse di lasciarsi morire. L’Olanda è un paese divenuto “modello” per gran parte dei nostri teen-ager e non certo per l’indiscutibile fascino della più nota delle “Venezia del nord”: sesso libero in vetrina e coffee shop a tutto spiano sono le vere ambizioni dei ragazzi che ambiscono al loro primo viaggio da soli per “emozionarsi” con amore a pagamento e con cannabis a volontà. E in questo totale decadimento di valori, che naturalmente non intacca la vera bellezza di una splendida capitale europea, la morte -finora impunita- di Noa si incastona alla perfezione. In attesa, ovviamente, che anche il neo-eletto Parlamento Europeo possa impegnarsi in un giro di vite all’insegna del “Mai più come Noa” e di un turismo un tantino più sano e controllato.
Sarri: traditore o no? Mentre scrivo, comodamente seduto sul couch degli amici Jeff e Jennifer Kreuzer, non c’è ancora alcuna ufficialità dell’ingaggio di Maurizio Sarri quale prossimo allenatore di una Juventus rimasta senza guida tecnica dopo il divorzio “forzato” da Massimiliano Allegri. Bene ha scritto Carlo Alvino, rimarcando che se una cosa del genere fosse successa a qualsiasi altra squadra di rango si sarebbe gridato allo scandalo disorganizzativo, mentre in casa bianconera l’attuale vacatio panchinara è letta quasi come una fine strategia manageriale. Ma non è di questo che vorrei occuparmi nell’ultima di queste tre pillole di 4WARD, anche perché, quando le ripubblicheremo on line, magari la situazione sarà già diversa e definita. Ciò che mi intriga, invece, è la considerazione giusta o sbagliata del napoletan pensiero, che intende dividere il popolo azzurro tra i sostenitori del paventato, imperdonabile tradimento e gli innocentisti nonché inguaribili fan del “Comandante”. Bene, la mia risposta è molto semplice: chi arriva, per meriti o per fortuna (valori spesso inscindibili tra loro), a determinati livelli professionali, deve anche imparare a controllare i propri istinti. Chi Vi scrive è uno che ha fatto dell’assertività una propria ragione di vita, ma è anche consapevole che la capacità di misurare le proprie dichiarazioni da uomo pubblico, unendovi un previdente sguardo al futuro, è dote indispensabile per conservare intatto il proprio phisique du role. Sotto questo aspetto, colui il quale si è rivelato in pochi anni un tecnico di altissimo profilo, passando repentinamente dal Sorrento (da cui fu esonerato) all’Empoli, per poi approdare al Napoli e al Chelsea con i risultati che tutti conosciamo, ha messo in luce anche tutti i suoi limiti nel dosare in modo prudente il suo modo di comunicare. E se oggi Sarri approdasse realmente a Torino, non dovrebbe né prendersela né meravigliarsi dell’astio dei suoi ex tifosi. Perché, come ha detto qualcuno, il calcio è condito da avversari e nemici, sportivamente parlando, senza che nessuno possa tentare di sottrarsi dall’inclusione in tali categorie, neppure cambiando idea tentando di convincere il prossimo con una diplomazia dell’ultim’ora che proprio non è piaciuta, anzi, è parsa a tratti ridicola e qualunquistica. Per cui, caro Mister Sarri, completa con serenità il Tuo percorso professionale, ma se quella sarà la Tua destinazione, sische, pernacchie e il #Lota del mio amico Sebastiano non Te li toglierà nessuno!

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