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sabato, Aprile 20, 2024

Operazione antidroga in piena notte a Forio

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Paolo Mosè | Non è affatto semplice individuare i soggetti che trafficano con scopi di guadagnarci delle somme di denaro nel gestire il commercio degli stupefacenti. E questo impegna molto gli appartenenti alle forze dell’ordine. I quali per chiudere un’operazione hanno bisogno di diversi uomini da dislocare sul territorio. Dovendosi distribuire nelle 24 ore per sottoporre a costante controllo i sospettati o coloro che vengono identificati come sostenitori del commercio delle droghe. L’indagine diventa ancor più complessa allorquando questa viene coordinata dalla procura della Repubblica, che dispone una serie di accertamenti e indica alla polizia giudiziaria quali devono essere i soggetti potenzialmente da controllare h24. Quelli classificati come promotori di una possibile associazione per delinquere che governa tutta una serie di altri soggetti che abbracciano la medesima attività illecita. In conseguenza di quest’attività vengono predisposte tutta una serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali con l’apposizione di “cimici” in particolar modo nelle autovetture dove i soggetti monitorati si riuniscono per decidere quali devono essere le mosse e quali gli uomini da coinvolgere nel trasferimento di quantitativi ragguardevoli di sostanze stupefacenti dalla terraferma all’isola d’Ischia. I soggetti monitorati parlano tranquillamente e a ruota libera, non sospettando mai che le loro autovetture fossero state già visitate dalle forze dell’ordine per piazzare la “cimice”. Operazione che avviene peraltro a notte fonda con personale capace di aprire qualsiasi autoveicolo e personale abile nel piazzare la microspia, che è identica ad una scheda telefonica per cellulare e che viene autoalimentata dalla stessa batteria dell’auto.

PERSONAGGI INSOSPETTABILI
In questo contesto, e nel caso specifico, i carabinieri del Nucleo operativo di Ischia hanno monitorato dei personaggi insospettabili che vivono costantemente nel comune d’Ischia e che si muovono con una certa libertà e sicurezza in tutti gli altri comuni. Allo scopo di contattare i possibili acquirenti. In questa piramide di soggetti che hanno tutti un unico obiettivo, vi è immancabilmente la presenza di una o più donne che si dimostrano nell’occasione le più determinate e precise nello svolgere i compiti assegnati. Mantenendo un profilo basso proprio per non attirare l’attenzione di appartenenti alle forze dell’ordine. La ricostruzione che emerge da una delle ultime indagini e che è stata trasmessa al pubblico ministero si intreccia con personaggi che hanno contatti con altri compartecipi all’attività illecita, i quali a loro volta sono sottoposti a costanti controlli telefonici. E grazie all’ascolto di ciò che si dicono, i carabinieri nel caso specifico riescono ad informare i colleghi del Nucleo operativo sulla possibilità che si possa realizzare la cessione di droghe. Indicando finanche un personaggio extracomunitario che poi si scoprirà essere stato assoldato dalla presunta associazione a delinquere per svolgere il cosiddetto lavoro “sporco”. Ossia di muoversi a bordo di una utilitaria nell’ambito dei comuni che da Ischia portano a Forio per soddisfare le tante richieste. E ciò avviene perlopiù nelle ore serali, quando l’oscurità favorisce questo tipo di operazione e vengono preferite quelle strade a scarsa illuminazione pubblica per non essere visti o filmati durante lo scambio: denaro e droga.

L’APPOSTAMENTO
Questa è una ricostruzione reale di una operazione di polizia giudiziaria che ha consentito poi di arrivare ad altri soggetti mai annotati o segnalati alla magistratura inquirente o al prefetto per essere degli abituali consumatori e di collegare le figure che operavano nell’isola d’Ischia con quelle in terraferma che avevano, queste ultime, il compito di reperire sul mercato ciò che soddisfacesse i consumatori sull’isola.
«In data 24 aprile effettuavamo un servizio di osservazione controllo pedinamento nei confronti del M.M. ed A.E. poiché quest’ultima contattava telefonicamente il M.M. e dopo aver confabulato con parole in codice, prendeva appuntamento per la consegua della sostanza stupefacente in Forio alla Baiola, antistante il ristorante “Il Limoneto”».
E’ chiaro che quest’attività commerciale non ha nulla a che spartire in questa operazione. Ma è consuetudine di questi soggetti dare un punto di riferimento all’interlocutore e che sia il più conosciuto possibile, proprio per non sbagliare l’appuntamento. Nel caso specifico i carabinieri, individuato il posto dell’incontro, si recarono con molta discrezione e si posizionarono in modo tale da non consentire a chicchessia di poter notare la loro presenza. Avendo un campo di visuale tale da poter tenere tutta la zona sotto controllo e “registrare” coloro che giungevano sul luogo indicato e si incontravano: «A seguito di quanto sopra, i militare operanti, che già si trovavano in circuito, si portavano presso il luogo stabilito dove si appostavano separatamente in luoghi non visibile degli altri. Verso le ore 20,30, giungeva l’autovettura Smart di colore nero condotta da M.M. e si parcava al centro della carreggiata, precisamente su un fianco dello spartitraffico, successivamente arrivava l’altra autovettura Lancia Y di colore nero condotta da A.E., ed anch’essa si parcheggiava davanti all’entrata del ristorante “Il Limoneto” per non dare sospetti a chi la potesse notare. All’arrivo della donna , il M.M. scendeva dalla sua autovettura e saliva a bordo, lato passeggero dell’autovettura Lancia Y dove si trovava al momento A.E.».

INNERVOSITA DAL CONTROLLO
I due soggetti, un uomo e una donna, erano già noti ai militari dell’Arma che all’epoca sospettavano che stesse per compiersi materialmente il reato di detenzione al fine di spaccio. Evitando di esporsi, i militari in borghese richiedevano l’intervento dei colleghi in divisa in quel momento di pattuglia nel controllo del territorio foriano: «Avendo la materiale certezza che era in atto uno scambio di sostanza stupefacente da parte della donna, si richiedeva l’intervento di personale in uniforme della stazione carabinieri di Forio, e dopo averli informati dello scambio in questione, interveniva sul posto dove si procedeva al fermo e controllo dei due giovani. All’atto del controllo, si notava che la donna, vestita con il solo pigiama di colore bianco ed un giubbino, pertanto si aveva la conferma che la stessa era uscita di casa esclusivamente per effettuare la consegna della sostanza stupefacente al M.M. Durante le operazioni di polizia giudiziaria dei carabinieri di Forio, la A.E. alzava la voce e mostrava evidenti segni di nervosismo per il controllo che stava subendo».
La ragazza mostrava insoddisfazione, irrequietezza per essere stata fermata e sottoposta a controllo, come avviene di solito in questi casi. Protestando vivamente, cercando di far emergere che quella operazione fosse del tutto inutile, di natura persecutoria in qualche modo. Proprio per le condizioni che si andavano a manifestare, la donna veniva invitata a salire nella macchina con i colori di istituto: «A seguito della forte pioggia e del vestiario che indossava, gli agenti operanti di Forio, facevano accomodare la donna sul sedile posteriore lato passeggero dell’autovettura di servizio».

SCOPERTO IL TRUCCHETTO
Perché la donna era “incazzata”? Perché sapeva che addosso custodiva la sostanza stupefacente e che se fosse stata perquisita successivamente da personale femminile, sarebbe stata rinvenuta e per lei sarebbero scattati provvedimenti di natura giudiziaria. Una volta in macchina la donna si calmava, diventava più disponibile, non era più arrabbiata. Un cambio di umore che induceva i carabinieri a predisporre una perquisizione all’interno dell’autovettura dell’Arma, rinvenendo ciò che la donna aveva abilmente nascosto per non farsi incastrare: «Al termine delle operazioni preliminari i carabinieri di Forio, la sospettata scendeva dall’autovettura di servizio e gli veniva detto che doveva seguirli al Comando per una perquisizione personale, richiesta che veniva acconsentita senza proferire una parola. A tal punto, il comportamento della A.E., destava sospetti ai militari in quanto la donna in un primo momento era andata in escandescenza per il controllo alla sola sua autovettura e poi alla richiesta della perquisizione personale non diceva nulla. A tal punto i militari della Stazione dei carabinieri di Forio, dopo che la fermata era scesa dall’autovettura procedevano al controllo della macchina di servizio e precisamente al posto dove sedeva la stessa rinvenivano nascosti tra i il sedile e la spalliera due involucri di cellophane contenenti sostanza stupefacente di colore bianco che veniva sottoposta a sequestro risultata poi cocaina del peso complessivo di circa due grammi che veniva sottoposta a sequestro».
Questa è un’operazione di polizia giudiziaria che non ha avuto risonanze all’esterno delle attività dell’Arma. Eppure è una situazione che si ripropone molto spesso quando si opera in situazioni simili. Sono ricche le informazioni che descrivono il tentativo dei fermati di nascondere la droga nelle auto di servizio delle forze dell’ordine, nella speranza di non farsi poi ritrovare con addosso la droga e a dover dare spiegazioni del perché si trovassero in strada ed in luoghi particolarmente appartati. E nei casi più gravi raggiungere il carcere di Poggioreale.

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