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sabato, Aprile 20, 2024

Massimo Italiano, il guerriero ischitano: «In Scozia per realizzare il mio sogno»

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L’anno appena trascorso l’ha visto coronare il suo grande sogno di divenire un lottatore professionista. Ma non per questo si sente appagato. Massimo Italiano ha un obiettivo da raggiungere, approdare in quella WWE già sfiorata nel provino sostenuto davanti a dieci mila persone. E con la sua caparbietà ed il suo amore per il wrestling, un vero e proprio stile di vita come ama ripetere lui, è già ripartito a caccia di nuovi successi.

Il 2015 è stato per te un anno molto importante: sei diventato un lottatore professionista

“Il 2015 è stato un anno di svolta. Sono migliorato sotto diversi aspetti e ho realizzato il mio grande sogno di divenire un lottatore professionista a tutti gli effetti. Ho trascorso l’anno appena passato nel Regno Unito, tra Scozia, Galles, Irlanda ed Inghilterra, salendo per ben 166 volte sul ring”.

La tua passione per questa disciplina quando è nata?

“Il wrestling è sempre stato la mia più grande passione. Tutto nacque tanti anni fa, nell’ormai lontano 1996. Una mattina, io e mia sorella non andammo a scuola, eravamo bambini e, mentre facevamo zapping tra i vari cartoni televisivi, ci imbattemmo in un programma dedicato al wrestling. Fu amore a prima vista. La mia passione è cresciuta giorno dopo giorno sempre di più, fino a quando ho deciso di provare a tramutare il mio grande amore per questo sport nel mio lavoro. Nel 2010 ho sostenuto i primi allenamenti in Italia, e dopo un paio di anni, ho iniziato a girare il mondo”.

Perché hai lasciato l’Italia?

“Ho lasciato l’Italia perché volevo diventare un lottatore professionista, volevo dedicarmi completamente al wrestling e nel nostro paese non avevo la possibilità di inseguire il mio sogno”.

Ti mancano l’Italia e l’isola di Ischia?

“Sì, l’Italia è la mia patria. Sono nato a Potenza, ma ho vissuto ben sette anni ad Ischia. Mi manca la mia famiglia, mentre con gli amici isolani ho meno contatti rispetto al passato. Stringo i denti, perché sto facendo qualcosa che amo e sto realizzando un sogno”.

Hai viaggiato tantissimo in questi anni. Qual è stata l’esperienza che ha inciso maggiormente sul tuo percorso di crescita nel wrestling?

“Tutte le esperienze vissute mi hanno aiutato a crescere come lottatore e come uomo. Preziosi sono stati i periodi trascorsi in Canada e Florida, però sono stati i tre mesi in Giappone a darmi qualcosa in più. Ho avuto modo di confrontarmi con culture diverse e ho compreso che spesso noi siamo troppo superficiali nell’approcciarci alla vita e viziati. Avere a che fare con stili di vita meno agiati rispetto al nostro, mi ha fatto comprendere che dovremmo essere felici per quello che siamo e per quello che viviamo quotidianamente”.

In Italia il wrestling è uno sport ancora poco seguito. All’estero, invece, quale attenzione viene dedicata alla disciplina da te praticata?

“In Italia il wrestling non è considerato uno sport, ma una pagliacciata. Dispiace dirlo, ma in Italia non viene praticato seriamente. In tutti gli altri posti da me frequentati invece ho riscontrato grande professionalità. Forse è il Giappone il paese nel quale il wrestling viene praticato con maggiore attenzione”.

Qual è la giornata tipo di un professionista del wrestling?

“Mi sveglio al mattino e mangio uno dei sei – sette pasti al giorno che mi toccano, a seconda del tipo di allenamento che sto svolgendo. Mi alleno cinque ore tutti i giorni, tra pesi e lavoro aerobico, e continuo ad esercitarmi nel wrestling, perché credo che qualunque atleta abbia bisogno dell’ allenamento per migliorarsi. Non ho una vita sociale molto ampia, perché sono concentrato sul wrestling, per me uno stile di vita e non un lavoro”.

Quando ti vuoi rilassare cosa fai?

“Lotto tutti i week end. Questo è il mio lavoro che mi permette di pagare il fitto e le spese. Combattere per me è sinonimo di svago, dopo una settimana di duro allenamento. Per arrivare sul ring ad un certo livello bisogna lavorare tanto. Per rilassarmi in genere resto a casa, concentrato sui miei prossimi combattimenti, oppure visito i paesi nei quali mi trovo”.

Cosa vuol dire per te essere arrivato nel mondo professionistico ?

“È un punto di partenza. Devo continuare a migliorare sempre, non esiste un punto di arrivo. Adesso ho la fortuna di combattere con lottatori che vedevo in tv da ragazzino, ma ho ancora quella fame per arrivare più in alto, al punto tale da essere completamente soddisfatto di quanto realizzato e magari essere preso come fonte di ispirazione dagli altri”.

Ti sei posto un obiettivo preciso al quale desideri arrivare?

“Sì, il mio obiettivo era arrivare nel mondo professionistico e adesso che ci sono giunto desidero arrivare un giorno in WWE e arrivare al massimo delle mie possibilità”.

Quando sali sul ring sei Massimo Italiano. Come hai scelto il tuo nome per combattere?

“Il nome Massimo Italiano è una idea che mi è venuta durante la mia permanenza in Giappone. Decisi di fondere i due nomi perché esprimono grande importanza, quasi come se volessero dire il più grande italiano. Del resto, sono l’unico italiano ad aver girato così tanto il mondo e ad aver raggiunto un livello tale nel mondo professionistico”.

Resterai ancora a lungo in Scozia oppure a breve cambierai di nuovo paese?

“Per ora non prevedo spostamenti. Resterò a Glasgow perché là vi è una grande federazione, la Insane Championship wrestling, che sta riscuotendo grande successo organizzando show davanti a ben 4000 mila spettatori. A novembre è in programma nel più grande palazzetto della Scozia uno spettacolo con 10 mila spettatori. Resterò ancora in Scozia, ma non nascondo che mi piacerebbe tornare in Giappone”.

Perché il Giappone ti ha incantato?

“La cultura giapponese è basata sul rispetto e sul duro lavoro. Da quelle parti i lottatori vengono rispettati per quello che fanno sul ring e si lavora di più, e inoltre vi è anche una visibilità maggiore. Vi sono Federazioni con un bacino di utenza molto ampio. In Giappone vi è un livello di professionismo tale da rendere quel paese meta molto ambita per chi ama questo sport”.

Hai già combattuto davanti a 10 mila spettatori.

“Sì, ho svolto un provino di due giorni per la WWE. E’ stato fantastico, ho avuto l’opportunità di partecipare ad un match, senza telecamere, per farmi vedere in azione. E’ stata un’emozione incredibile, perché sapevo di giocarmi l’opportunità della mia vita”.

Il wrestling è piuttosto duro come sport. Quando sali sul ring avverti solo adrenalina oppure vi è anche un pizzico di paura?

“E’ una bella domanda. C’è grande adrenalina quando Sali sul ring perché stai facendo quello che ami e c’ è la gente che ti guarda e ti valuta per quello che fai e per quello che sei. E’ successo qualche volta anche di avere paura, in particolar modo quando ho combattuto contro qualche lottatore giapponese molto forte fisicamente. Ma quando salgo sul ring anche i dolori passano, l’adrenalina ti fa scordare tutto, anche se poi il conto lo paghi alla fine del match. Io sono una gran lavoratore, mi preparo bene e non ho quasi mai avuto paura. Emozione si, paura no”.

Oltre 160 combattimenti in un anno e sei in gran forma, come riesci a gestire in maniera così attenta il tuo fisico e le tue prestazioni?

“Il wrestling è uno sport nel quale devi dare tutto, è uno stile di vita, e pertanto va controllato giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. Devi essere molto attento a qualunque cosa fai, a come mangi, a come ti alleni e ad altri aspetti. Sono molto rigoroso nel seguire la vita dell’atleta e ad allenarmi e ciò è molto importante”.

Tra le molteplici esperienze fatte in questi anni, c’ è un combattimento o una persona che ricordi con particolare piacere?

“Da diversi lottatori affrontati in questi anni, ho imparato tantissimo. Sono cresciuto tanto anche grazie a loro. In ogni incontro cresci, sul ring e nella vita. Ho imparato tanto da un lottatore giapponese: Hideki Suzuki, una persona eccezionale che mi ha insegnato tanto. In Giappone è lui la persona con la quale ho legato maggiormente sul ring”.

Non solo mosse e colpi. Mi par di capire che sul ring è possibile anche stringere legami di amicizia

“Indubbiamente. Il wrestling è una disciplina basata sul rispetto. Io rispetto i veri uomini, le persone che si mettono in gioco e che danno tutto sul ring, proprio come faccio io. Però ammetto che non riesco a stringere amicizia con i lottatori che non vivono in questo modo il wrestling. Purtroppo sono fatto così. Ho dato la mia vita per questo sport e stringo legami con chi, come me, non si è mai tirato indietro”.

Nel 2016 vedremo salire sul ring un Massimo Italiano più attento alla moda.

“Il wrestling è uno sport spettacolo, basato sull’intrattenimento. E’ importante essere un atleta al 100%, ma anche creare un contatto con il pubblico. E sicuramente nel 2016 vedremo un Massimo Italiano d’alta classe, nelle mosse e nello stile”.

Cosa ti senti di consigliare ad un giovane di Ischia che vorrebbe, proprio come te qualche anno fa, dedicarsi al wrestling?

“Non saprei indicare quale strada percorrere, posso raccontare quello che è stato il mio percorso, ma non saprei dire se è quello giusto o sbagliato. Ho compiuti diversi sacrifici, ho vissuto lontano da casa per anni, viaggiato tanto nel mondo. Consiglio di iscriversi ad una buona palestra di wrestling, allenarsi tutti i giorni e dare anima e cuore per questa disciplina”.

Nell’ascoltare le tue parole, dai la sensazione di essere una persona contenta ed appagata dalla sua vita

“Sì, amo quello che faccio e non lo cambierai per nulla al mondo. Non ho rimorsi, forse l’unico rimpianto che nutro è quello non aver iniziato prima. Però ho abbattuto tutti i problemi incontrati con il duro lavoro e continuerò così, anche perché, adesso che ho trasformato la mia passione nel mio lavoro, sono ancora più felice”.

Cosa ti auguri per questo 2016?

“Mi auguro di migliorare sempre di più e di ottenere quel successo che mi merito, dopo i tanti sacrifici compiuti. Spero di passare allo step successivo e di bucare lo schermo”.

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