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venerdì, Marzo 29, 2024

Luigi De Angelis, il pittore barbiere che scriveva canzoni d’amore

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Elena Mazzella | Il primitivo artista ischitano Luigi De Angelis, definito come “un grande artista proletario” da Pier Paolo Pasolini, oltre che barbiere, pittore e chitarrista, si riscoprì anche compositore.  

Questo suo inedito aspetto attirò l’attenzione del giornalista Ettore Settanni che a lui dedicò un interessantissimo articolo sul quotidiano Il Giornale datato 1 marzo 1957. L’articolo in questione, ritrovato a seguito delle nostre ricerche presso l’Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino, qui proposto in esclusiva, così titolava nella centralissima pagina due: “Il pittore barbiere scrive canzoni d’amore” ponendo l’attenzione sulla riscoperta vena poetica del pittore barbiere.  “Luigi De Angelis è fra gli esseri più straordinari di questa nostra terra napoletana! La sua gioventù è eterna, come eterno e sempre rinnovato è il fascino di Ischia, la sua isola, che scopriamo ogni giorno daccapo”.

La storia di Gigi (1883-1966), come veniva chiamato tra la sua gente, è stupefacente. Iniziò a dipingere all’età di quarant’anni quando, nella sua bottega di barbiere sulla salita di San Pietro, gli venne in testa di comprare dei semplici colori per iniziare a disegnare su carta da salumiere e sacchi di iuta. Le sue prime opere, ispirate interamente alla natura rigogliosa ed incontaminata di Ischia, ben presto tappezzarono gli specchi e le mura del suo centralissimo salone.

Fu l’artista stesso, in un rudimentale scritto autobiografico (riportato da Paolo Ricci nel suo “Omaggio a Luigi De Angelis”), a raccontare il suo battesimo con l’arte, che qui trascriviamo integralmente: “Dopo circa tre mesi che dipingevo capita per essere sfumata la barba, un signore, il quale mentre gli tagliavo la barba lui contemplava un mio dipinto raffigurante il famoso Castello d’Ischia con barche e figure, che era attaccato sulla parete sopra lo specchio di fronte alla poltrona  dove lui era seduto. Finito di sbarbarlo, nell’atto di pagarmi, facendo una pausa mi dice: chi fare questi quadri? Subito risposi li faccio io. No possibile, lei barbiere no pittore, disse. Ci volle il bello e il buono per convincerlo, nonostante i vari clienti lo assicurassero. A questo (punto) mi domandò se volevo vendere il suddetto quadro e che moneta volevo. A questa domanda fui imbarazzato e non sapendomi regolare a chiedere il prezzo mi rivolsi a un cliente e mio caro amico il pescatore Domenico Di Meglio, il quale ha avuto per me e per la mia pittura sempre una sincera stima, mi suggerì chiedigli 200 lire, che riferii all’acquirente il quale con gioia e meraviglia mise mano al suo portafoglio e mi versò lire 200, ritirando il dipinto e ringraziandomi più volte e di suo volere mi disse: io sono il pittore Purrmann da Germania…”.

Fu così che il geniale barbiere, con i suoi quarant’anni suonati e ben otto figli a carico, riscoprì di aver molto da comunicare attraverso la sua arte e cominciò ad essere considerato nel complicato mondo dell’arte contemporanea. Lo stesso Paolo Ricci, in un libro dedicato agli “Artisti dell’isola d’Ischia” a cura del gallerista Massimo Ielasi, definisce De Angelis quale “grande artista proletario che con la sua pittura evidenzia la condizione dell’uomo nella società arcaica del Sud, realistica perché egli stesso è legato al popolo, quindi fatta dall’interno del mondo popolare”.

Condizione umile che egli volle fortemente conservare proprio perché fonte di ispirazione per le sue opere. Rifiutò di trasferirsi in Francia: Luigi sapeva bene che lontano dalla sua terra, lontano dai suoi amici pescatori e venditori ambulanti, lontano dagli usi e costumi del suo mondo, la sua arte sarebbe svanita. Arte che Paolo Ricci così riassume: “Gigi narra la vita e le vicende umane della sua terra con una continuità di impegno tematico che trasforma ogni singolo quadro nel capitolo di un vasto poema popolare, il cui svolgimento non ha soluzioni di continuità. Spesso appare nei suoi grandi quadri di figure, una vena ironica e amara, che sottolinea la pietà e la commozione dell’artista verso il mondo che lo ispira e al quale si sente indissolubilmente legato.”

Ci pensarono i suoi estimatori ad incoraggiarlo ad esporre all’estero registrando successi insperati. Iniziò ad esporre a Parigi, proseguendo a Berlino e Zurigo, per poi tornare in Italia a Milano, a Genova e a Firenze. I dipinti di Luigi De Angelis entrarono nelle più importanti collezioni moderne. La sua arte suscitò l’attenzione di Pier Paolo Pasolini, che definì “povera metafisica carica di freschezza e di confusa e opaca malinconia”, in un articolo del 1943 sulla rivista bolognese “Il Setaccio”.

Abili mercanti d’arte compravano da lui a basso prezzo opere che vendevano in giro per l’Europa a prezzi esosi, contribuendo a diffondere l’immagine naif del “Barbiere d’Ischia”. Nonostante il suo nome divenisse famoso in tutta Europa, egli rimase povero, vittima di speculazioni degli avidi galleristi che gli compravano le opere a prezzo bassissimo per poi ricavarci lauti guadagni.

Il racconto di Ettore Settanni pubblicato nel marzo del 1957 fornì una esclusiva notizia pubblicata nella centralissima pagina due del quotidiano nazionale “Il Giornale”, ed aggiunse una nuova sfumatura al profilo artistico del De Angelis. Nella sua sosta nell’isola verde, il giornalista trovò l’artista, ormai settant’enne, “un po’ incurvato e con i capelli argentei ma con lo sguardo reso ancora più ampio sul suo mondo fatto di poesia, in cui ogni giorno ricomincia una nuova vita, come i miti viventi che non possono tramontare”. Il Settanni continuò raccontando della sua clamorosa scoperta: “Questo artista ormai conosciuto in tutto il mondo, le cui opere figurano nelle gallerie d’arte moderna e nelle collezioni più note, ad un tratto oggi si rivela compositore di canzoni. Quella intitolata Elisabetta, il cui sottotitolo dice testualmente – versi e musica di Luigi De Angelis echs barbiere – è un simpatico canto alla vita e all’amore. Sì, il buon Luigi mi ha confessato che la sua è un’ispirazione d’amore, che tutto muove: gli anni e le stagioni, la pittura e la poesia. Un ultimo amore cioè, che gli ha riempito il cuore di canto. Luigi De Angelis aveva già ritratto Elisabetta in due espressivi quadretti, ma quel giorno gli è venuto sulla chitarra, con la quale le cantava le più belle canzoni della sua gente, un motivo improvviso, un’invocazione. Quando il buon Luigi finì di parlare, io pensavo a quella passione intensa che accompagnò Goethe alle soglie della morte, sì che egli non si sentiva più solo dinanzi al mistero, e mi dicevo che forse così avverrà anche per Luigi De Angelis fra… cent’anni”.

Ebbene, ciò avvenne esattamente 9 anni dopo il racconto di Settanni: nel 1966 Gigi passò a miglior vita e, col senno di poi, possiamo affermare con certezza che ad accompagnarlo in questo infinito viaggio, è stato e sarà senz’altro l’amore e l’affetto di tutti noi fortunati eredi del messaggio racchiuso nel suo patrimonio artistico.

Fonte Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino

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