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venerdì, Aprile 19, 2024

L’orientamento giovanile e il “parlarci addosso”

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4ward di Davide Conte

La scorsa settimana ho avuto modo di accennare alla necessità di fornire ai nostri giovani maturati (nel senso squisitamente scolastico del termine) un incisivo processo di orientamento agli studi, da cominciare con largo anticipo rispetto al termine delle scuole medie (mi piace chiamarle ancora così) e facilitando in tal senso le loro possibilità di imboccare la strada giusta ed incontrare sempre minori difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro.
Confermo ancora una volta che il ruolo del dirigente scolastico delle scuole medie è fondamentale in tale processo, perché solo la sua lungimiranza potrà essere in grado di ottenere un risultato di livello almeno paragonabile a quello –ad esempio- già raggiunto in Lombardia e –manco a dirlo- nell’Europa che conta.
Accennavo anche, venerdì scorso, alla possibilità di ricollocare le nostre più antiche tradizioni nell’orientamento giovanile. La riscoperta della nostra agricoltura e dell’arte ceramistica, la rivalutazione della vitivinicoltura, la specializzazione nell’acquacoltura, la fondazione di un vero e proprio quanto stabile itinerario storico-culturale-naturalistico sopra e sotto il nostro mare, oggi rappresentano molto più di una semplice opportunità per pochi studiosi, bensì una ricchezza a portata di mano fin troppo trascurata dalla visione stereotipata dell’imprenditoria giovanile moderna.
Bene scriveva Antimo Puca, nel suo “Zero Assoluto” a pagina 12 dell’edizione di domenica scorsa del nostro Quotidiano, in merito a una “rivoluzione verde” che tocchi tutti i comparti operativi della nostra società; una visione neo-ecologica che abbandoni gli oltranzismi di un ambientalismo che nulla di concretamente positivo ha portato e porterà all’Isola, ma che sappia abbinare alla necessità di tutelare il nostro patrimonio naturale l’indifferibile sete di progresso e modernizzazione di cui una località turistica che si rispetti, proprio come Ischia, non può più sopportare la vana attesa.
A tale bisogno ormai primario, ben lontano da tempo dalla condizione di mera utopia e divenuto agli occhi di tutti un obiettivo tanto difficile da raggiungere quanto indispensabile per restare al passo con una concorrenza sempre più agguerrita di altre località europee, va aggiunta una valanga di buona educazione e, soprattutto, di buon gusto. Ho pubblicato la scorsa settimana su Facebook il manifesto dell’allora EVI presieduto dal compianto Sindaco, il Commendator Vincenzo Telese, che già ben cinquant’anni fa suggeriva alla cittadinanza una serie di piccoli, grandi attenzioni che, nel comportamento di ciascuno, costituivano a suo giudizio le basi della buona ospitalità. Un “regolamento” attualissimo ancora oggi, ancorché le risorse ben più ingenti a nostra disposizione per fare turismo in modo perfetto non ci esimono dall’assumere comportamenti al limite della più basilare civiltà, sia tra di noi che nei confronti dei nostri Ospiti provenienti da ogni parte del mondo.
A suo tempo l’Amministrazione Comunale remava nella direzione della crescita e del rispetto di chi “ci portava ricchezza”, cercando di educare in tal senso noi indigeni. Oggi, con la scusa che l’amministrazione pubblica è lo specchio dell’elettorato che l’ha votata, ci sembra quasi di poter giustificare i suoi orientamenti sempre più lontani da quelle scelte che servono alla crescita globale della comunità; e purtroppo questa linea di condotta trova pieno, acritico avallo da parte della gente, pronta a garantire il suo appoggio al potente di turno solo per concretizzare quelle piccole clientele personali che non giovano ad alcuno se non a sé stessi ed al proprio orticello.
Lo so, in tanti tra Voi Lettori abituali del 4WARD mi riterrete noioso su questo punto, ma come potrei fare mai a meno, da uomo libero, di continuare ad auspicare, finché avrò fiato in gola e voglia di scrivere, quel momento di confronto e sinergia tra pubblico e privato che porti finalmente ad un’agenda politica ritenuta condivisibile, rispettabile e indifferibile da ambo le parti? La forbice tra la gente e il palazzo sembra acuirsi sempre di più e non solo per il quasi totale disinteresse della cittadinanza verso la res publica, ma anche a causa del totale smarrimento di chi continua a seguire una rotta senza meta, solo per perseguire le proprie ambizioni personali o la tutela dei propri interessi professionali.
In definitiva, se da una parte bisogna concentrarsi per dare maggiori certezze agli Ischitani di domani, aiutandoli a scegliere nel migliore dei modi la strada del loro futuro “futuribilmente isolano”, dall’altra non possiamo dimenticare che senza una svolta decisa, qualitativamente parlando, del nostro contesto sociale, si tratterà probabilmente di assistere sconfortati all’ennesimo esercizio socio-pedagogico fine a sé stesso. Per poi riprendere a parlarci addosso sulla disoccupazione giovanile e su Ischia che “non offre nulla ai nostri figli”. Cui prodest?

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