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giovedì, Aprile 25, 2024

L’isola del tempo perso

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di Benedetto Valentino

Tre “emergenze”: politica turistica, traffico, identità.  Alcune domande ai tanti candidati a Sindaco del Comune di Ischia

 

“L’isola del Tempo perso” è un racconto per bambini e adolescenti di Silvana Gandolfi, edito da Salani.  L’autrice immagina due adolescenti, Giulia e Arianna, che, smarrendosi durante una gita scolastica, si ritrovano misteriosamente in un’isola con un vulcano; dalla sabbia nera sulla spiaggia affiorano miriadi di oggetti abbandonati; il tempo scorre lentissimo e tramonti durano giorni, così come le notti di luna.

Sono approdate sull’Isola del Tempo Perso, dove finiscono tutte le cose che sulla Terra si perdono: oggetti, speranze, idee, persone, perfino la pazienza!

Le due protagoniste del racconto, Giulia e Arianna si rendono conto che occorre intervenire, tornando nel mondo reale, per cercare di insegnare agli abitanti dell’isola l’importanza del tempo.

La similitudine con la nostra isola non è solo letteraria: anche qui gli abitanti hanno una percezione del tempo che non è simile a quella del resto del mondo.

Sull’isola – come nel racconto – il tempo scorre lentissimo e le occasioni perse si sprecano. Eppure si vive in maniera felice proprio perché gli abitanti non hanno percezione dell’altro mondo, quello in cui il tempo scorre veloce e frenetico.

Con lo stesso obiettivo delle due protagoniste del racconto proviamo a fare una serie di domande sulle “cose” da fare, sul tempo che abbiamo perso ad affrontare i nodi strutturali della nostra isola.

Tra pochi mesi il comune più grande dell’isola andrà alle urne per eleggere un nuovo sindaco e per rinnovare i suoi rappresentanti.  Lo fa in maniera stanca, senza entusiasmi, senza idee nuove e seguendo i suoi riti tradizionali: riunioni interminabili, parole al vento, inciuci, tradimenti e inganni. Con lo stesso rito che va avanti da anni, da decenni, senza rendersi conto che il mondo intorno ha un altro passo, un altro tempo e tutto stà cambiando in maniera vorticosa.

Proviamo a fare delle domande ai tanti candidati a sindaco del Comune per cercare di capire come vogliono colmare questo “gap” tra i tempo perso dell’isola e il tempo del resto del mondo che gira freneticamente intorno a noi.

 

Prima emergenza: quale politica “industriale” per il turismo. 

Siamo in una fase epocale di trasformazione sociale ed economica. Che può fare la politica e la classe dirigente che gestisce una monoeconomia, come quella turistica, che fino ad ora ha dato lavoro e benessere diffuso?

Da 40 anni circa il Comune ha adottato una politica economica – inaugurata da Enzo Mazzella- improntata alla “redistribuzione del reddito”, una sorta di spinta socialista in un territorio ricco che dava facoltà a tutti di partecipare al “grande banchetto” dei flussi sia privati derivanti dal turismo, sia pubblici.

Quei tempi sono finiti: non esistono più i flussi di denaro pubblico e i flussi di capitale derivante dal turismo sono ipertassati e con sempre minore redditività a causa di una ridesignazione del turismo mondiale, sempre più “low cost” e quindi con guadagni sempre minori e con l’aggravante delle agenzie on line che impongono percentuali capestro agli operatori. Può il comune continuare ad adottare una politica  socialista di tasse locali così esose?

Il comune unico è una chimera, l’Unione dei comuni (almeno per i servizi) è una utopia, il distretto turistico (neanche questo!) è rimasto sulla carta.  Possiamo continuare cosi?

A mio avviso no.  Quale futuro possiamo garantire ai giovani isolani continuando con questa politica?  I costi della N.U., dell’ICI a livello isolano sono tra i alti d’Europa e questo – insieme ai cambiamenti che abbiamo descritto prima – stanno portando al fallimento di tutte le piccole e medie imprese locali.

Si può continuare cosi? E fino a quando? Quale è la politica industriale per rinnovare il turismo?  Possiamo ancora pensare di affrontare i problemi con la stessa logica degli anni Ottanta?

 

La seconda emergenza è quella del traffico e dei servizi. 

Pochi giorni fa per i lavori pubblici in zona porto, l’isola è andata in tilt: la fila delle auto è diventata un serpente lungo kilometri. Quando ero adolescente esistevano pochi autobus, gestiti dal “mitico” Giuseppe Carcaterra, e la Sepsa non era stata ancora fondata.

Il terminal dei bus era in Piazzale Trieste. In quarant’anni quello spazio ad uso di pochi bus, oggi ne deve ospitare decine e decine.

A pochi metri di distanza, lo spazio adibito alla sosta dei microtaxi, che 40 anni fa era le tipiche motorette APE, oggi ospita centinaia di grandi auto adibite a taxi.

E’ possibile che nessuno si accorge che quello che 40 anni fa era lo spazio destinato al trasporto pubblico è diventato angusto perché bus e taxi si sono centuplicati?

E’ possibile che il piano traffico riguardi solo la zona centrale come Corso Colonna mentre – ad esempio – una ex mulattiera come Via Acquedotto adibita al traffico di pochi veicoli, oggi deve sopportare il peso di migliaia di auto?

E’ possibile che nessuno progetti, non dico realizzi, un interporto funzionale?

Le merci, le auto, le persone, i turisti ormai hanno numeri da città sia nei mesi invernali che in quelli estivi e non se ne accorge nessuno?  E invece si discute ancora con l’approccio mentale ai problemi con le stesse modalità di 40 anni fa? Come se la realtà non sia mutata?

E’ possibile che gli abitanti dell’isola non sentono l’esigenza di progettare modalità diverse del trasporto individuale?  E’ possibile che non esiste un terminal per ospitare biglietterie, sala d’attesa etc? Quanti finanziamenti sono andati persi perché nessuno ha progettato, ideato e pensato soluzioni, anziché trastullarsi in dibattiti inutili e in guerre personali per il potere?

 

Terza emergenza: l’identità dell’isola e la promozione.

Quale è l’identità di Ischia?  Per chiunque mastichi un minimo di comunicazione, prima di promuovere un brand, occorre capire quale è l’identità del “prodotto” che si vuole proporre.

Quale è l’identità di Ischia?  Esiste un’identità architettonica o l’ abusivismo che ha imperato per 40 anni ha cancellato ogni tratto ? Lo slogan in voga nei primordi del turismo era “Ischia l’ isola verde”.  Abbiamo ancora questa identità? Non sono tra quelli che credono irreparabili i danni subiti, anzi ritengo che Ischia conservi ancora molte delle sue peculiarità.  Ma quale piano di recupero è stato avviato? Da 40 anni  non esiste uno stralcio non di piano regolatore, ma neanche di dibattito. Che cosa intendono fare i candidati a sindaco sotto questo aspetto?

Quale politica urbanistica si intende attuare? Che cosa si intende fare – ad esempio- sul decoro urbano? E’ possibile pensare solo ad asfaltare strade? Quale soluzione per le pinete di Ischia?

Le manifestazioni promozionali. Da anni ormai la tendenza è quella di organizzare eventi di intrattenimento che piacciono sia agli isolani che ai turisti. Si tratta di una tendenza diffusa ormai in tutti i comuni italiani, dove ove giunta comunale si è “inventata” un’estate, “un maggio”, etc. con concerti, spettacoli e coutillon. Ma questo è un aspetto della promozione, quella “interna” al territorio. E per promuove invece Ischia  all’ esterno, come si faceva fino a 40 anni fa?

 

Intorno a noi un mondo si muove frenetico, sta cambiando tutto. Come recuperare “il tempo perso” da 40 anni?   Ecco, su queste domande spero si apra un dibattito.

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