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venerdì, Aprile 19, 2024

Le mani sulle spiagge, Marconi blocca la casta. Il capo dei porti mette ko Pascale & Co.

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Gaetano Di Meglio | Il ripascimento delle spiagge di Ischia con i soldi dei fondi rotativi ha subito uno stop che la casta locale non aveva previsto. Uno stop bello grande da superare che ha un nome che riecheggia in molti porti Italiani. Uno di quei nomi che quando lo pronunci entri nel gotha delle “grandi possibilità”. E nessuno ha detto che siano per il pubblico interesse, sia chiaro.
A Lacco Ameno non avevano fatto i conti con Renato Marconi. Si, la parte “tecnica” del Porto del Forio e manager da milioni di euro in giro per l’Italia. Uno di quelli nomi che accosti ai veri grandi del Bel Paese.
In ballo c’è la progettazione esecutiva del ripascimento delle spiagge isolane. Un appaltino da oltre 4 milioni di euro per la progettazione di interventi che si presume costino la bellezza di 29 milioni di euro e che la casta locale pensava di poter affidare in maniera “canonica”: agli amici degli amici. O, meglio, agli ispiratori.
Una brutta storia nata in quel di Lacco Ameno dove il sindaco in carica, pur di accontentare l’amica con cui faceva i bagni qualche estate fa, pretese di essere comune capofila. Capofila di un servizio che, fino ad oggi, sembra aver funzionato male e aver oliato per benino casta e dintorni…
Prima di leggere la pronuncia del TAR che sistema le cose fatte male dai lacchesi, è bene fare un piccolo sunto della vicenda.
I comuni dell’isola decidono di aderire al bando per i fondi rotativi (che vanno restituiti alla Regione entro 5 anni se i progetti non vengono completati) per effettuare la progettazione di un intervento comune alle sei municipalità e, invece di pensare a completare la progettazione delle fogne o di altri e più urgenti servizi, i comuni di Ischia pensarono bene di potare acqua alla “lobby del ripascimento” favorendo, così, l’idea di un tecnico molto vicino a qualche “giardino termale”.
Il comune dissestato e oggi terremotato di Lacco Ameno pubblica, mesi fa, la gara d’appalto. Questa inizia il suo iter fino a quando, però, la casta locale non si accorge che tra le partecipanti c’è chi non dovrebbe esserci. C’è questa “Acquatecno” di Renato Marconi che, appunto, avrebbe maggiori chance e rappresenterebbe una diretta concorrente dell’azienda che, invece, ha molti legami con i tecnici che hanno curato la gara stessa nonostante, per proteggersi da inghippi locali, la gara sia gestista dall’azienda consortile.
Ma leggiamo cosa ha deciso il TAR.
La Sezione quinta del tribunale amministrativo si è espressa in merito al ricorso proposto da Acquatecno S.r.l. quale Mandataria del Costituendo Rti, contro il Comune di Lacco Ameno che non si è costituito e ha disposto la riammissione della società di Marconi alla gara lacchese: «accoglie l’istanza di misura cautelare, e, per l’effetto, dispone la riammissione con riserva alla gara del raggruppamento appellante. Fissa, per la discussione, la camera di consiglio del 18 ottobre 2018».
Nella pronuncia del 22 settembre, inoltre, il tribunale ha considerato che «impregiudicata ogni valutazione sul fumus, ricorre, in relazione ai tempi di conclusione (entro il corrente mese di settembre) della fase procedimentale di valutazione evincibili dalla memoria di primo grado dell’Amministrazione, il caso dell’art. 56 Cod. proc. amm. dell’estrema gravità ed urgenza, tali da non consentire la dilazione fino alla camera di consiglio dell’intervento cautelare»
Un capovolgimento di fronte che arriva, forse in maniera inaspettata, dopo un’altra pronuncia, quella del 12 settembre dove, invece, il TAR aveva conto ragione a Marconi ma gli aveva alzato, lo stesso, “paletta rossa”
Il relatore nella camera di consiglio, aveva chiarito: «Ritenuto, al primo e sommario esame della sede cautelare, che il ricorso non presenti apprezzabili profili di fondatezza in quanto, a prescindere dalla eccezione di inammissibilità sollevata dal comune di Lacco Ameno in relazione alla mancata instaurazione del contraddittorio nei confronti di ASMEL Consortile s.c. a r.l.: a) la presentazione della busta contenente documentazione amministrativa eseguita via p.e.c. in data 23 aprile 2018 ore 12,43 non implicava automatica sanatoria della irregolarità della documentazione “caricata” entro le ore 12, prevedendo il disciplinare di gara che le offerte dovessero essere a cura dei concorrenti “inserite nel sistema telematico nello spazio relativo alla presente procedura”; b) di conseguenza il r.u.p. ha correttamente promosso la regolarizzazione a cura del concorrente invitando quest’ultimo, in un termine congruo, attesa la semplicità dell’adempimento richiesto, a caricare la “documentazione amministrativa correttamente firmata” “in piattaforma nella sezione soccorso istruttorio”» portando il tribunale a condannare Acquatecno al pagamento delle spese del giudizio cautelare “che liquida in euro cinquecento, oltre accessori di legge, con distrazione al difensore del comune di Lacco Ameno per dichiarato anticipo”.
Di fatto, il ripascimento delle nostre spiagge, oggi, è al centro di una vicenda giudiziaria dai toni accesi. Perché, nonostante la riammissione di Marconi, già penderebbe anche un ricorso al Consiglio di Stato contro la pronuncia del 12 settembre. Come abbiamo già detto molte volte, siamo davanti ad un’azione improvvida delle amministrazioni locali. Gli stessi protagonisti che hanno fallito con la gestione degli impianti di depurazione tra Casamicciola e Lacco Ameno oggi vorrebbero essere i nuovi “salvatori” delle spiagge. Anche perché, sia chiaro, se nei prossimi 3 anni non riusciamo a finalizzare tutta la procedura, saranno i comuni a dover rimpinguare i fondi regionali.

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