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sabato, Aprile 20, 2024

Le coppie in crisi e… Retrouvaille

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Mi piacque molto, nel ’94, quell’espressione di Silvio Berlusconi che nel parlare della terza età la definì “la fabbrica dell’esperienza”. A quasi cinquantadue primavere (quando questo editoriale uscirà anche on line il mio compleanno sarà trascorso da quattro giorni), benché dalla vita ci sia sempre tantissimo da imparare, credo di aver già maturato una serie di convincimenti importanti. E a due anni dal giro di boa della mia esistenza, ho messo su anch’io un piccolo opificio di ricordi, errori, episodi, soddisfazioni, delusioni, gioie e dolori da mettere a disposizione di chiunque, meritevole del consiglio richiesto e pronto a farne buon uso, dovesse averne bisogno.

Il primo pensiero che mi viene in mente in merito a questo incipit è rivolto –manco a dirlo- alla famiglia, quella in senso stretto, per intenderci. Credo sia inutile rimarcare, ad esempio, la difficoltà estrema nel vivere l’esperienza di padre, un mestiere difficilissimo che ogni giorno, ogni anno che passa, ti fa capire quanto possa essere importante e faticoso trasmettere ai tuoi figli quei valori in cui credi da sempre; ma soprattutto, quanto sia complicato accettare che quegli stessi valori possano rappresentare per loro una causa di “non conformità” ai maledetti standard richiesti con sempre maggior pressione dal contesto sociale in cui essi vivono e che è pronto a porli in discussione in nome della ricerca frenetica di “ben altro”.

Discorso simile può essere trasposto al matrimonio, il compromesso per eccellenza, il corollario di gioie e rinunce la cui armonia sembra così difficile da trovare e mantenere ma che, di base, se fondata su un vissuto ricco delle più svariate esperienze, sarebbe più che bastevole a consolidare il convincimento di condividere la tua vita con l’altro/l’altra e basarla sull’amore, il rispetto e il raggiungimento di obiettivi importanti: il tutto (e non è retorica) “nella buona e nella cattiva sorte”. Premesso che sotto questo profilo mi ritengo più che sufficientemente fortunato, devo dire che tra le mie amicizie e conoscenze ci sono tanti esempi di matrimoni solidi e durevoli, il cui collante non è sempre quello del benessere e della serenità; ma ce ne sono anche altri che davanti ai primi ostacoli (anche solo apparentemente seri) da superare, stanno mostrando tutti i limiti del loro legame di base. Una coppia, ad esempio, che da un bel po’ di anni non naviga certo nell’oro, sta riuscendo con mille sacrifici a mantenere unita una famiglia con ben tre figli, rimettendo in discussione sotto ogni aspetto il ruolo di ciascun componente, senza troppi fronzoli; un’altra, invece, dopo anni trascorsi in un ottimo tenore di vita, sta rischiando di sgretolarsi alla luce delle difficoltà occorse negli ultimi anni, non solo sotto il profilo economico.

E’ evidente che un matrimonio possa finire non solo per la classica infedeltà o per l’essersi invaghiti di un altro o di un’altra, ma anche per mille diverse motivazioni, a cominciare (giusto per fare un esempio) dal vedersi costretti a rinunciare al proprio status sociale, scaricando sul/sulla partner le responsabilità di questa improvvisa frustrazione; un passo indietro, questo, che non tutti riescono ad accettare e che spesso porta ad un’inevitabile disistima della persona che hai al tuo fianco, al punto da volerla rimuovere dalla tua vita al posto della tua stessa debolezza.

Provo profonda tristezza quando, lungo i miei passi, mi trovo difronte alla fine di un matrimonio, specialmente quando quella coppia, in un modo o nell’altro, ha rappresentato qualcosa di importante nel corso della mia vita. E proprio una di queste coppie, martedì sera, mi ha raccontato di un cammino molto importante che oggi la vede protagonista in una sorta di “apostolato sociale” estremamente gratificante. Sì, questi miei due amici, pochi anni fa, erano ad un passo dalla separazione: più che adulti, entrambi validi professionisti con figli ormai maggiorenni, stavano vivendo il dramma di una frattura apparentemente insanabile. Poi, sulla loro strada, è comparsa la luce di Retrouvaille. Vi sarò onesto: sono stato colto di sorpresa dal fatto di non conoscere per niente l’esistenza di questo servizio (perché tale è la sua definizione corretta), ma ancor di più dall’aver scoperto che questa coppia di amici, dopo aver ritrovato la sua perfetta armonia, oggi è parte integrante del team Retrouvaille, mettendo a disposizione di tante altre coppie in difficoltà la sua esperienza di vita.

Retrouvaille –si legge dal sito www.retrouvaille.it – è una parola francese che significa “ritrovarsi”. Vuole essere un segno di speranza per queste coppie, un raggio di luce in una società dove i mass-media propongono come unica alternativa ai problemi di coppia la separazione o il divorzio. Retrouvaille è di orientazione cattolica, ma è aperta a tutte le coppie sposate, senza differenza di affiliazione religiosa, o sposate civilmente o conviventi con figli, vuole tendere una mano e offrire un cammino di speranza, per rimettere in moto il “sogno” che li ha accompagnati e fatti credere nel matrimonio e nella famiglia. Retrouvaille offre un messaggio diverso dai temi attuali di autogratificazione e autonomia. Il programma Retrouvaille aiuta a scoprire come il processo di ascolto, perdono, comunicazione e dialogo sono strumenti potenti nella riconciliazione tra gli sposi e per recuperare un rapporto di coppia duraturo, anche dopo il tradimento e la separazione.”

Scrivere su un giornale significa anche lanciare appelli e suggerimenti che vanno oltre le proprie personalissime opinioni. Ecco perché, oggi, spero vivamente che tutte le coppie in difficoltà (sia quelle che conosco che le tante altre di cui non sono a conoscenza), nel leggermi, possano vedere in Retrouvaille la speranza che avevano perso definitivamente e, al pari dei miei due amici che me ne hanno parlato per la prima volta (e che ora amo e ammiro ancora di più per l’importante servizio che stanno rendendo al prossimo grazie alla loro drammatica esperienza ormai alle spalle), ritrovare definitivamente la loro serenità.

Mai come questa volta, l’appello può apparire scontato, ma… fatemelo passare: LEGGETE E DIFFONDETE!

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