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venerdì, Aprile 19, 2024

Le avventure di Capitan Onofrio Esposito con il suo miglior amico: il cane

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Elena Mazzella | “I cani aspirano tutti ad avere un padrone. Cani che amino la libertà più del padrone non se ne sono ancora visti”
Con questa frase tratta dal libro di Carlo Cassola pubblicato da Rizzoli nel 1977, vogliamo introdurre la storia di questa settimana ritrovata presso gli archivi dell’Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino, pubblicata nel 1954 sul quotidiano Il Mattino a firma di Mi.Gr.
La storia in questione, titolata “Solo un cane davanti alla casa del vecchio lupo di mare” affronta il tema atavico del rapporto tra l’uomo e il cane: un rapporto emotivo che risale a quattordicimila anni fa, secondo uno studio di un ritrovamento di una tomba risalente al Paleolitico, in Germania in cui furono rinvenuti i resti di un cane, un uomo e una donna.
Come spesso ci accade in questa rubrica, le storie riemergono dal passato perchè vogliono essere raccontate e ricordate affinchè continuino a rivivere nella memoria del presente per essere tramandate al futuro. Con questi presupposti vogliamo riproporvi questa commovente storia, che merita di essere raccontata nella sua versione originale, ridando vita alle avventure del Capitano Onofrio Esposito con il suo cane, sperando che possano essere da esempio per il rispetto che dobbiamo ai nostri amici animali, dai quali abbiamo molto da imparare, ancora.
Il Capitano, originario di Monte di Procida, negli anni precedenti al racconto che stiamo per proporvi, solcava i mari del Golfo di Napoli, garantendo con la sua imbarcazione il rapporto di scambio delle merci da Ischia verso la terraferma e viceversa.
“Quasi ogni sera i bambini del quartiere si riunivano intorno al vecchio Onofrio Esposito; si sedevano in terra, in circolo, ed il vecchio capitano raccontava loro le sue avventure.
I bimbi, con gli occhi spalancati ed il respiro sospeso, si nutrivano di storie favolose che narravano di terre lontane, di selvaggi, di terribili tempeste, di strani e fantastici animali, di pesche miracolose. E quando ormai si faceva quasi notte, il capitano Onofrio tentava di interrompere i suoi racconti, i ragazzi lo imploravano di continuare ancora per un pò, desiderosi di viaggiare con la fantasia ancora per un po’ di tempo. Allora il vecchio, con un breve borbottio, ricominciava.
A quelle riunioni partecipava anche un cane, un grosso lupo alsaziano; appena i piccoli ascoltatori avevano preso posto, il cane si accucciava vicino al padrone e vi rimaneva per ore ed ore immobile, senza dare un minimo segno di impazienza. Ogni tanto dava un piccolo guaito, a testimoniare la sua presenza, ed allora il vecchio lo accarezzava sul capo e diceva: “Lui si ricorda bene, mi ha seguito in tutti i miei viaggi.
La storia di Onofrio Esposito è fatta di coraggio ed intraprendenza. Egli inftti non esitò a lasciare la propria terra natia, per intraprendere la via del mare che agli ovvhi di un quindicenne appariva piena di avventure e mondi da scoprire. Lasciò la sua casa, a Monte di Procida, appena quindicenne e si imbarcò come mozzo su di un veliero. Dopo molti viaggi e sacrifici, era riuscito a mettere da parte una cospicua somma di denaro che gli permise di acquistare un bastimento a vela con il quale approdava spesso ad Ischia per traghettare merci. Diventò così Capitan Onofrio. Un giorno in una terra lontana, aveva trovato un cucciolo abbandonato. Il marinaio l’aveva raccolto, l’aveva nutrito e, da quel giorno il piccolo cane era diventato il suo migliore e fedele amico.
Man mano che gli anni passavano, dopo quarant’anni di avventure per mare, dopo aver attraccato e salpato in innumerevoli porti, il Capitan Onofrio ormai vecchio e stanco, salutò i suoi amici, la sua nave, il suo cane, e fece ritorno nella sua terra natia.
Triste triste si avviò verso la piccola casa che lo aveva visto partire quindicenne, pieno di sogni e di ambizioni che aveva ormai realizzato.
Ormai era solo, i suoi erano tutti morti: al vecchio navigatore non restava altro che attendere in pace quel “famoso momento” e rivivere in sogno i vuoi avventurosi viaggi.
Una notte, era orma passato un anno, Capitan Onofrio sentì che qualcuno stava grattando alla sua porta: si alzò, andò ad aprire e chi vide? Il piccolo cucciolo che aveva raccolto in quella lontana terra. Il cane si strofinò dolcemente al suo padrone e lo guardò con occhi imploranti. Sembrava che gli dicesse: “anche io sono vecchio e stanco di navigare, tienimi con te, pure io sono solo, ci terremo compagnia come abbiamo fato per tanti anni”.
Da quel giorno il vecchio fu visto sempre in compagnia del cane; i piccoli che avevano conosciuto la bestia attraverso i racconti del padrone, quando la conobbero in carne ed ossa cominciarono a sentore per essa un grande rispetto e, in fondo in fondo, un po’ di invidia. E passarono altri anni. Ormai la figura del vecchio uomo di mare che girava in compagnia del suo cane era diventata familiare nel paese. Era diventata un’abitudine, per i bambini, correre al tramonto da Capitan Onofrio, che aveva la barba candida e la voce tremolante.
Una sera però, pochi giorni fa, i bimbi trovarono la sua porta chiusa. Bussarono ma nessuno aprì; dall’interno della casa udirono solo un guaito. I piccoli allora, prevedendo che qualcosa di terribile fosse accaduto, con il pianto nella voce, chiamarono aiuto. Vennero degli uomini, sfondarono la porta ed entrarono. Seduto sulla sua poltrona come quando raccontava, Padron Onofrio stava immobile con gli occhi chiusi; sembrava sorridesse.
Vicino a lui, il suo cane stava accucciolato, ed ogni tanto guaiva malinconicamente.
Ormai è passata quasi una settimana dalla morte del Padron Onofrio Esposito. Ai suoi funerali tutti i marittimi del suo paese hanno portato dei fiori. In chiesa, alla messa funebre, gli uomini hanno voluto che ci fosse la “bandiera della gente di mare” ed era un bambino a portarla.
I piccoli hanno pianto quasi tutti, per un po’ di giorni. Poi, come doveva succedere, hanno dimenticato il loro grande amico. Ogni tanto qualcuno ricorda i suoi strabilianti racconti, e forse sospira un pochino, ma pure questo passerà presto.
Davanti alla piccola porta della casa del vecchio lupo di mare, ormai non c’è più nessuno. Ma che dico? C’è ancora qualcuno che piange e il suo lamento di notte sono in molti a sentirlo. E’ il cane; da una settimana la bestiola non si muove da quell’uscio, sta accovacciata in silenzio, immobile.
Di notte però, quando nessuno lo vede, il cane si alza, e con le zampe incomincia a grattare la porta a lungo, quasi con impazienza. Poi, stanco e deluso, si accuccia un’altra volta, rivolge il suo sguardo verso il mare e dà un lungo, doloroso guaito”.

Fonte: Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino

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