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giovedì, Aprile 18, 2024

L’altro, il nemico

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Riccardo Sepe Visconti | Odio i terroristi. Li odio con forza e con rabbia. Odio la loro viltà, uguale a quella della Camorra. Ciò non ostante credo nell’integrazione, nella tolleranza, nell’uguaglianza di tutto il genere umano, senza nessuna possibile eccezione. Sono napoletano, abituato alla discriminazione sociale, ma anche alla fierezza dell’appartenere alla genia di un grande, grandissimo popolo. E penso che ognuno abbia il sacrosanto diritto d’essere fiero delle proprie radici. Amo il verbo “costruire”: sono figlio di un ingegnere che costruiva case per le persone. Costruire è bellissimo: si costruisce un amore, un sogno, un regno, un teorema, un rapporto… L’idea in sé del costruire mi affascina perché prevede intelligenza, genio, chissà è forse da qui che parte il termine “ingegnere”. Mi piacerebbe essere un “ingegnere/costruttore” di rapporti umani, di civiltà, di progresso, di crescita collettiva; forse nel mio piccolo (col mestiere che faccio) lo sono anche un po’. Lo scrivo ancora una volta: mi piace costruire ed è per questo che tra un muratore ed un combattente io preferisco il primo. C’è gente che quello che desidera va a prenderselo sottraendolo agli altri e c’è chi ciò che desidera se lo costruisce con le proprie mani. Da una vita lavoro per costruire, un pezzetto alla volta, ciò che sono e ciò che desidero condividere con gli altri. Mi piacerebbe che facessero tutti così… Ma esistono i guerrieri! Ed allora, quando ciò che ho costruito è minacciato da un uomo di guerra io devo stringere i denti, abbandonare i miei strumenti di lavoro, accantonare la mia serenità ed impugnare un’arma, per difendermi. L’ “arma” prende forme e sembianze diverse (tutte offensive o minacciose): una pistola o una spada, ma anche un modo di pensare, di scrivere Leggi, di alzare barricate o creare ghetti, invocare credo religiosi, filosofie discriminatorie, teorie di supposta superiorità, o più semplicemente assumere atteggiamenti violenti. Mi ritrovo a dover fare i conti con l’insopprimibile “homo homini lupus”! Questa guerra ci acceca, ci rende vulnerabili, offende la pietà, il ragionamento, il senso della stessa civiltà… Si arriva a temere (odiandolo) l’ “altro”. Senza provare a comprenderlo, a guardarlo come un nostro simile: l’altro è altro e basta. E di conseguenza è pericoloso. O potenzialmente tale! Ed è in quell’ipocrita e minacciosissimo “potenzialmente” che risiede il principio di tutti i razzismi. Se una donna porta un velo in testa è “altra” rispetto alla nostra gente. E come tale è potenzialmente pericolosa! Ed io – e noi – in quel “potenzialmente pericoloso” rischio di perdere tutto ciò che in una vita intera ho costruito. No, non posso permettere ad un velo di farmi paura. Non voglio lasciare che “altro” diventi sinonimo di “nemico”. ALTRO potrebbe essere un ottimo spunto per costruire, un passo alla volta, NOI.

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