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giovedì, Aprile 25, 2024

L’aggressore di Procida condannato a 8 mesi

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Il ventisettenne procidano Micheal Terzo, arrestato domenica scorsa dai carabinieri, è stato giudicato dal tribunale di Napoli con il rito per direttissima. Condannato ad otto mesi di reclusione senza la sospensione condizionale, per essere stato riconosciuto colpevole di resistenza, violenza e minaccia nei confronti dei pubblici ufficiali intervenuti per bloccarlo all’interno di un bar dove cercava di avere una violenta discussione con il proprietario del locale ed alcuni avventori. Il giudice ha ripristinato gli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto nella immediatezza dei fatti su ordine del pubblico ministero in attesa del processo.
Il giovane è un personaggio conosciuto alle forze dell’ordine, per avere diversi precederti penali per reati contro il patrimonio, per essere stato più volte fermato in possesso di sostanze stupefacenti e soprattutto per la sua indole violenta. Il processo ha dimostrato che Terzo nell’occasione è entrato all’interno del bar già in uno stato confusionale, molto probabilmente legato all’assunzione di sostanze alcoliche, di psicofarmaci, tant’è che una volta bloccato, i sanitari hanno dovuto iniettare diversi calmanti prima di renderlo inoffensivo. La sua azione, comunque, all’atto di entrare nel locale, era preoccupante, tant’è che senza un giustificato motivo si era scagliato minacciando ripetutamente il proprietario e tutti gli altri presenti che erano intervenuti per calmarlo. Nessuno è riuscito a frenare i suoi istinti, tanto da rendersi necessario l’intervento dei militari guidati dal maresciallo Dario Di Meglio, comandante della Stazione di Procida. Alla vista dei militari, il giovane ha avuto una reazione per nulla pacifica, anzi è diventato ancor più violento. Puntando dritto verso le divise degli uomini dell’Arma: scalciando, aggredendoli, cercando in tutti i modi di fare del male. Ci sono voluti ben tre carabinieri per renderlo inoffensivo, utilizzando tutte le dotazioni a disposizione per poterlo trasportare in sicurezza prima al pronto soccorso e poi in caserma. C’è voluta qualche ora per farlo ritornare un uomo normale e non più aggressivo, e solo allora, con le dovute garanzie, il pubblico ministero ne ha disposto il mantenimento in stato detentivo nel suo domicilio.
Il giudice non ha avuto dubbi sulla penale responsabilità dell’imputato, notoriamente riconosciuto quale tossicodipendente. Una schiavitù dalla droga che lo conduce molto spesso ad atti inconsulti che in questo caso gli sono costati la condanna ad otto mesi e la permanenza in casa fino a nuova disposizione dell’autorità giudiziaria.

[foto di repertorio]

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