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sabato, Aprile 20, 2024

La Siena e il Safari

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Sul parcheggio della Siena – Lunedì ho pranzato tête-à-tête con mio figlio Alessandro al Ristorante Pirozzi: lui una pizza gustosa e ricca di ingredienti ottimamente abbinati, io un piacevolissimo carpaccio con grana. Eravamo in veranda e, di conseguenza, non abbiamo potuto fare a meno di osservare da posizione privilegiata il cantiere del parcheggio della Siena e del relativo auditorium. Si tratta di un’opera a cui tengo molto e non solo perché quel project financing fu attuato dall’Amministrazione Brandi di cui, come tutti sapete, ho fatto parte. Credo fermamente che quel parcheggio, auditorium compreso, possa rappresentare un serio momento di rilancio -politica permettendo- della “mia” Ischia Ponte, in primis attraverso un processo di seria pedonalizzazione con ogni genere di servizio che contribuisca a non complicare la vita a nessuno.

 

Qualcuno di Voi potrà legittimamente chiedersi come mai ho avuto bisogno di un pranzo per osservare un cantiere davanti al quale passo quasi ognigiorno, visto che vivo e lavoro a circa cento metri di distanza. Parlavo, poc’anzi, di “posizione privilegiata”, stando dall’alto e, di conseguenza, con la possibilità di notare alcuni particolari che sfuggono alla vista in piano. Primo tra tutti, il numero di operai al lavoro: ben tre. Sì, avete capito bene: nei circa quaranta minuti del nostro pranzo, non siamo riusciti a contare più di tre operai, di cui due intenti a sorvegliare le attività di una grande trivella (mi si perdoni il termine improprio, qualora lo fosse) e un terzo che, presumibilmente, ne controllava i comandi da una postazione distante. L’impressione del profano, dopo ormai diversi anni dall’inizio dei lavori, è che se da una parte l’auditorium dicono sia stato ultimato (sarebbe praticamente pronto all’interno), dall’altra il resto delle opere di scavo che dovranno consentire l’installazione del prefabbricato costituente il vero e proprio parcheggio sembrano procedere in modo tutt’altro che spedito, mostrando un livello che sembra non mutare e, soprattutto, la presenza imperante dell’acqua della fonte Mirtina mista a quella di mare. Non sono un tecnico, lo sapete, né amo cimentarmi in valutazioni che comportino competenza specifica o, perlomeno, opportuna documentazione, senza dotarmi di una delle due a portata di mano. Ma da cittadino, a questo punto (e non solo per il numero di operai che ho visto lavorare), sono estremamente preoccupato sui tempi di ultimazione di questo cantiere. Ho grossa stima di Pino Mattera, l’architetto progettista, sicuramente uno dei guru in circolazione in questo genere di opere, ma temo che al punto in cui ci troviamo la speditezza dei lavori sfugga finanche al suo stesso controllo ed alla sua volontà. Così come ho auspicato che per il parcheggio ex Jolly ci possa essere un incontro pubblico per tranquillizzare in modo serio e definitivo sia le persone serie sia i soliti buontemponi preoccupati ex post da tale realizzazione, spero si possa fare ugualmente per lo stato dell’arte del cantiere di proprietà dell’Avvocato Santaroni, che pur ricadendo in area privata, ci tocca tutti direttamente. E non solo perché ci sono in ballo anche soldi pubblici!

Su Ischia Safari 2017 – Non posso, a differenza della prima edizione dello scorso anno, scrivere ogni bene di “Ischia Safari” di quattro giorni fa: ne risentirebbe non poco la mia proverbiale obiettività. Vi sarà facile rispolverare on line il mio 4WARD di settembre 2017, quando lo recensii positivamente titolando senza indugio “Un Safari da ripetere”, anche in considerazione che tutto quanto espresso per la prima volta poteva certamente essere migliorato, principalmente in virtù dell’altissima qualità della location, degli organizzatori e dei tantissimi addetti ai lavori partecipanti, il cui lavoro quest’anno ha aggiunto alla nobile causa del sostegno agli studenti dell’Istituto Alberghiero anche la donazione a favore delle zone terremotate di Casamicciola e Lacco Ameno. Credo, a mio modestissimo giudizio, che quest’anno sia stato compiuto addirittura qualche passetto indietro. Avrei evitato, con tutto il rispetto per l’ottimo gruppo che tanto si sta dando da fare per raccogliere fondi per le nostre zone terremotate suonando musica di qualità, il relativo volume eccessivamente alto nelle zone immediatamente circostanti, ma questo è un dato relativamente importante. Doveva invece essere ampiamente previsto il fortissimo aumento delle presenze, evitando così di incorrere in un congestionamento del traffico sin dalla Pannella e delle aree di parcheggio del Negombo e del Califfo, magari creando un servizio navetta che, a posti ultimati, evitasse l’inutile e caotico assembramento di veicoli in direzione San Montano che ha letteralmente imprigionato molti automobilisti e potenziali ulteriori partecipanti. In secondo luogo, dopo l’esperienza della prima edizione, l’organizzazione avrebbe dovuto provvedere a tre importanti precauzioni, per evitare che già intorno alle ventidue e trenta molti degli stands dell’area centrale rimanessero senza nulla da offrire, sbaraccando: 1) ipotizzare una seconda data, fermando la vendita degli ingressi (45 euro a persona, va ricordato) ad un determinato orario; 2) riducendo il prezzo dell’ingresso per coloro i quali, impossibilitati ad accorrere come tanti sin dalle 19.30 e giungendovi circa due ore più tardi, fruissero della serata ad un costo ridotto al pari delle fruizioni disponibili da quell’ora in poi; 3) approvvigionarsi adeguatamente di materie prime, in modo da evitare questo spiacevole accadimento occorso a molti buongustai ritardatari ma pur paganti; proprio come me, mia moglie e le due care amiche in nostra compagnia.

Tutti i contesti, volente o nolente, possono e debbono prendere atto di qualche defaillance, in particolare quando, come nel mio caso, una critica viene rivolta in modo esclusivamente e notoriamente costruttivo. Il format è ormai collaudato, le risorse ci sono, la partecipazione è garantita: e come diceva Giobbe Covatta, “Basta poco, che ce vo?” per un successo globale realmente a portata di mano. Ciò detto, attendo con ansia la terza edizione, nella speranza che tutto raggiunga quella perfezione grazie all’opera di chi continuerà –ne sono certo- a condurre le sorti di questa splendida idea tutta ischitana, augurandomi altresì di non dover rinfacciare, nella recensione 2018 (se Dio vorrà) il più classico dei “perseverare autem diabolicum”.

2 COMMENTS

  1. Parcheggio Siena: ottima idea il parcheggio visto che ad Ischia sembra di stare sul raccordo anulare di Roma. Considerazione : penso che non bisogna essere un “guru” x prevedere che scavando a 50 metri dal mare si trovava subito l’acqua nel sottosuolo.
    Ischia safari: ma ad Ischia si riuscirà mai a fare qualcosa fatta veramente per Bene?

  2. Ma perché questo mega-progetto dovrebbe costituire un “serio momento di rilancio di Ischia Ponte, in primis attraverso un processo di seria pedonalizzazione”, come afferma Davide?
    Il parcheggio già c’era, e anzi forse alla fine ci saranno pure meno posti auto a disposizione: non cambia un bel niente per la comunità.
    L’auditorium rilancerà Ischia Ponte? Qualche raro concertino o spettacolino durante l’anno?
    Suvvia, siamo seri… è un progetto tutto ad uso e consumo di Santaroni a cui è stato permesso di edificare centinaia e centinaia di metri quadri nel meraviglioso borgo di Ischia Ponte, mentre al povero cristo non è permesso di farsi una casetta nemmeno in periferia per mettere su famiglia.
    Voglio vedere se tra qualche anno non verrà in mente di trasformare le cubature dell’auditorium in qualcos’altro di più redditizio..

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