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venerdì, Aprile 19, 2024

La Procura sconfessata in Cassazione, rigettato il ricorso contro Antonello D’Abundo

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Paolo Mosè | La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura della Repubblica di Napoli nei confronti di Antonello D’Abundo. Una scelta, quella dell’accusa, dopo che il tribunale del riesame di Napoli aveva di fatto annullato il provvedimento coercitivo agli arresti domiciliari ed equiparandosi ad una decisione della stessa Corte di Cassazione che aveva confermato il provvedimento degli stessi giudici della “libertà” che escludeva l’ipotesi di reato di tentata concussione in concorso con il sottufficiale della Capitaneria di Porto Giovangiuseppe Ferrandino, che ha seguito la sua stessa sorte.

Nella sostanza il pubblico ministero aveva ricevuto dal giudice per le indagini preliminari la misura degli arresti domiciliari e tenendo ferma l’ipotesi di tentata concussione. Avverso tale ordinanza i difensori di D’Abundo e Ferrandino proposero istanza al riesame che accolse le lamentele del collegio difensivo ordinando la remissione in libertà ed escludendo la concussione, ma ritenendo una corruzione. Con questa decisione di fatto si coinvolgeva Ciro Castiglione, l’albergatore che denunciò i rapporti intercorsi con i due indagati. Una decisione che per la Procura sarebbe stata una mezza sconfitta. Da qui la volontà di presentare ricorso ai giudici della legittimità, i quali hanno stabilito che era corretta la contestazione modificata dal riesame, ma riteneva carente la motivazione dei giudici napoletani in ordine alle esigenze cautelari. Gli atti sono ritornati a Napoli e questo aspetto è stato nuovamente valutato dal riesame con l’intervento della Procura in difesa della sua concussione. L’ordinanza, la seconda, del riesame è stata ferma nel respingere la contestazione “madre” e ha approfondito le esigenze cautelari che di fatto si erano del tutto escluse. Non contenta di questa decisione, la procura della Repubblica è tornata alla carica presentando un nuovo ricorso in Cassazione con le medesime argomentazioni e modificando ed arricchendo la concussione. Le due posizioni, quelle di D’Abundo e Ferrandino, non si sono discusse insieme. I giudici si sono espressi sulla posizione di Antonello D’Abundo dichiarando l’inammissibilità del ricorso e le cui motivazioni si conosceranno tra qualche giorno, mentre quella di Ferrandino è prevista nei prossimi giorni. La decisione sarà simile, in quanto le posizioni sono strettamente collegate e i fatti sono identici.

Il pubblico ministero oggi è in difficoltà, in grande difficoltà. Avendo già notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari confermando l’accusa di tentata concussione. Con dei provvedimenti contrari e che bocciano il teorema, appare quasi impossibile che possa insistere nel chiedere il rinvio a giudizio per questa stessa accusa.

Su che si basa questa accusa? In primis su un televisore che peraltro è stato restituito ad Antonello D’Abundo, che secondo l’accusa sarebbe stato acquistato dall’albergatore Castiglione per poi regalarlo al maresciallo della Capitaneria. Quel televisore è stato rinvenuto a casa del D’Abundo all’atto della perquisizione ed è stato pagato regolarmente da lui, e lo dimostrano gli scontrini fiscali. L’altra circostanza è legata a dei presunti pagamenti per delle vacanze in Puglia che il Castiglione asserisce di aver versato il dovuto tramite un’agenzia ricollegabile al suo gruppo. La difesa, invece, sostiene di aver dimostrato che il Ferrandino si era procurato le vacanze con l’aiuto del D’Abundo che era notoriamente un agenti di viaggi e di aver pagato regolarmente quanto dovuto. Tutto registrato nel suo computer, che è stato sequestrato e poi utilizzato per estrapolare i dati che hanno consentito alla difesa di sconfessare le accuse della procura della Repubblica.

 

 

 

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