fbpx
giovedì, Marzo 28, 2024

Ischia e le sue forme: elegia in bianco e nero. Gino Di Meglio espone al MART

Gli ultimi articoli

Esistono doni che lasciano il segno. Per Gino Di Meglio, avvocato ischitano che da decenni immortala il proprio contesto, tutto ebbe inizio più di quarant’anni fa grazie a una Pentax Spotmatic f, fotocamera reflex di prim’ordine regalatagli a sedici anni dalla madre. Da allora, Di Meglio fotografa un solo soggetto: Ischia, l’isola nella quale da sempre risiede. Fermo difensore dell’analogico – ovvero dello scatto e dello sviluppo manuale, in contrapposizione al digitale – Di Meglio presenta a Rovereto 45 fotografie di grande formato, realizzate con la sua Linhof Master Technika e stampate con tecniche poco note o quasi estinte, “perché la riscoperta di processi fotografici storici, o alternativi a quelli industriali di massa, possa incuriosire un pubblico di ogni età”, e ispirare nuova attenzione alla componente manuale dell’arte fotografica. Una prima sezione – 25 stampe inedite, di formato 30×40, realizzate con la tecnica della gomma bicromatata – ha per tema le forme. Particolari architettonici dell’isola di Ischia che hanno colpito l’autore per elementi arrotondati che “riassumono in sé e rievocano la tradizione mediterranea, e trasmettono un’armonia più completa rispetto all’angolo vivo” sono qui immortalati tramite un processo dalla storia antica. Messa a punto nel 1855 dal chimico francese Alphonse Louis Poitevin, la tecnica della gomma bicromatata (detta anche “acquatinta” per il colore assunto dell’acqua di spoglio) utilizza gomma arabica, bicromato di potassio e un pigmento, aggiunto per colorare l’emulsione. Il risultato finale dell’immagine, che non viene mai ritoccata, è determinato solamente dalla tecnica utilizzata. Questa tecnica richiede pazienza e grande perizia manuale. Sin dai suoi esordi, le fotografie realizzate con la gomma bicromatata risultarono talmente avvincenti da gareggiare con le opere degli esponenti del pittorialismo. Una seconda sezione, dedicata alla flora ischitana, consta di dieci stampe argentiche 50×60 su carta baritata Bergger Prestige. Questo tipo di carta, di qualità eccelsa, viene ottenuto da stracci di cotone, lino o legni di vario tipo (pino, abete, pioppo o castagno). Tra la carta e l’emulsione viene steso un sottilissimo strato di solfato di bario: la purezza del suo bianco determina i bianchi della stampa, e permette di distinguere tutta l’ampiezza dei toni del grigio. Sulla carta baritata viene poi fissata un’emulsione fotosensibile costituita da alogenuri d’argento. Un viraggio finale nel selenio dona alle immagini un’intonazione di inconfondibile dinamismo, e favorisce una conservazione d’archivio ottimale perché impedisce l’ingiallimento. L’ultima sezione, anch’essa dedicata alla natura di Ischia, comprende dieci stampe Lith 50×60. Il procedimento di stampa, analogo a quello seguito per le baritate, differisce per il tipo di acidi utilizzato, e può richiedere un’intera giornata di lavoro. Attraverso specifici bagni chimici di sviluppo, le tonalità cromatiche virano verso il marrone bruciato, donando all’immagine alte luci (questo il nome delle zone chiare) più fini e sottili, e una complessiva drammaticità; se trattate con viraggi al selenio, all’oro e al seppia, permettono combinazioni che vanno dal bleu al giallo ocra. La mostra “Ischia e le sue forme. Elegia in bianco e nero” sarà visitabile negli spazi della Biblioteca Civica “G. Tartarotti” dal 30 giugno al 25 luglio.

 

Commenti del prof. Luca SORBO Docente di Storia della Fotografica – Cattedra di Archiviazione e conservazione della Fotografia Presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli

Fotografia come preghiera laica Le fotografie di Gino di Meglio sono dei mondi da esplorare, c’è una preziosità stilistica che sorprende l’occhio e lo obbliga ad interrogarsi sulla natura profonda del reale. Le scale di grigio delle sue foto sono onde emotive da cui lasciarsi cullare, la ricchezza dei dettagli è un mondo in cui perdersi. Il nostro sguardo resta imprigionato nell’eleganza, nella sensualità delle sue gomme bicromatate, tra le più belle che abbia mai visto. Il suo lavoro non ricorda le melense ricerche dei pittorialisti italiani, come un occhio superficiale potrebbe supporre, ma si ricollega ad una delle tradizioni più fervide che ha attraversato la storia della fotografia. Alla fine degli anni ’30 in America nacque un gruppo di fotografi che volle chiamarsi “f:64”, riferendosi al diaframma che utilizzavano nella ripresa per ottenere la massima nitidezza. I principali esponenti furono Ansel Adams e Edward Weston, il loro principale scopo fu quello di raccontare con la fotografia la bellezza dei paesaggi, degli oggetti e dei soggetti che riprendevano. Furono, a mio parere, come dei sacerdoti che codificarono una metodologia di ripresa, sviluppo a stampa che costituisce anche oggi un rituale a cui attenersi per ottenere la massima scala tonale ed i dettagli più fini. Questa, lungi dall’essere una sterile ricerca tecnica, era una metodologia per dimostrare la propria devozione verso i soggetti che erano all’interno dell’inquadratura. Sono convinto che queste immagini possono essere interpretate come delle preghiere laiche, un modo per esprimere il proprio sentimento di gratitudine verso il Creato. Ansel Adams fotografò il paesaggio americano perché voleva preservarne la bellezza e, per ottenere questo scopo, sviluppò una sapienza tecnica di altissimo livello inventando il metodo zonale: voleva realizzare foto così belle che poi nessuno avrebbe osato distruggere quel paesaggio, sentiva il dovere di registrare ogni sfumatura, ogni dettaglio di quel mondo che tanto amava. Era, a mio parere, una vera e propria esperienza mistica, che cercava attraverso la fotografia un contatto con Dio. Edward Weston cercò la poesia delle forme con le sue immagini delle dune, delle rocce. La sua foto al corpo nudo di Tina Modotti è una vera propria ode alla bellezza della donna ed una dichiarazione d’amore alla sua amata, intensa, vera, necessaria. Credo che Gino sia un seguace di questa religione, vive anche lui l’ossessione per la ricerca del bello che ha dominato la vita di Ansel Adams ed Edward Weston. Nelle sue foto riviviamo il senso profondo di questa ricerca che tanto ha influenzato la storia della fotografia. Gino è un avvocato di successo e conosce bene la meschinità e la mediocrità che la quotidianità ci regala, ma ad essa non si è arreso. E’ un uomo concreto sicuro di sé, ma ha conservato l’innocenza, l’ingenuità e la capacità di lasciarsi sorprendere. Vive ad Ischia e sono sicuro che da bambino debba aver vissuto lo stupore per la forza dei tramonti, per la potenza del mare in tempesta, debba essersi immerso nel fascino di una delle isole più belle del Mediterraneo. Ritengo che abbia interiorizzato tutta questa bellezza e l’abbia preservata dalle brutture della vita ed oggi ha deciso di viverla in tutta la sua pienezza. Credo che il presente lavoro sia solo una prima tappa, credo che ci sia una potenza emotiva ancora tutta da esprimere. Nei fiori intravedo la potenza erotica di Mapplethorpe, nei paesaggi una ricerca di infinito appena iniziata, nelle rocce un interrogare la terra inquieta in cui vive. E’ difficile sottrarsi dal paragonare la forza espressiva di Gino, ancora non del tutto esplorata, alla potenza dei fenomeni vulcanici di Ischia. Noi siamo figli della terra in cui viviamo, da essa prendiamo il corpo e la forza dello spirito. Le fonti di energie vitale a cui attinge Gino sono potenti e possono ancora raccontare storie dense emozioni. Ascoltiamo queste preghiere con gli occhi dell’anima che sa riconoscere i segni del bello ed abbandoniamoci alla razionale, calcolata follia di Gino ed alla sua ossessione di perfezione, in essa troveremo la nostra follia ed il nostro non arrenderci al brutto che la vita ci consegna ogni giorno.

Nota biografica

Nato a Ischia, dove tutt’ora risiede, Gino Di Meglio svolge la professione di avvocato. La sua passione per la fotografia lo accompagna da oltre quarant’anni. Promotore e difensione dell’analogico, Di Meglio utilizza una Linhof Master Technika ed effettua personalmente lo sviluppo di ogni sua immagine. Le fotografie di Gino Di Meglio, esposte sia in Europa che in America, hanno ricevuto premi e riconoscimenti internazionali; tra di essi, nel 2000, la menzione speciale al Concorso fotografico internazionale di Locarno. Dal 2014 è membro del Gruppo Rodolfo Namias, collettivo della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

2 COMMENTS

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos