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giovedì, Marzo 28, 2024

Insana sanità

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‘E ciucce s’appìccichene e ‘e varrelle ce vann p’u miez.” Non ci può essere miglior accostamento di questo antico aforisma in vernacolo per definire la situazione scaturita in seno al Governo nazionale e regionale in tema di sanità, dopo i noti fatti di cronaca sull’Ospedale di Nola.

Proprio così! Il Governatore campano De Luca dice di aver provato l’effetto di un pugno nello stomaco nell’assistere alle immagini del nosocomio che nella terra di Giordano Bruno non ha letti e neppure barelle per ricoverare gli ammalati, accomodandoli sul pavimento, annunciando provvedimenti disciplinari gravissimi contro i medici del Santa Maria della Pietà. Peccato che siamo già nel suo secondo anno di mandato e siamo ben lontani dalla sua vecchia promessa “Mai più malati in barella in Campania!”; o forse dobbiamo credere che era proprio questo il senso della sua espressione? Direttamente “rasoterra”? Bah…

Sta di fatto che meno di ventiquattr’ore dopo, il Ministro (mi rifiuto di parlare di Ministra, abbiate pazienza) Lorenzin scende in campo e in nome della più palese delle faide politiche interne al Partito Democratico, sbugiarda De Luca ed erge ad eroi –trovandomi d’accordo- gli stessi medici colpevolizzati dal presidente salernitano, attaccando piuttosto il management della sanità campana, dichiarando a Rainews –altrettanto giustamente, sempre a mio parere- che “nella regione Campania i piani e gli atti amministrativi sono stati fatti, le reti sono state disegnate, poi sta a chi le deve realizzare e monitorare verificare che questo sia fatto bene.” Una stilettata che lascia intendere a chiarissime lettere l’attacco che la titolare del dicastero ha rivolto all’ex “sceriffo” e che fa pensare legittimamente a tutti che il tempo del redde rationem politico nei suoi confronti sia appena agli inizi. C’est la vie!

L’unico dato certo è che, alla fine dei conti, questo neppure tanto insolito scaricabarile tra potenti finirà ancora una volta come il cetriolo con l’ortolano, dove quest’ultimo personaggio si reincarna in tutti noi, semplici utenti a rischio, prima o poi, di subire le conseguenze di un sistema sanitario di cui molti certamente hanno approfittato e continuano ad approfittare (la corsa alla prescrizione selvaggia ad ogni costo è un fenomeno da terzo mondo che andrebbe debellato), ma in cui la politica regionale e nazionale hanno messo tanto ma tanto di loro per riuscire a portarci a livelli così emergenziali.

Ma ciò che avvilisce di più, oltre alla totale assenza di collegamento tra i vari livelli istituzionali, è la palese incompetenza e -peggio ancora- lo sfacciatissimo rifiuto di dotarsene da parte di questi pseudo-addetti ai lavori. La Lorenzin parla di “atti amministrativi… reti… monitoraggio… verifica…” quasi come se il suo compito fosse terminato, essendo la sua esclusivamente una funzione di indirizzo. Ma stiamo scherzando? E’ veramente un ministro in persona ad affermarlo? Guai, anche per un “non medico”, ad addentrarsi con un pizzico d’attenzione in più nelle forme di certe dichiarazioni e, soprattutto, nei contenuti di questo genere di provvedimenti, perché c’è letteralmente da mettersi le mani nei capelli, come ha sempre asserito il mio amico e ottimo oncologo Maurizio Matarese: tutto ben lungi anche dalla benché minima forma di logica e di conoscenza della medicina e della gestione medica. In Campania, poi, non ne parliamo neppure di confrontarci con i migliori: basti pensare che dalle parti di Santa Lucia aleggia nuovamente lo spettro materializzato di quel professorone catto-trasformista, ottimo per tutte le stagioni pur di riuscire a riciclarsi in materia di sanità e guadagnarsi il paracadute parlamentare di turno. E alla fine, allorquando i direttori sanitari, i medici e i paramedici esercitano a tutti i costi le loro “missioni” pur di curare chi ne ha bisogno, ben consapevoli dei limiti strutturali ed organizzativi delle loro sedi ma con la voglia matta di restare con la coscienza a posto, arriva il giornalista di turno a guadagnarsi lo scoop in corsia grazie al video del parente esasperato dal disservizio al proprio caro e a scaturire la reazione giustizialista del De Luca di turno: un altro che, appena per restare in tema e per apparire nel migliore dei modi agli occhi dei media di tutta Italia, si atteggia come se “’u fatt nun è ‘u mio”, mentre certi suoi nominati restano tuttora impuniti per le proprie inappellabili inattitudini. Anzi, in taluni casi vengono addirittura premiati per l’incompetenza dimostrata negli anni, anche nelle precedenti amministrazioni regionali.

Per fortuna o purtroppo, ormai questo genere di clamore mediatico non meraviglia più nessuno. Chi vive con i piedi per terra si rende agevolmente conto che qui al sud continuiamo a vivere in una realtà totalmente vecchia. In Campania, la medicina esprime da secoli i migliori talenti mondiali, ma nonostante la qualità della formazione, non si riesce ancora ad uscire dalle sabbie mobili di un sistema sanitario marcio da sempre e sempre più putrido, dove sono proprio gli uomini di frontiera a fare la differenza e garantire il servizio nel migliore dei modi. Peccato, però, che a guidarli ci sia un management (senza offesa per i manager veri e degni di tale definizione) che da Lungotevere Ripa a Santa Lucia, passando per Via Ribotta, sembra ancora anni luce da quella dimensione che potrebbe renderci, almeno sotto questo importantissimo profilo, un Paese civile.

Ischia mia, il Tuo “Rizzoli” è ancora una ricchezza. Sappilo difendere ad ogni costo, nonostante certa gentaglia che prova a tutti i costi a rendere insana la sanità che ci spetta.

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