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martedì, Marzo 19, 2024

IlDispar1Racing. Ricciardo conquista l’Azerbaijan tra detriti e bandiere rosse

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Daniela Sasso | Daniel Ricciardo intasca la quinta vittoria della sua carriera in una gara che può tranquillamente essere definita come una delle più strambe viste finora.

Insieme a lui sul podio Valtteri Bottas che, dopo un contatto in partenza che danneggia sia lui che il connazionale della Ferrari, si ritrova ultimo – e doppiato – a causa di un pit-stop riparatore. È uno dei tanti che può dire di aver beneficiato delle varie carambole di cui il circuito cittadino di Baku si è visto spettatore, ma sicuramente è meno sorpreso del giovane ragazzo che è con lui sul podio: è infatti Lance Stroll la rivelazione della gara.

Dopo un inizio di stagione in cui la sua macchina ha visto più muri che bandiere a scacchi, si è improvvisamente trovato al secondo posto di una surreale classifica. Peccato per quel sorpasso ricevuto a pochissimi metri dalla linea del traguardo da un Bottas che gli ha tolto la posizione, ma rimane un risultato pazzesco per un pilota che aveva visto primi punti della sua carriera appena quattordici giorni fa. Che sia la chiave di svolta per la carriera del diciottenne? Sarà il resto della stagione a dirlo, ma intanto il canadese si gode un po’ di ritrovata stima dopo mesi di commenti sicuramente non piacevoli, come lui stesso ha ammesso sul podio.

Complicata la cronaca di una gara che ha visto molteplici colpi di scena e situazioni inaspettate. Allo spegnimento dei semafori Lewis Hamilton mantiene la posizione aiutato dalla protezione del compagno di squadra Bottas, che gli copre le spalle e si mette a tappo tra l’inglese e Sebastian Vettel che, partito quarto, cerca subito di recuperare posizioni. Ed in pochi secondi è proprio Bottas a rendersi protagonista del primo episodio significativo della gara: ingaggia un duello con Raikkonen ed ecco che la Ferrari numero 7 si ritrova nel muro e Valtteri con uno pneumatico danneggiato.

Successivamente la macchina di Kvyat si ferma in pista: è Safety Car. Gara sicuramente non noiosa per Bernd Mayländer che può vantare addirittura più giri in pista di alcuni piloti. E dopo poco, sotto regime di Safety Car, avviene l’episodio che decide la gara. Hamilton – dopo svariate lamentele verso una Safety Car che sta procedendo lentamente (ragionevolmente, c’è una pista da pulire) – decide di diminuire la sua velocità. Risultato: tamponamento con Vettel, ala danneggiata per il tedesco e posteriore scalfito all’inglese. Ma Seb non ci sta, e, dopo un gesto con la mano che di amichevole ha ben poco, si accosta al rivale e gli dà una ruotata.

Ma il tempo per rispondere in pista presto scade. Perez ed Ocon si scontrano, e a questo punto sono decisamente troppi i detriti sul tracciato: al giro 22 viene esposta la bandiera rossa. I meccanici di Kimi Raikkonen, che poco prima aveva lasciato la pista proprio a causa di un inconveniente provocato da un residuo dello scontro tra i due piloti della Force India, lavorano come matti per riuscire a riportare in pista il finlandese. Ce la fanno e, con un giro di svantaggio e una penalità inflittagli, la vettura calca il palcoscenico azero per ancora qualche giro prima di ritirarsi definitivamente.

In ripartenza Ricciardo in un colpo solo riesce a conquistare la terza posizione di una gara nella quale riponeva ben poche speranze, essendo partito decimo. Hamilton comanda la gara e Vettel gli è poco dietro. Ed in una cornice quasi idilliaca per gli spettatori, che sono pronti a vedere Seb raggiungere il rivale e sfidarlo per la prima posizione, in un paio di minuti si decide la gara. Comincia l’inglese: la protezione per la testa della sua monoposto non è stata fissata bene e, proprio mentre la regia mostra il suo necessario pit-stop, la grafica espone la decisone dei commissari nei confronti dello scontro di cui l’inquadrato si era reso partecipe con il rivale della Ferrari. “10 secondi Stop/Go per la macchina 5 (Vettel) – guida pericolosa”.

Le interpretazioni del duello possono essere varie e difficilmente non influenzabili; anche sentendo le dichiarazioni dei protagonisti c’è poco di chiaro. Ai più il gesto di Hamilton non è sconosciuto. Il brake testing – definibile come il frenare davanti al proprio rivale quando i due stanno guidando molto vicini – è una tattica usata decine e decine di volte nella storia del motorsport, e la dichiarazione dell’inglese, che dice di aver adattato il proprio ritmo a quello della Safety Car, non va giù a tutti. Che poi quello di Vettel sia stato un “fallo di reazione” o un errore, è un altro argomento di cui molto si discuterà nei prossimi giorni. Ad Hamilton poco c’è da dirgli: il regolamento sancisce che, in regime di Safety Car, il leader della gara può comodamente decidere il ritmo e agli altri tocca seguirlo. Ma lo stesso regolamento recita anche (articolo 39.5) che “nessuna vettura potrà essere guidata in modo troppo lento, errato o tale da diventare potenzialmente pericolosa per gli altri piloti o altre persone durante l’azione della Safety Car”. Libera interpretazione per chi volesse vederci della malizia che, secondo chi decide le regole, sembra non esserci. Al di fuori di ogni tifo e preferenza sportiva, Vettel la penalità l’ha meritata. Quello che si può – e si deve – discutere è la severità di essa e i mancati provvedimenti verso altri. E ci sarebbe un capitolo a parte da aprire su quanto incostanti siano le penalità e quanta eterogeneità di giudizio ci sia tra casi analoghi gestiti diversamente tra di loro.

Il tedesco entra ai box e sconta la sua penalità, riuscendo ad uscire esattamente davanti ad Hamilton: sono settimo ed ottavo. Lì comincia la scalata che li porterà a finire il Gran Premio d’Azerbaijan in quarta e quinta posizione. Significativo il team radio di Lewis Hamilton in cui chiede alla squadra se, in caso Bottas – in quel momento terzo, all’inseguimento di Stroll per la seconda posizione – non avesse avuto nessuno davanti, fosse stato possibile per lui rallentare. Anche qui, libera interpretazione.

E alla fine dei 51 giri, Daniel Ricciardo vince una gara che lo porta alla quarta posizione del Mondiale. Quinto ritiro in sei gare per il compagno di squadra, che sicuramente avrà voglia di fare più di una domanda alla sua scuderia, in quanto l’indiscutibile talento dell’olandese è troppo ostacolato da una vettura che, nonostante gli sforzi della Red Bull, deve molti dei suoi problemi alla motorizzazione Renault.

Gara quindi che sicuramente terrà aperti i dibattiti fino al prossimo Gran Premio, quello d’Austria, che vedrà i piloti protagonisti sul Red Bull Ring a partire da venerdì 7 luglio.

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