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giovedì, Aprile 18, 2024

Il mare è vivo attorno a Ischia. Ecco i cuccuioli di capodogli

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Ieri, tra Forio e Ventotene, l’eccezionale avvistamento del team di Oceanomare Delphis

Pasquale Raicaldo | Grandi e – si fa per dire – piccini, i capodogli sono tornati a farsi vedere ieri nei nostri mari. Quando, nello spettacolo di un autunno che gioca a fare l’estate e nel cuore dell’Area Marina Protetta, è esplosa una Grande Bellezza che – contrariamente al Regno di Nettuno – non può essere commissariata. E’ quella dei cetacei che popolano il nostro mare e che hanno fatto capolino in una soleggiata domenica di novembre, mostrandosi in tutto il loro splendore al team di Oceanomare Delphis, la onlus che li studia a bordo dello splendido Jean Gab, un veliero d’epoca di nazionalità francese.
Un branco di sei adulti e due cuccioli è stato avvistato nel canyon di Cuma, una profonda valle sottomarina situata a nord dell’isola d’Ischia dove i cetacei sono solito pascolare in cerca di cibo. «Uno dei due cuccioli sembrava avere un anno circa» racconta Angelo Miragliuolo, il comandante di Jean Gab, una vita alla ricerca di stenelle e tursiopi, capodogli e balenottere. Con lui e con lo staff di Oceanomare a bordo, per la fortunata uscita, c’erano anche il fotografo e giornalista Giuseppe Farace, legatissimo al nostro territorio e alla natura dell’isola, e il team dell’associazione Ardea, l’attivissima Associazione per la Ricerca, la Divulgazione e l’Educazione Ambientale con la quale Oceanomare ha stipulato una convenzione di collaborazione che si preannuncia proficua. Davide De Rosa, Ilaria Fozzi e Francesco Valerio raccoglievano e raccoglieranno dati sulle specie di uccelli che transitano sui nostri mari, osservandone abitudini alimentari e migrazioni. Ma ieri a monopolizzare l’attenzione dell’intero team di ricerca sono stati, più che berte minori e gabbiani, i capodogli. Segnale inequivocabile dello stato di salute del nostro mare, che registra livelli record in termini di biodiversità, con la compresenza di sette diverse specie di cetacei: dalle balenottere comuni (Balaenoptera physalus il nome scientifico) alle stenelle striate (Stenella coeruleoalba), dai grampi (Grampus grisou, avvistati la scorsa estate) al delfino comune mediterraneo, specie in via d’estinzione, dai tursiopi ai globicefali (che non si avvistano da un po’). Per finire, appunto, ai gruppi sociali di capodoglio (Physeter macrocephalus).
E il sospetto, che renderebbe la giornata di ieri ancor più storica, è che il Jean Gab si sia imbattuto in un gruppo sociale nuovo, composto da esemplari non ancora foto identificati da queste parti. «E’ ancora presto per dirlo, magari in queste ore avremo la fortuna di rincontrarli e acquisire nuovi dati – spiega Miragliuolo – ma la sensazione è che si tratti di un gruppo sociale nuovo, composto da mamme, zie ed alcuni cuccioli. Dalle rilevazioni acustiche (il veliero è dotato di due idrofoni che raccolgono i versi dei cetacei consentendone la localizzazione e agevolando dunque il compito dei ricercatori, n.d.r.), abbiamo intanto la certezza che il gruppo fosse più consistente: abbiamo avvistato in superficie solo alcuni dei suoi componenti». L’ipotesi è che mamme e zie stessero, per così dire, svezzando i cuccioli.
A qualche miglia da Punta Imperatore, sulla rotta per Ventotene, gli incontri con i capodogli sono tutt’altro che rari: l’ultima estate, per esempio, ha regalato emozioni indimenticabili ai corsisti di Oceanomare, che arrivano da tutto il mondo (dalla California alla Germania, dall’Inghilterra alla Cina) per regalarsi una settimana nei nostri mari alla ricerca dei cetacei. Apprendendo nozioni di marineria e di biologia marina. E diffondendo a tutte le latitudini una bellezza forse sconosciuta persino agli ischitani.
E del resto grida ancora vendetta la brusca interruzione del monitoraggio invernale dei cetacei che l’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” aveva affidato ad Oceanomare Delphis, e che – per motivi meramente burocratici – è stata bloccata a metà strada, quasi che non sia una priorità avere una conoscenza approfondita dei mammiferi marini che vivono il nostro mare, una ricchezza in termini ambientali, un potenziale richiamo per turisti da tutto il mondo, purché nell’essenziale rispetto del loro habitat, troppo spesso minacciato – in special modo durante la stagione estiva – dal diportismo selvaggio.
Una ricchezza immortalata ieri da Giuseppe Farace, attraverso le prime  immagini in tecnologia 4K, che confluiranno in uno dei suoi splendidi reportage. «La natura dell’isola d’Ischia è meravigliosa – ha commentato il fotogiornalista – e sarebbe auspicabile che tutti gli ischitani ne prendessero coscienza».
Nella giornata di ieri sono state realizzate anche immagini subacquee a pochi metri dai capodogli, cui Angelo Miragliuolo si è avvicinato a bordo di un gommone: emozioni uniche, ma non certo irripetibili.
Perché il miracolo della vita che si rinnova nei nostri mari, testimoniato dai cuccioli di capodoglio che in questi giorni imparano a cacciare, scortati dalle femmine (i maschi conducono vita più solitaria). E che possono vivere fino a ottanta anni. Un inno alla bellezza, nel mare di Ischia.
Foto Katia Massaro

 

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