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giovedì, Marzo 28, 2024

Il condono per Ischia e l’informazione

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Vincenzo Acunto | Nell’ultimo mese, il nome dell’isola d’Ischia ha occupato con continuità l’informazione nazionale per la vicenda condono edilizio, inserito, di “straforo”, nel decreto Genova per la ricostruzione del ponte caduto. I servizi giornalistici hanno continuato a fare carne da macello degli ischitani “popolo di abusivisti”, “distruttori di una terra bellissima”, “ove una casa su due è abusiva”, dove il terremoto è avvenuto come “elemento pianificatore”e riparatore.
Ho voluto astenermi, sino ad oggi, dall’intervenire sull’argomento, ritenendo la inutilità, in quanto ho sempre ritenuto che di esso non si può discutere in trasmissioni televisive o sui quotidiani, perché è una materia complessa che può essere affrontata, con serietà, solo in seminari di studio, con persone competenti. e non da ciarlatani della cosiddetta comunicazione informata. Chi non conosce la storia non è legittimato a parlare di cose che non sa. Io ho ascoltato la trasmissione di La7 e, pur facendo i complimenti, per quel che hanno detto e come lo hanno detto, a Giacomo Pascale, ad Arnaldo Ferrandino ed alla signora Iaccarino, penso sia stato un grave errore, per un sindaco e un ex sindaco, partecipare ad una trasmissione del genere dalla quale solo qualche “addetto ai lavori” ha potuto comprendere le ragioni degli ischitani, mentre gli altri hanno riso delle nostre sciagure.
E’ bene considerare che oggi, diversamente da un tempo, la informazione è costantemente alla ricerca di un evento che faccia spettacolo. Incurante se laceri e distrugga chi, suo malgrado, ne è protagonista. A Casteldaccia, di fronte alle nove bare di una famiglia, il cronista ha sentito l’esigenza, per lo spettacolo, di dover intervistare l’unico superstite mettendogli il microfono sotto il naso.
L’assassinio di ieri l’altro di una intera famiglia a Castelvolturno, ha posto la necessità di dover intervistare e trasmettere in tutti i notiziari il dramma dell’evento, con le immagini, fottendosene che quel dramma vede vittima anche l’unico figlio superstite.
Così come ad Avetrana, a Erba, a Brembate. Genitori, fratelli e parenti vari, costretti a rivivere, continuamente, un dramma enorme, per l’esigenza di dover a tutti i costi fare spettacolo. E noi guardoni, come tante sanguisughe, pronti col telecomando a scorrere, nel dramma altrui, alla ricerca di altro sangue. E, in tal contesto divulgativo, si può argomentare di una problematica complessa e noiosa come è quella dell’abusivismo edilizio? Io dico che non bisogna nemmeno prestare il fianco o disponibilità a spettacoli del genere che hanno solo il pregio di far fare bella figura a qualche facinoroso o ignorantone sulla pelle degli altri. Perché di questo si parla. Aver accettato di partecipare ad una trasmissione nella quale come interlocutori c’erano la signora Nunzia De Girolamo (una che la mattina argomentava di destra e la notte argomentava del piacere della sinistra) ed il dr. Di Pietro (ex in tutto e non solo della lingua italiana), che nulla sanno dell’argomento se non per sentito dire, è stato un errore gravissimo. Io avrei fatto partecipare alla trasmissione, insieme all’ottima signora Iaccarino, tre o quattro popolane (possibilmente delle vaiasse conclamate, facili al displuvio verbale) che gliele avrebbero potute cantare di ragione al conduttore che sembra sempre più affetto da sindrome di priapismo informativo. Perennemente eccitato ma senza godimento.
L’insistenza del “mio direttore” affinchè affrontassi l’argomento mi obbliga, malgrado tutto, a discuterne. Damblè ritengo che quel decreto così come varato è una schifezza. Tecnicamente non servirà a risolvere i problemi degli ischitani non in regola con le proprie edificazioni. Terremotati e non. Servirà unicamente, come strumento processuale, a ritardare le demolizioni in esecuzione. Con il pericolo che qualche magistrato (se non la regione) invierà gli atti alla Corte Costituzionale che sulla scorta di precedenti decisioni e con l’aggravante delle ulteriori discriminazioni che, per il decreto, si determinano nel perimetro della nostra isola (su questo marciapiedi si su quell’altro no), dirà “signori qualcuno ha voluto scherzare”.
E gli ischitani l’avranno ripresa in saccoccia. Nel frattempo gli avvocati ischitani (bravissimi proceduristi), avranno avuto altri 10 anni di lavoro usciti dal cilindro del decreto. Il malloppo, però, sarà sempre lì, nelle stanze degli uffici tecnici municipali. Questa è la mia sintesi valutativa sul decreto che mi spinge a dire: fino a quando l’isola d’Ischia non esprimerà governanti che sapranno farsi ascoltare, anche oltre il molo del Redentore, il problema dell’ “abusivismo edilizio”, che è politico e non tecnico giuridico, non si risolverà e le cose non si sistemeranno mai. Moriremo noi lasciando nei guai i nostri figli. Cerco, col dovere della sintesi, di dire da che parte sto. Il notaio Arturo, uomo di vastissima cultura giuridica ed umanistica, ebbe a dire tanti anni fa, che “l’abusivismo edilizio è stata una legittima difesa degli ischitani alla prepotenza dello Stato e dei suoi funzionari”. Lo ha detto sui giornali, innanzi il procuratore capo di Napoli, innanzi al presidente della terza sezione penale della cassazione, innanzi il presidente del tribunale di Napoli. In detta espressione si condensa tutta la storia e la motivazione del fenomeno “abusivismo edilizio dell’isola d’Ischia”. Quello che non sa Giletti ed i tanti come lui che con fanfaronate mediatiche fanno spettacolo sulla pelle degli altri.
La storia ci ricorda che la prima legge urbanistica italiana è del 1942. In piena epoca fascista e in una Italia povera, lo Stato, che già nel 1939 aveva promulgato una prima legge per la tutela delle bellezze naturali, avvertendo la necessità di dover organizzare il suo territorio per i bisogni del popolo che cresceva, istituì la “licenza edilizia”.
Chi riteneva di dover costruire, si doveva rivolgere al podestà, poi sindaco, per ottenere il permesso.
Al sud Italia (e quindi anche sull’isola d’Ischia) nessuno lo faceva anche perché lo Stato si presentava in modi diversi, al punto che Giustino Fortunato (grande meridionalista) sentì il bisogno di gridare, nella camera dei deputati,che al sud i cittadini confondevano i ladri con i carabinieri. Nel 1952, per la nostra isola ancora poverissima, fu varato il primo decreto di regolamentazione delle attività edilizie che nella sostanza disponeva una perimetrazione territoriale indicando, con ideali linee congiungenti, le zone ove era possibile costruire con o senza licenza edilizia. Solo il comune di Ischia fu interamente vincolato ai limiti della legge 1497 del 1939.
Chi aveva i soldi costruiva tranquillamente senza alcun permesso e chi non li aveva restava a guardare la sua povertà mentre la ricchezza degli intraprendenti aumentava. Alla fine degli anni 50 sull’isola sbarcarono grandi imprenditori col nome di Rizzoli e Marzotto che, approfittando dell’analfabetismo di massa e della compiacenza degli amministratori locali, “per quattro soldi” acquistarono terreni ovunque. Nacque praticamente il paese di Lacco Ameno, con gli alberghi a mare e sulla spiaggia. Al centro di Ischia nacque il Jolly di Marzotto. Nacque poi anche l’ospedale, in quanto i turisti stentavano ad andare, negli alberghi costruiti, in mancando un luogo di cura. Gli alberghi diedero lavoro a tanti che si affrancarono dalla terra, dalla pesca o dall’emigrazione.
Che misero su famiglia, mandarono i figli a scuola, incominciarono a comprendere cosa significasse poter dormire non in 10 persone in una stanza o mangiare a pranzo e a cena. E’ in tale contesto socio economico, lasciato a briglia sciolta da uno Stato i cui funzionari erano pronti e proni a rilasciare ai Rizzoli e ai Marzotto di turno tutte le autorizzazioni richieste per negarle, sistematicamente, al “cittadino normale”, che si genera la spinta psicologica all’abusivismo edilizio. Anche perché, a fronte del fenomeno, lo Stato ha sempre pensato di intervenire solo con divieti e non con piani che tenessero conto delle mutate condizioni degli isolani e del diritto degli stessi di poter continuare a vivere nella loro terra che, priva di controlli, diveniva bene di riciclaggio di capitali di dubbia provenienza.
Pratica, quest’ultima, che determinava l’impazzimento dei valori immobiliari e l’impossibilità per gli indigeni a competere.
E’ in questi concetti che trova spiegazione l’espressione del notaio Arturo di cui ho detto innanzi e che nessuno ha mai voluto esaminare a fondo.
E’ ovvio che quando si va a discutere dell’argomento, in un contesto di spettacolo qual è oggi l’informazione televisiva, ognuno si sente legittimato a dire “ siete degli abusivi che volete? Contribuisce a fare spettacolo anche l’espressione di Di Pietro al quale è stato consentito di dire “il terremoto vi ha fatto risparmiare le spese di demolizione”. Tanto secondo il principio che essendo degli abusivi non si ha diritto nemmeno a dire qualcosa. Se fossi stato presente gli avrei rifilato immediatamente due schiaffoni e avrei chiuso l’argomento della’busivismo di oggi per chiedere al dr. Giletti se lui è o meno a conoscenza degli abusi edili di Stato perpetrati sull’isola d’Ischia. E gli avrei sciorinato gli esempi delle caserme dei Carabinieri a Ischia e Casamicciola, quella della Guardia di Finanza (vicino al rio corbore) che sono state costruite in applicazione della legge 16/85cosiddetta “Botta” dal nome del primo firmatario (Giuseppe Botta parlamentare piemontese molto attivo e propositivo nel suo ruolo). Il parlamento statuì, lo dico in sintesi, che le caserme, essendo siti militari ,sfuggivano ai controlli delle soprintendenze anche nelle zone soggette a vincolo. Bene, benissimo. Nel concetto di sito militare entrarono, non solo le caserme, ma anche le residenze vacanziere o di cura dei militari. Come quella ad Ischia. Il meccanismo si inceppò per la caserma di Forio. Un pandemonio, di cause e di pareri, ha decretato che quell’edificio è illegittimo e va demolito in quanto edificato senza il parere paesistico. Okei. Se ne prende atto, anche se è ancora lì ad abbruttire tutto da vent’anni.
Chiedo: “non diventano abusive anche le caserme già edificate ed il soggiorno militare, prive di quel parere?”. Che facciamo demoliamo anche quelle? – Gli alberghi di Rizzoli e di Marzotto, quelli ad Ischia ponte e sulla spiaggia, muniti sicuramente di licenze e di pareri che non rispettavano in ogni caso il decreto ministeriale del settembre 1952, come non lo rispettava l’ospedale di Lacco Ameno, l’albergo Miramare di S.Angelo, l’hotel Conte, gli alberghi sulla spiaggia dei maronti, o sui beni demaniali di S.Angelo e Forio e infiniti altri diventano tutti abusivi e li demoliamo tutti?. In virtù di quale criterio di civiltà e/o di legittimità si potrebbe fare cio?”. Se poi consideriamo, in serenità, quello che è successo nel periodo dal 1982 al 1985 quando lo Stato, per tre anni, ha informato tutti che avrebbe varato una legge di sanatoria urbanistica ed edilizia, con la quale, leggete bene, si sarebbero sanati come volumi, anche i tratti di mura in sopraelevazione, cosa dovremmo dire? Era o non era una istigazione a delinquere? Si può continuare a dire che gli ischitani, in quanto tali, sono un popolo di abusivi?.
E siamo ancora abusivi se lo Stato preleva dalle nostre tasche i proventi di quello che è considerato un reato? Io non ci sto e, pur se ho sempre combattuto il fenomeno, oggi dico che è giunto il momento che lo Stato, utilizzando la stessa tecnica con la quale prelevò dalla sera alla mattina i denari dai conti degli italiani (governo Amato), vari un condono tombale senza guardare in faccia a nessuno (ovviamente salvo qualche caso paradossale ultimo) e ponga fine (obbligando tutti ai necessari adeguamenti sismici) ad una cherelle che oramai disgusta tutti noi. Diversamente si continuerà a fare norme che serviranno solo per gli ottimi avvocati dell’ Ischia ma non per la gente che deve avere una casa certa e sicura per la propria famiglia. Dopodichè chi costruirà abusivamente vada in galera e la costruzione demolita entro poche ore. Mandando a casa quegli amministratori che non lo fanno.
E, pur rendendomi conto che un provvedimento del genere apparirebbe ingiusto e punitivo per chi è restato fermo a rispettare le leggi, dico che è tempo di chiudere questo capitolo indegno e di aprire una riflessione per una legge speciale che tuteli gli abitanti delle zone a territorio limitato dalle aggressioni economiche di chi giunge da fuori.

acuntovi@libero.it

1 COMMENT

  1. Mi scusi ma “un condono tombale che non guardi in faccia nessuno ” sarebbe una soluzione troppo facile e sicuramente ingiusta nei riguardi di chi ha visto abbattuto il proprio abuso, di chi non ha fatto abusi e soprattutto di chi questi abusi li subisce. Faccio un esempio a me caro: un vicino al secondo piano abbassa il solaio e costruisce un terzo piano per cui la sua abitazione oggi è composta da due piani . Questa abitazione, a prescindere dall’abuso, ha alterato tutta la staticità della costruzione di partenza e secondo lei dovrebbe essere condonata per aspettare la prossima scossa di terremoto che faccia venire giù tutto ? E poi basta con queste reminiscenze storiche, che sicuramente serviranno a comprendere il meccanismo che ha portato a tutto questo ma non certo a giustificarlo. Se andiamo a leggere la storia di come nascono camorra e mafia allora dovremmo giustificare anche loro… Piuttosto , da ischitano , alle trasmissioni come quella di Giletti, pretenderei di sapere che cosa ha fatto lo stato e come tale intendo comuni, regioni, sindaci, ministri, SENATORI, che non ha mai dato una risposta a quelle domande di condono che aspettano da più di un ventennio… Secondo me il sindaco Pascale non ha fatto una bella figura l’altra sera se non altro perchè ha detto che ad ischia non esiste un problema abusivismo e questo è inammissibile. Poi però in una seguente trasmissione dichiarava che sarebbero partite le demolizioni… Per non parlare poi dell’ex sindaco di Casamicciola, di cui non ricordo il nome , che farebbe bene a non andare più in video perchè è stato veramente pietoso e non credo faccia fare una bella figura all’isola. Se poi anche lo stato costruisce abitazioni ausive allora vuol dire che anche lo stato dovrà rispondere di quegli abusi ma certamente non vuol dire che si debba giustificare tale pratica. Sicuramente concordo con lei quando alla fine dell’ articolo scrive “chi costruirà abusivamente vada in galera e la costruzione demolita entro poche ore” ma sappiamo benissimo che questo non succederà anche grazie alla una presenza sull’isola di avvocati che riescono a portare queste procedure avanti per anni e anni. Potrei citarle un vicino che ha avuto l’ordine di abbattimento 3-4 anni fa più multa di migliaia di euro che continua a stare nell’abitazione ed ancora non ha pagato la sanzione e la cosa più incredibile che il Comune, nonostante sia in cattive acque economiche , ancora non la esige. Credo che dopo tutti questi anni la multa abbia raggiunto una cifra considerevole con cui il Comune potrebbe pagare lo scuolabus per 2-3 anni…
    Non ci meravigliamo se il tizio dei Casamonica dice se abbattete casa mia allora dovete abbatere anche metà isola d’ischia !!!

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