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giovedì, Aprile 25, 2024

Il “bombolaro” condannato e torna ai domiciliari

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Un processo molto veloce per consentire il suo trasferimento al “Cardarelli” per essere sottoposto a cure mediche più volte a settimana per una patologia cronica. Dal suo arresto, infatti, non veniva sottoposto a trattamento con apparecchiature specialistiche.
Il giudice che ha emesso la sentenza dopo il suo arresto ad opera dei militari della Stazione Carabinieri di Ischia e del Nucleo operativo della Compagnia coordinati dal capitano Andrea Centrella, ha condannato Vincenzo Mazzella, detto “il bombolaro”, ad un anno e otto mesi di reclusione e 2.000 euro di multa. Il tribunale, inoltre, su esplicita richiesta del suo difensore di fiducia, avv. Nicola Lauro, ha concesso gli arresti domiciliari e la possibilità di potersi allontanare tre volte a settimana dalle 12.00 alle 18.30 dalla sua abitazione proprio per sottoporsi alle cure che gli verranno prestate dalla struttura specialistica presente sull’isola d’Ischia. Rigettando la richiesta avanzata dal pubblico ministero, che al termine della requisitoria aveva chiesto tre anni di reclusione e la detenzione carceraria. Alla fine il giudizio è stato modificato rispetto all’originaria contestazione, applicando il quinto comma dell’art. 73 del DPR 309/90. Ossia di possesso di possesso di un quantitativo di sostanza stupefacente ben al di là di quello considerato per uso personale.

CONTROLLATO DA SETTIMANE
Ed infatti il “bombolaro” è stato sorpreso con otto dosi di cocaina, pari a 5 grammi, rinvenutegli addosso all’atto dell’intervento dei militari che nel perquisirlo hanno rinvenuto la droga sottoposta a sequestro. Al termine di quest’attività di polizia giudiziaria il pubblico ministero di turno agli affari penali ne aveva disposto la sua detenzione domiciliare in attesa che venisse giudicato con il rito per direttissima.
Secondo quanto emerso dalla comunicazione notizia di reato e dal verbale di arresto, i carabinieri da alcune settimane monitoravano il “bombolaro”, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine per essere incappato in più indagini legate agli stupefacenti e per aver tentato di estorcere una somma di denaro ad un “malcapitato” che avrebbe avuto come unico torto incontrarsi con una donna a sera inoltrata in un’abitazione dove il “bombolaro” e il suo complice stazionavano in un bar poco distante. Ricevendo una pioggia di condanne, ma comunque contenute rispetto alle richieste che pure erano state avanzate dalla pubblica accusa.

L’ARRESTO
Vincenzo Mazzella era dunque controllato, monitorando tutte le sue mosse. Gli investigatori avevano ricevuto informazioni che lo indicavano come soggetto che si era “ripreso” dopo una lunga pausa a causa delle continue detenzioni carcerarie e domiciliari, per il suo stato di salute. Riprendendo quella sua vecchia passione: maneggiare comunque della sostanza stupefacente, la più accreditata in certi ambienti, che secondo i carabinieri rende maggiori profitti. Il controllo asfissiante che è stato posto in essere avrebbe accertato che il Mazzella rimaneva a lungo sotto la sua abitazione. Come se dovesse attendere qualcuno. Come se avesse concordato un appuntamento con qualche amico o conoscente. Ma dagli atti che sono stati acquisiti e posti a disposizione della difesa nell’occasione non ci sarebbe stato un vero e proprio contatto ravvicinato. Di quelli, per intenderci, tra chi vende e chi acquista. Nessun passaggio di droga in cambio di denaro o altra utilità. Il suo atteggiamento comunque avrebbe insospettito gli uomini del capitano Centrella e del luogotenente Cimmino, che hanno preferito stroncare sul nascere ogni possibile attività illecita. I militari sono comparsi dal nulla dal nascondiglio, in abiti civili. Non lasciando scampo al “bombolaro”, che è rimasto pietrificato conoscendo da antica data le “guardie” nelle quali più volte si è imbattuto negli ultimi dieci anni. Rendendosi conto che anche questa volta il suo vizio gli sarebbe costato un’altra sanzione detentiva. Non mostrando alcuna volontà di allontanarsi o cercare di disfarsi della sostanza che deteneva addosso. Non c’è stato neanche bisogno che i tutori dell’ordine mostrassero il tesserino, il “bombolaro” si è posto a loro disposizione eseguendo tutti gli ordini. E a conclusione della perquisizione personale sono comparse queste otto dosi di cocaina. La droga che costa, che viene consumata da chi ha più disponibilità finanziarie e che viene consumata in particolari giri anche da soggetti insospettabili. Tutta gente con il vizio della “neve bianca” da acquistare durante incontri più particolari o per darsi maggiore effervescenza anche nelle attività professionali.

LA DICHIARAZIONE DELL’IMPUTATO
Il processo è iniziato con la fase della convalida dell’arresto. E in questa fase il pubblico ministero ha chiesto che venisse ascoltato uno dei militari che ha sottoscritto il verbale con il quale è stato tradotto ai domiciliari l’imputato. Il teste dell’accusa ha raccontato nei particolari le fasi delle indagini e come sono iniziate. E ribadendo sostanzialmente che Vincenzo Mazzella è un pregiudicato conosciuto da tutte le forze dell’ordine a causa delle sue performance abbastanza eclettiche. E prima che il giudice decidesse, lo stesso Mazzella ha voluto dire la sua in questo ultimo procedimento penale. Dichiarando: «Signor giudice voglio ribadire che la sostanza che è stata trovata nella mia disponibilità è stata acquistata per uso personale. Non c’è stata mai da parte mia alcuna volontà di venderla o comunque di cederla a soggetti che ne fanno uso. Mai e poi mai avrei rischiato di farmi trovare sotto casa mia per vendere la droga. Sarebbe stato un grave errore che chiunque non avrebbe mai commesso. Posso dire ancora che i soldi per acquistare i 5 grammi di cocaina vengono in parte dalla pensione che percepisco a causa della mia condizione di salute, che di fatto mi impedisce oggi di poter lavorare. Mi protesto innocente, perché non è stata mai mia abitudine fare lo spacciatore anche se nel passato ho avuto altri problemi con la giustizia per fatti molto simili a questo».
Per il tribunale non c’era altra strada che convalidare l’arresto, avendo i carabinieri sottoposto all’attenzione del giudice tutti quegli elementi che mostrano una gravità indiziaria marcata in capo all’imputato. E su richiesta dell’avv. Nicola Lauro, si è definito il processo con il rito abbreviato. Sulla base del racconto del militare, su quanto dichiarato dal Mazzella e sugli atti confezionati dagli investigatori al momento dell’arresto.

ACCUSA E DIFESA A CONFRONTO
Il pubblico ministero nella requisitoria è stato franco e diretto e nella sua richiesta di condanna a tre anni di reclusione è rimasto su una pena “morbida” per la tipologia del comportamento ed il quantitativo della sostanza sottoposta a sequestro. Descrivendo soprattutto i trascorsi del “bombolaro”, definendoli del tutto negativi e non meritevoli di una valutazione più “umanistica”. Incalzando l’imputato e raccontando al tempo stesso la dinamica di come si era giunti al suo arresto. Dalle fonti confidenziali che confermavano il rientro alla grande nel mercato del “bombolaro”. Fonti che molto probabilmente sono parte integrante di quel giro che ruota vorticosamente in quel circolo di giovani e meno giovani che spacciano o acquistano droghe anche cosiddette pesanti. E’ per queste considerazioni che il pubblico ministero, oltre ad innalzare la richiesta di condanna, ne ha sollecitato la detenzione nella struttura carceraria di Poggioreale.
Una sollecitazione che non ha trovato affatto d’accordo l’avv. Nicola Lauro che ha stigmatizzato, soprattutto, la richiesta della detenzione in carcere come irricevibile. Per tutta una serie di considerazioni dettate dall’assenza della ipotesi di spaccio; che la vicenda in dibattimento di fatto si è notevolmente ridimensionata e che comunque la detenzione in carcere sarebbe stata una scelta del tutto incomprensibile. Per il fattore principale che le condizioni di salute non consentivano di detenerlo in una cella di Poggioreale ben sapendo che per tre volte alla settimana è costretto a sottoposi a lunghe ore di trattamento con attrezzature specialistiche sanitarie. Entrando poi nel merito della questione, l’avv. Lauro ha aggiunto che la stessa indagine ha escluso che Vincenzo Mazzella stesse in prossimità della sua abitazione con uno scopo ben preciso: attendere gli acquirenti per vendere dosi di cocaina. E’ più verosimile, invece, quanto da lui confermato nell’interrogatorio: aver acquistato la sostanza per uso personale.

LA CONDANNA
Ha rischiato, Vincenzo Mazzella, di ritrovarsi in una posizione più difficile, ma alla fine il giudice ha svolto quelle riflessioni che hanno modificato sostanzialmente le richieste della pubblica accusa accogliendo il discorso della difesa: «Dichiara Mazzella Vincenzo – si legge nel dispositivo del tribunale – colpevole del reato a lui ascritto e ricondotta l’ipotesi di cui al quinto comma dell’art. 73 legge stupefacenti, con l’aumento per la recidiva e la riduzione per il rito abbreviato, lo condanna alla pena di anni uno, mesi otto di reclusione e 2.000 euro di multa, oltre le spese. Confisca e distruzione della sostanza stupefacente in sequestro. Restituzione all’avente diritto di quanto altro in sequestro (la somma di denaro che era stata rinvenuta all’atto della perquisizione, ndr). Quanto sulla richiesta di misura cautelare si decide con separata ordinanza».
Nel provvedimento il giudice valuta l’ipotesi avanzata dalla pubblica accusa, ma al tempo stesso si sofferma sulle argomentazioni difensive che sono state ben elencate durante la discussione. E ha spiegato, sostanzialmente, che la misura degli arresti domiciliari è più che sufficiente per garantire che l’imputato non possa reiterare la medesima condotta e che la condizione di salute comunque va valutata con attenzione e che il permesso tre volte a settimana, di lasciare il domicilio, non è tale da indurlo a doversi trasferire nel capoluogo campano per rifornirsi, dovendo rimanere per circa quattro ore ad un trattamento sanitario abbastanza importante. Chi soffre di tale patologia ha una condizione fisica, sia prima che dopo, che non gli consente di mostrarsi in piena forma e ha come unico obiettivo tornarsene a casa il più presto possibile a riposare.

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