fbpx
sabato, Aprile 20, 2024

I vertici del Comune e di Ischia Ambiente a giudizio

Gli ultimi articoli

Sono stati rinviati a giudizio per tutti i reati a loro contestati nella richiesta del pubblico ministero Claudia De Luca che ha indagato tre dirigenti comunali e due dei massimi vertici della società “Ischia Ambiente” per alcune operazioni ritenute necessarie per “apparare” il deficit dell’azienda partecipata. Realizzando dei servizi che non sarebbero stati svolti allo scopo di consentire al Comune di versare delle somme aggiuntive rispetto al canone annuale per la raccolta dei rifiuti solidi urbani e le altre attività delegate.

Il giudice dell’udienza preliminare Maurizio Conte ha disposto il rinvio a giudizio di Luciano Bazzoli, Silvano Arcamone, Ciro Cenatiempo, Gaetano Grasso, Antonio Bernasconi e Marco Raia che all’epoca dei fatti risultavano essere firmatari di atti e di richieste che si rifacevano a servizi, procedure e verbali per gli anni 2010 e 2011. Per somme di denaro ragguardevoli, per diverse centinaia di migliaia di euro.

All’udienza preliminare il pubblico ministero ha insistito sulla necessità che gli imputati venissero rinviati per tutte le accuse dinanzi ad un tribunale. Necessitando un vaglio dibattimentale per approfondire alcuni aspetti che per l’accusa dimostrerebbero che c’è stata una cattiva amministrazione del bene pubblico. Con grave danno alla cittadinanza. Dall’altro i difensori a leggere la vicenda in tutt’altro modo. Sottolineando che quelle somme di denaro non sono state affatto un regalo, ma spettanze per servizi realmente resi e che erano previsti da un rapporto stretto che intercorre tra il Comune d’Ischia e la società partecipata “Ischia Ambiente” che di fatto è sottoposta al diretto controllo dell’Ente locale avendo il cento per cento delle quote. Non configurandosi, così, alcun vantaggio patrimoniale per la “Ischia Ambiente”, né un danno o svantaggio per il Comune d’Ischia. Il rapporto che esiste è di quelli esclusivamente proiettato alla gestione di un servizio primario quale è la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la manutenzione di alcune strade, dei giardini e finanche quello cimiteriale. Tutto demandato alla “Ischia Ambiente” per impedire che si realizzassero delle ripercussioni per un comune che opera nel campo turistico e che ha bisogno di una certa manutenzione. E solo in questo modo è possibile sopperire alla mancanza di dipendenti che hanno compiti specifici.

Per il giudice non ci sono state le condizioni per una diversa conclusione, se non quella di chiedere il giudizio del tribunale. Per reati prettamente legati alla Pubblica Amministrazione. Ed infatti Bazzoli, Cenatiempo, Arcamone e Bernasconi dovranno difendersi dall’accusa di abuso d’ufficio e falso ideologico. Due reati sommati in un’unica contestazione. Specificando: «Perché, in concorso tra di loro, Bazzoli quale presidente e Cenatiempo direttore tecnico di Ischia Ambiente, Arcamone e Bernasconi quali dirigenti dell’Ufficio tecnico e di quello finanziario economico, allo scopo di eludere gli obblighi contrattualmente assunti con il contratto di servizi stipulato tra il Comune di Ischia e la Ischia Ambiente s.p.a. in data 10.05.2007 (avente ad oggetto la gestione “in house” dei servizi di igiene urbana, di manutenzione del verde pubblico e dei servizi cimiteriali del Comune di Ischia), convocavano delle conferenze di servizi (in data 29.03.10, 13.09.10 e 30.09.11) in assenza dei presupposti previsti dall’art. 14 L. 241/90 e, al fine di evitare che la società chiudesse l’esercizio in perdita, e incorresse nelle disposizioni dell’art. 2447 c.c, attestavano, nei verbali delle predette conferenze di servizi circostanze non veritiere, volte a trasferire nei bilanci della s.p.a. importi tali da evitare che la stessa chiudesse gli esercizi in negativo».

Passando ad analizzare quanto sarebbe stato concordato tra le parti allorquando venne confezionato un verbale ove venivano riportate le cifre in denaro che secondo il pubblico ministero avrebbero arrecato un danno: «Nel verbale del 29.03.10, essi rappresentavano che vi erano stati maggiori costi, non coperti dalla gestione corrente, sostenuti dalla società Ischia Ambiente s.p.a., pari ad euro 225.000,00, come da fattura n. 32 del 28.6.10 e davano atto che Cenatiempo aveva illustrato “in modo esaustivo e supportato” maggiori costi con “elaborati di sintesi” mai rinvenuti, né allegati al predetto verbale; in realtà, tali costi non venivano in alcun modo documentati, né veniva motivata/esplicitata l’ulteriore spesa, ma, in ogni caso, venivano deliberati in violazione degli artt. 3,23 e 31 della convenzione 106/2004, avente ad oggetto l’affidamento alla s.p.a. dei predetti servizi per la durata di 5 anni;

nel verbale del 13.09.10. richiamata la precedente affermazione, con riferimento all’anno 2009, essi rappresentavano che tali costi erano stati analiticamente indicati in una dettagliata relazione, allegata al verbale del 29.03.10; circostanza questa, come si è detto, non veritiera perché nessun documento risultava allegato al predetto verbale.

Inoltre, la somma di euro 225.000 veniva aumentata fino ad euro 374.000,00, in seguito alla decisione del CdA di integrare il Fondo rischi ed oneri con l’importo di euro 180.000,00 per procedimenti giudiziari riferiti a vertenze di lavoro promossi dalla s.p.a.

Anche in questo caso, tali costi non venivano in alcun modo documentati, né veniva motivata/esplicitata l’ulteriore spesa, ma, in ogni caso, venivano deliberati in violazione degli artt. 3,23 e 31 della convenzione 106/2004, avente ad oggetto l’affidamento alla s.p.a. dei predetti servizi per la durata di 5 anni;

Così facendo, in realtà, veniva reperito l’importo necessario a coprire la perdita di esercizio del bilancio prima della approvazione del 29.09.10 e le maggiori imposte derivanti dal maggior ricavo, determinando un utile pari ad euro 1.351».

Stesso discorso vale per quanto si sarebbe concordato nell’anno successivo per un importo altrettanto ragguardevole e tale da configurare un abuso d’ufficio e un falso ideologico: «Infine, nel verbale di conferenza di servizi del 30.3.11, essi riconoscevano alla società Ischia Ambiente s.p.a. l’importo pari ad euro 439.852,39 per maggiori spese da questa sostenute e non coperte dalla gestione corrente; anche in questo caso, tali costi non venivano in alcuno modo documentati, né veniva motivata/esplicitata l’ulteriore spese, ma, in ogni caso, venivano deliberati in violazione degli artt. 3,23 e 31 della convenzione 106/2004, avente ad oggetto l’affidamento alla s.p.a. dei predetti servizi per la durata di 5 anni».

Nel passaggio successivo il sostituto De Luca esegue una sorta di riassunto dei fatti e perché li definisce atti illegittimi: «In sintesi, attraverso le predette operazioni, eseguite in violazione della convenzione 106/2004, essi mascheravano, sotto forma di riconoscimento di maggiori corrispettivi (a fronte di costi che non potevano essere riconosciuti o per prestazioni extracontrattuali mai avvenute o non eseguibili in base alla citata convenzione), dei versamenti a fondo perduto a favore della s.p.a., in violazione dell’art. 6 comma 19 D.L. 78/2010, che ha introdotto il vincolo di finanza pubblica ai fini del Patto di stabilità».

L’allora responsabile della direzione tecnica di “Ischia Ambiente”, Ciro Cenatiempo, risponde di un falso autonomo per aver “ingrossato” le spese: «Per avere, nella qualità rivestita, attestato, nella relazione a sua firma n. 5956 del 23.11.11, falsi importi, documentando maggiori spese da chiedere a rimborso del Comune di Ischia, rispetto a quelli indicati nella fattura nr. 1 del 19.1.2011 emessa dalla Cocos Garden sas».

Silvano Arcamone e Gaetano Grasso, quest’ultimo per un certo periodo all’Ufficio tecnico del Comune d’Ischia quale responsabile dell’edilizia privata, avrebbero sottoscritto delle determine avallando ciò che era stato approvato in una precedente riunione violando la legge e liquidando di fatto somme ritenute illegittime: «Per avere, in concorso tra loro e nelle qualità rispettivamente rivestite, sottoscritto le determine n. 1075 del 28.09.10 con la quale veniva approvato il verbale di conferenza di servizi del 13.09.10 (redatto in assenza dei presupposti di legge), con conseguente illegittima liquidazione della spese ivi prevista».

Tale violazione si sarebbe nuovamente materializzata nell’esborso per l’anno 2011, oltre ad Arcamone e Grasso con l’aggiunta di Marco Raia, anche lui in forza all’epoca all’Ufficio tecnico comunale: «Per avere, in concorso tra di loro, e nelle qualità rispettivamente rivestite, sottoscritto la determina n. 894 del 16.08.11, con la quale veniva, approvato il verbale di conferenza di servizi del 3.03.11 (redatto in assenza dei presupposi di legge), con conseguente illegittima liquidazione della spesa ivi prevista».

Si preannuncia un dibattimento assai complesso, in quanto c’è da sbrogliare una matassa alquanto intricata. Perché prima di tutto bisogna stabilire se quelle riunioni, conferenze di servizi, determine sono state legittime o meno. E poi andare alla ricerca per capire se realmente quelle somme furono concesse per attività espletate dalla società “Ischia Ambiente”. E precisamente quali sono. Il pubblico ministero, forte delle attività di indagini con la polizia giudiziaria che andò ad acquisire l’intera documentazione, ritiene che tutto ciò sia frutto di un’azione tesa a tappare le falle finanziarie della partecipata per rendere il bilancio più omogeneo alle imposizioni della legge. Dall’altro la difesa a scrivere che tutto si è svolto nella massima regolarità e in un rapporto di collaborazione tesa a garantire dei servizi essenziali con l’utilizzo del personale della società ischitana. Che aveva diritto ad essere pagata per tutto ciò che aveva eseguito al di là degli impegni presi per la gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos