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venerdì, Marzo 29, 2024

Gli inglesi non saranno mai europei: adesso l’Europa di Altiero

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Internazionale di Giuseppe Mazzella Gli inglesi non saranno mai europei per il semplice fatto che non lo sono mai stati. Tutta la loro lunga ed interessantissima storia lo conferma, il loro modo di “ordinare” lo Stato e di  organizzare la Giustizia, sono completamenti diversi da quelli del Continente. L’ unica rivoluzione che hanno vissuto è quella  del 1688-89 che George Macaulay Trevelyan  descrive del suo libro del 1945 edito da Giulio Einaudi  con la traduzione di Cesare Pavese.

Giovedì 23 giugno scorso, nello stesso giorno in cui i brittanici andavano al voto per decidere se restare o meno nell’ Unione Europea sul francese “ Le Monde” appariva una intervista allo storico inglese Vernon Bogdanor  che prima di tutto dichiarava la sua “ neutralità” sul referendum che ha visto per poco prevalere i si all’ uscita.

Bogdanor dichiarava prima di tutto che “ i britannici non si sentono europei” e che  “gli abitanti del Regno Unito hanno un rapporto utilitaristico e pragmatico con l’ Unione Europea”.

Citava  Churchill che nel 1930 dichiarava che “ noi siamo con l’ Europa senza farne parte”.

Bogdanor rimarcava che “ il nostro sistema politico non è mai cambiato dal 1689” cioè dall’ unica “ rivoluzione” che hanno fatto. Questa “ rivoluzione” ha posto il Parlamento al centro del sistema politico. Bogdanor sottolinea ancora che “ i britannici non si sentono europei come i francesi, i tedeschi e gli italiani e si sentono più vicini all’ America, all’ Australia, all’ India o alle Antille”.

Ancora. I britannici non hanno conosciuto le “ rivoluzioni” del 1789  e del 1848 come i francesi e gli italiani e non hanno dovuto tranciare un passato come hanno dovuto fare i francesi, i tedeschi e gli italiani che hanno vissuto i “ fascismi” cosa che non hanno avuto mai i britannici.

Essendo un’isola questa “ non ha mai subito invasioni o occupazioni straniere”.

In fondo aveva ragione il generale Charles de Gaulle, presidente della V Repubblica francese a non volere gli inglesi nell’ allora Mercato Comune Europeo fondato a Roma da sei Paesi nel 1957 esercitando il diritto di veto nel 1963 – per ben due volte – a costo di passare per “ ingrato” perché la Gran Bretagana era stata la sola a combattere il nazismo nel 1940 e la sola ad ospitare sul suo suolo i “ francesi liberi” che da Londra dove “ attualmente si trovava” de Gaulle  lanciò l’ appello famoso e caro a tutti i francesi per continuare la lotta al nazismo.

Churchill avrebbe detto che “ la croce di Lorena è stato il fardello più pesante”. La croce di Lorena era il simbolo della “ France Libre” di de Gaulle il quale pur in quelle condizioni di alleato sconfitto rivendicò il ruolo della Francia nel mondo  rimarcando la sua “ certa idea della Francia”.

Lo storico Bogdanor nella sua intervista a “ Le Monde” è così onesto da citare il no di de Gaulle all’ ingresso della Gran Bretagna nel Mercato Comune Europeo.

“ L’ Inghilterra è insulare, marittima e scambia con i Paesi più diversi” affermò de Gaulle. Aveva perfettamente ragione. Discendono alcune considerazioni dalla intervista allo storico inglese.

 

La natura fisica del suo territorio, la sua capacità di  espandersi nel mondo con il commercio per “ fare affari”, rende il caso della Gran Bretagna completamente diverso dal resto d’ Europa.

Il primo e secondo “ Impero Brittanico”  sono nati per esigenze di sviluppo economico non per spirito nazionalista. Non è un caso che la Teoria Economica è nata in Gran Bretagna con Adamo Smith e che la “ sovrastruttura politica” al modello economico è stata teorizzata da  Stuart Mills. Inglesi. Inglese era Kipling che teorizza una “ missione civilizzatrice” degli inglesi nel mondo e soprattutto nel sub-continente indiano. Inglese era anche Keynes.

C’è ancora da sottolineare che gli inglesi sono stati i primi a dare una organizzazione “ democratica” al loro Impero. Dopo la perdita delle 13 colonie americane del 1776 hanno costituito un secondo Impero, ancora più vasto del primo, ma già cominciarono a definire un nuovo “ diritto internazionale” con lo status del “ Dominion” per il Canada nel 1867, nel 1901 per l’ Australia e la Nuova Zelanda ed ancora nel 1931 con lo Statuto di Westimister con il quale l’ “ Impero” cambia nome e sostanza e diviene “ Commowealth”, una associazione del tutto informale tra la Gran Bretagna, i “ dominions” e le sue colonie sparse per il mondo che potevano andarsene quando volevano. L’ importanza era il commercio, gli affari, il sistema civile di convivenza. Il modello di democrazia parlamentare gli inglesi lo hanno esportato in tutto il Commowealth  perché con il loro “ pragmatismo” hanno dimostrato che non c’è un sistema migliore.

Questi i fatti che non possono essere cancellati

Nella intervista a “ Le Monde” Bogdanor  sottolinea ancora che il modello di “ Governo” dell’ Unione Europea  fondato su una “ Commissione” è troppo copiato dall’ organizzazione francese e similare al “ Commissariat Général du Plan” che è durato dal 1946 al 2006, una specie di “ supergoverno” nel “ governo” guidato dall’ alta burocrazia non eletta dal popolo.

Lo storico inglese ritiene questo “ inaccettabile” per gli inglesi e cita i casi di Pompidou e Delors mancando tuttavia di evidenziare che poi Pompidou e Delors  fecero anche carriera politica con giudizio popolare.

Lo storico Bogdanor  che all’ inizio dell’ intervista su “ Le Monde” si dichiara “ neutrale” tra il si ed il no all’ Europa per i “ brittanici” alla fine una sua opinione finisce per l’ esprimerla: “ L’ unione politica gli stati europei possono farla ma senza di noi”.

Il punto è questo: se il progetto di una Europa “ politica” sognato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni a Ventotene nel 1941 è ancora possibile dovrà essere realizzato sul “ Continente”.

L’ Isola  ne è fuori. Come potrà avere una “ missione mondiale” con il suo “ splendido isolamento” non si riesce a capirlo se non con il predominio della “ finanza” sull’ “ economia”. Ma Kaynes sarebbe d’ accordo? È questa la via giusta?

Domande senza risposte. Emerge comunque da questo esito del referendum “ brittanico” un impegno nel “ tempo breve” – l’ unico che conti in politica e lo dice l’ inglese  Keynes –  che l’ Europa Unita ha TRE pilastri: la Francia, la Germania, l’ Italia.

Da questi tre pilastri dovrà nascere una Nazione Forte capace di attuare il Manifesto di Ventotene.

Naturalmente noi abbiamo le spalle curve delle “ rivoluzioni”. Siamo più deboli o forse più più forti.

Gli inglesi o meglio ancora i brittanici ( dovranno vedersela con i loro “ nazionalismi” come la Scozia, il Galles, il Nord dell’ Irlanda!) da oggi sono ritornati nel loro “ isolamento”.

Che sia splendido  o lugubre il giudizio lo affidiamo alla Storia.

 

gmazzella@libero.it

1 COMMENT

  1. Se continuerà ad essere l’Europa dei burocrati, dei banchieri, della sottomissione al “regno di Germania”, delle classi sociali, della diversificazione più totale, insomma, un’Europa che va a quattro a cinque velocità, non ci sarà futuro. I venti sinistri che spirano nel continente, i tanti partiti anti-unione, che aumentano di giorno in giorno nei loro adepti , la rabbia popolare dei ceti meno abbienti, che si sentono sempre più abbandonati da questa concezione di Europa, renderà il lavoro dei governanti, oggi più che mai coinvolti nell’argomento “Europa”, molto molto difficile.

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