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giovedì, Aprile 18, 2024

Frana a Cartaromana, Luigi Boccanfuso parte civile contro Giosi e Silvano

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L’ex vice sindaco di Ischia, l’avv. Luigi Boccanfuso, è questa volta intenzionato a costituirsi parte civile nell’udienza preliminare che si celebra, anche questa, dinanzi al giudice Alabisio. Nei confronti del suo ex sindaco, Giosi Ferrandino, con il quale aveva condiviso diversi anni di percorso comune nel cercare di risollevare le sorti della cittadina isolana. E lo farà anche nei confronti del responsabile dell’Ufficio tecnico, l’arch. Silvano Arcamone, con cui ha avuto qualche discussione proprio per questa vicenda legata all’ordinanza di interdizione di quell’area di Cartaromana oggetto di una frana di una parte del costone. Voluta proprio dal vice sindaco Boccanfuso, che di fatto rappresentava e guidava l’Amministrazione comunale per l’assenza del primo cittadino. Quella interdizione provocava anche delle limitazioni ad un’attività presente su quel tratto di spiaggia inibita di Cartaromana. Quel provvedimento è rimasto tale ed efficace per un tempo strettamente necessario, perché venne di fatto revocato e firmato dall’arch. Arcamone, che in data 13 agosto 2013 riteneva che non vi fossero più le condizioni per mantenere in piedi l’ordinanza sindacale di interdizione del 26 giugno dello stesso anno. Con il balletto delle ordinanze si scatenò automaticamente una crisi politica in seno all’Amministrazione comunale. Uno scontro diretto tra sindaco e suo vice che portò Boccanfuso, dopo qualche tempo, alle dimissioni irrevocabili. Ne seguirono dichiarazioni abbastanza pepate dello stesso Boccanfuso, che accusava il tecnico e il primo cittadino di un comportamento non corretto e teso a portare a compimento un vantaggio patrimoniale per l’imprenditore che si era visto delimitato lo spazio di utilizzo dell’area.

Questa vicenda è stata da subito all’attenzione della procura della Repubblica con un’indagine condotta dal magistrato delegato Stefania Buda che al termine di una verifica di tutti gli atti sequestrati, della documentazione presentata dagli indagati, concluse con una richiesta di archiviazione. Immediatamente impugnata dall’avv. Carmine Bernardo, anche in qualità di consigliere di minoranza del comune d’Ischia, che era stato proprio il promotore dell’inchiesta. Tutti vennero convocati dal giudice per le indagini preliminari, che durante la camera di consiglio ascoltò sia l’accusa che i difensori e soprattutto la parte offesa ricorrente prima di decidere. Quella richiesta di archiviazione venne definita dal giudice per le indagini preliminari del tutto immotivata, perché ritenne nell’ordinanza che vi fossero una serie di elementi che dimostravano che c’era stato un comportamento non corretto, tale da configurare il reato di abuso d’ufficio. Per aver creato, sostanzialmente, un vantaggio patrimoniale per il beneficiario, l’imprenditore che con la prima ordinanza di inibizione aveva di fatto diminuito la possibilità di realizzare dei guadagni. Riottenendo qualche mese dopo il possesso. E’ anche vero che su questa questione, diventata nel frattempo anche spinosa per gli ovvi motivi che abbiano raccontato, c’è stato l’interessamento della giustizia amministrativa con un forte contenzioso.

Il giudice penale alla fine decise di procedere ordinando al pubblico ministero l’imputazione coatta nei confronti di Giosi Ferrandino, Silvano Arcamone e Gabriele Mazzella.

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