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giovedì, Aprile 25, 2024

Evento Porto: cavallo tra tristezza e disorganizzazione

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Il commento di Antimo Puca | La commemorazione dell’apertura del lago in Porto d’Ischia è soltanto una delle tante tappe della complessiva riscrittura delle memorie pubbliche a cui stiamo assistendo in tutta Europa dal 1991. I pilastri di questa revisione sono il riconoscimento e la condanna dei totalitarismi. Insieme alla scoperta delle rimozioni e degli oblii precedenti e dei limiti delle narrazioni, emergono manipolazioni di breve respiro mentre il passato diventa oggetto dei media e non più dominio degli storici di professione. Alla storia si chiede giustizia invece che spiegazione; il passato si trasforma in una prateria di ingiustizie con un effetto di sradicamento del rapporto tra nuove memorie ed esperienze locali e nazionali. E’ comprensibile che la fine della guerra fredda, con l’allargamento dell’Unione Europea a 28 paesi, abbia riaperto il dibattito sulle memorie storiche degli stati nazionali. Man mano si abbandona la sacralità della narrazione patriottica ed anti fascita, mentre con la sussidiarietà voluta dal Trattato di Maastricht e la Riforma del titolo V della Costituzione si avverte l’esigenza di Memorie regionali e locali, che cercano ancoraggio ad unità amministrative mai prima esistite in autonomia. Fragili forze politiche, in cerca di legittimazione storica, reinventano le radici dirette dei loro territori cercandole fuori dalla screditata democrazia dei partiti. Non sorprende, in questo quadro, che maturi una positiva sensibilità, una attenzione alle storie locali e alle loro differenze; esse hanno accompagnato alcuni passaggi della storia italiana. Tuttavia sconcerta la decisione di celebrare la commemorazione dell’apertura del Lago in Porto D’Ischia assunta senza una seria istruttoria e un dibattito pubblico, quasi che storici, mondo della cultura e cittadini non debbano interferire su queste materie. Per raggiungere un accordo trasversale tra le forze politiche, nell’illusione di spoliticizzare e creare una unificata memoria meridionale, si sono sovrapposte narrazioni. La scelta del 1854/57 commemora, con l’apertura del Lago in Porto, la fine della monarchia borbonica; infatti, con l’apertura del Lago in Porto, 1854, e la costruzione della Chiesa Di Santa Maria Di PortoSalvo, 1857, i Borbone di Napoli lasciano per sempre l’isola che tanto hanno amato, gettando le basi per il futuro turistico dell’intera isola.
Cosi, in poche ore, ogni anno si ripete l’incanto della genesi del Porto, svuotandolo dal superfluo per farne assaporare i mormorii delle onde in un intreccio di gabbiani mentre lo sguardo spazia da riva a riva perdendosi nell’infinito azzurro cristallino, gentilmente filtrato e salutato da qualche flebile raggio che quasi volge al tramonto ed accarezzato dalla brezza marina ben nota agli antichi pescatori.
Ma, ahimè, l’ingresso di Re Ferdinando lascia molto spazio alla immaginazione, poichè ben lontana dal presente storico epocale. Un corteo molto disorientato. Turisti ed isolani presenti erano completamente disorientati circa l’evento, scarsamente pubblicizzato. Alcuni costumi erano ben lontani dalla moda dell’epoca… insomma… spettacolo dispersivo ed alquanto scadente, ma, salvato in parte, per fortuna dalla sanguigna N ‘ Drezzata, che vede corpi danzare abilmente a ritmo dei bastoni intrecciati tra loro.
Lo spettacolo in strada è stato affidato ad un tavernaro di professione, certo Romolo Bianco, un filosofo che ha rivisitato, spalleggiato dall’attore Leonardo Bilardi, a modo suo un repertorio napoletano che ben si allontana dall’epoca di Paisiello. Uno speciale plauso a Daniele Ubik, sassofonista d’eccezione, che già spesso allieta i presenti non solo destreggiando magistralmente il saxofono, ma facendo vibrare l’Hang con degna professionalità. Mesto l’intervento del soprano Elena Somma. Nulla togliendo ad alcuno, ma Ischia pullula di maestri professionisti nel canto e nel settore musicale. Il nostrano Pacera avrebbe saputo ricoprire gli stessi spazi con maggiore classe, nel suo misto tra semplicità e simpatia, degnamente accompagnato dal suono dei mandolini.
Cosi come l’ “aria da baule” era l’asso che copriva i pasticci che avvenivano in teatro, i fuochi pirotecnici hanno coronato un evento di mediocre riuscita rispetto alle aspettative e per cui sono stati spesi non pochi soldi. E pensare che in molti sono intervenuti negli scorsi anni omaggiando il proprio luogo natio con più che degna professionalità senza nulla a pretendere e solo per innalzare la Stima storico-culturale della propria Terra d’origine al cospetto dello straniero.
Si celebra la data desiderata da un neo borbonismo nostalgico e si identifica nella defunta monarchia sabauda,(o nello stato italiano?), il capro espiatorio dell’odierno declino meridionale. Lo confermano le motivazioni che collegano l’unità alla fragorosa scoperta di un Sud Borbonico evoluto rispetto alle altre realtà del XIX secolo. I sogni non si negano a nessuno e la storia non è in bianco e nero, ma la questione cambia se si impongono perentorie interpretazioni del passato. A maggior ragione se dovessero servire da guida per celebrazioni e dibattiti nelle scuole e nella società civile. La strada aperta rende breve il percorso verso una autoliquidazione della tradizione liberale e democratica dello Stato Nazionale, strada che, specialmente dal secondo dopoguerra agli anni ottanta, molto ha fatto con la Riforma agraria, l’intervento straordinario e l’istruzione pubblica per mettere in moto il Mezzogiorno e portarlo ad una crescita dei redditi e degli investimenti. Nonostante alcuni limiti di quelle iniziative,oggi si sente la mancanza di una analoga progettualità.
Della reinvenzione della storia non meriterebbe parlare se non riguardasse il nostro vivere civile, il modo in cui ci rapportiamo alla Unione Europea, e il nostro presente.
Virgilio vedeva il mito fondatore della migliore Roma in Enea che porta sulle spalle Anchise, un migrante dell’Anatolia che fonda altrove una città multietnica e un impero, il presente che si fa carico del passato in vista del futuro. L’etica della responsabilità è tanto più necessaria quando all’orizzonte compare l’etica esclusivista della appartenenza etnico-territoriale.

Festa del Porto
C1-Allestimenti e Spettacoli: € 3.000,00
C2-Spettacolo di fuochi pirotecnici: € 13.500,00
C3-Service audio luci proiezioni video: € 15.000,00
C4-Siae: € 400,00
Totale: € 31.900,00
Totale Iva su C1+C2+C3+C4: € 7.018,00
Totale complessivo Iva inclusa: € 38.918,00

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