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giovedì, Marzo 28, 2024

Eppur si muove o… si muore?

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■  L’intervento  di Vincenzo Acunto | L’interessamento profuso nelle ultime settimane teso, inutilmente, a rilevare i pericoli per chi circola sulle strade ischitane, trova, questa settimana, ulteriore stimolo in un articolo apparso sul quotidiano “Il Mattino” del 17 settembre scorso, ove, riprendendo la tragica fine della signora Cristina Alongi morta schiacciata, in auto, per la caduta di una pianta di pino in Via A. Falcone a Napoli, titolava “Uccisa dal Pino, paga l’agronoma”.
La notizia mi ha lasciato abbastanza sconcertato facendomi tornare alla mente che, circa due anni fa, in quella mattinata che il traghetto fu spinto dal vento impetuoso sulla spiaggia a Casamicciola, anch’io corsi analogo pericolo. Mi fermai sul belvedere, detto del “mezzocammino” nei pressi del Castiglione, per scattare una foto alla mareggiata che impetuoso si infrangeva di sotto e dopo qualche attimo che mi ero allontanato, la maestosa pianta di pino cadde.
Solo la mano provvidenziale del Padreterno, fece si che non ci fossero dei morti. Riflettendo oggi che il giudice di Napoli ha condannato l’agronomo Cinzia Piccioni per la caduta del pino, ho dedotto che, nel caso in cui ci fossi rimasto sotto, mi sarebbe dispiaciuto due volte. Di morire e, di essere stato la causa della condanna di qualche agronomo mio compagno di scuola. Leggeremo le motivazioni della sentenza, che va sì rispettata ma che non mi soddisfa nella soluzione finale.
Per spiegare il motivo della mia insoddisfazione, porto ad esempio (limitato per lo spazio) la caduta del pino in Ischia e la situazione della Via Borbonica in Forio. Il pino di Mezzocammino era rigogliosissimo eppure cadde. Se a quel pino avesse fatto visita un agronomo avrebbe potuto dedurre che sarebbe caduto? Penso di No.
Spostiamoci a Forio alla Borbonica. C’è stato un tratto di detta strada che è stato risanato ed un altro, in appartenenza alla Città metropolitana – ex Provincia, che è rimasto com’era. Un tratturo pericolosissimo. Penso che se sulla Borbonica andrà un agronomo a “guardare i pini” non potrà mai dire che corrono il rischio di cadere se nessuno gli consegna la storia, fotografica, dei lavori stradali fatti negli anni o se lo stesso non procede a far rompere la strada e a controllare, pianta per pianta, per almeno per un metro in profondità.
L’interessato che vuole approfondire, può andare in una qualsiasi pineta dell’isola a guardare, per dimensioni di tronco e altezza, il reticolato delle radici affioranti che le piante hanno sviluppato negli anni e, di poi, esaminare quelli giacenti lungo le strade. Comprenderà che dove quel reticolato non c’è, le radici sono state tagliate.
Detto ciò è facile desumere che tutte le piante di pino che circondano le strade dell’isola d’Ischia, sono a rischio di crollo e che detto pericolo è ancor più grave in quanto non avvertibile e non annunciabile. Che poteva sapere l’agronoma di Napoli del taglio delle radici che in genere, le ditte che asfaltano le strade, fanno “aumm – aumm”?.
E’ giusto quindi che venga condannata l’agronoma per la competenza che ha e solo lei?
Aspetteremo di leggere per dire qualcosa in più. Penso che, più interessante sarebbe conoscere il nome di chi organizzò, lungo le strade, quel tipo di piantumazione e mandargli qualche “gloria padre”. Se avesse letto qualche pagina della relazione dell’agronomo dei Borbone, redatta prima di impiantare le pinete sull’isola, si sarebbe regolato in modo diverso. E, poiché siamo sull’argomento, è utile aggiungere per il lettore (che poi diventa elettore e sceglie i soggetti che diverranno legislatori), che nel 2013 il parlamento italiano, anche grazie ad una spinta che arrivò da Ischia, approvò una legge per la salvaguardia delle piante ornamentali e quelle di alto fusto.
Da tale momento i pini sono diventati intoccabili e, ahinoi che patiamo le esagerazioni, sembra che è meno grave la morte di una persona che quella di una pianta di pino. Qualcuno storcerà il naso dicendo che sono esagerato e il concetto non regge? Dico invece che regge. A dimostrazione, aggiungo qualche episodio di cronaca: 1) un cittadino che nel suo giardino aveva una pianta di pino viene compulsato dal vicino (distante metri) a spostare la pianta avendo scoperto, nella sua cisterna dopo aver ricevuto bollette stratosferiche per consumo d’acqua, che era stata lesionata dalle radici della pianta. Il proprietario della pianta, si rende conto della gravità e si rivolge al comune per sapere cosa deve fare per poterla demolire. Gli rispondono che deve rivolgersi alla forestale che, però, manco gli risponde. Il danneggiato si rivolge al giudice. Istruttoria testimoniale, consulenza tecnica, danni. Spese enormi. Esce la sentenza: la pianta di alto fusto deve essere spostata. Notifica il titolo a tutti ma nessuno s’impippa e visto che “pur spingendola o sgridandola la pianta non si spostava fu abbattuta “aumm aumm”.
2) Al centro della piazza di Panza nel corso dei lavori di rifacimento della pavimentazione furono tagliate le radici superficiali per far combaciare il basolato. Il vento l’abbattè e semidistrusse un’abitazione e per poco non ci scappò il morto. Danni enormi e “pantalone – comune” paga. Stessa storia per la pianta a Mezzocammino e ci fermiamo qui.
Quanti incidenti si sono verificati: per essere saltati con le moto sulle radici affioranti, per essere caduti nelle sconnessioni sui marciapiedi, per essere scivolati sugli aghi che fanno da tappeto al sedime di percorrenza?
Purtroppo tanti; tutti a confermare che il concetto assurdo, detto prima, regge.
E allora che pensiamo di fare visto che, per ritornare alla strada Borbonica di Forio vi è concreto pericolo per chi la utilizza? Pensiamo che se cade (e cadrà) o morirà qualcuno, la colpa è dell’agronomo? Chi non ritiene che è necessario quanto urgente che i comandanti della polizia municipale di Lacco Ameno e di Forio, di fronte al concreto pericolo per la incolumità umana, hanno l’obbligo di chiudere la strada?
Chi non ritiene che il comandante dei vigili di Forio debba prendere una iniziativa e mettere in sicurezza il muro che sorregge la Borbonica nel tratto, sottostante, tra l’incrocio di Via Tironi e quello di Via Spinavola che è pronto a crollare, come pure è tale quello in Via Castellaccio all’ingresso dell’ex studio del notaio Albore?
In entrambi i casi le radici dei pini li hanno sollevati ed inclinati e si trovano in area ad alta frequentazione umana. Muoviamoci prima che faremo un altro funerale.
acuntovi@libero.it

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