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venerdì, Aprile 19, 2024

E ora il Parlamento tiri fuori le palle!

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Non è successo certamente in modo occasionale che da queste colonne, come sui social e sul mio blog davideconte.it, io abbia puntato il dito contro la qualità degli amministratori pubblici in carica sull’isola d’Ischia negli ultimi quindici anni; e da uomo libero quale oggi mi sento più di sempre, non rinnego nulla di quanto ho scritto finora.

Con la stessa dose di coerenza, ovviamente, non mi sono mai tirato indietro rispetto alle pur rare ma dovute eccezioni, riconoscendone i meriti e la validità.

Ciò premesso, il 10 settembre scorso scrissi su Facebook: “Sarà una settimana importante per Casamicciola Terme e Lacco Ameno! Il “Decreto Ischia”, se effettivamente nascerà e, soprattutto, sarà concepito nel modo giusto, rappresenterà -dopo il disastro- una concreta occasione di rilancio per un’Isola intera che in modo globale (e non più solo per i due Comuni toccati dal sisma) sta già contando i danni di fine stagione. Il problema principale, però, resta: saremo finalmente in grado di adottare strategie serie e, soprattutto, comuni?”. Così come era inevitabile far notare, nel 4WARD di due settimane fa, che l’unica chance per le nostre zone terremotate di ottenere un briciolo di considerazione da parte di un Governo centrale non meno incurante della nostra specificità insulare di quelli che lo hanno preceduto, consisteva nella sua stessa necessità di dare risposte a Genova nel dopo-crollo del Ponte Morandi e, quindi, di non poterci lasciare ulteriormente “a piedi”.

Ieri abbiamo tutti avuto modo di leggere il testo definitivo del decreto in questione. A differenza dei legittimi timori emersi dalla bozza trapelata a mo’ di indiscrezione, sembra proprio che ci siano i presupposti per affrontare concretamente la possibile ricostruzione degli immobili danneggiati dal sisma, escludendo quelli realizzati sine titulo ma comprendendo finanche quelli oggetto di istanza di sanatoria ai sensi di tutti e tre i “condoni”. A questo va aggiunto uno stanziamento complessivo, benché apparentemente insufficiente, di cinque milioni di euro a favore delle aziende che avranno modo di dimostrare un sensibile decremento del loro fatturato nell’epoca post-sisma rispetto alle precedenti annualità, nonché importanti esenzioni nei tre Comuni interessati dal terremoto.

Orbene, se tutto questo non dovesse essere stravolto per l’ennesima volta dalla cecità di chi comanda e con il contributo dei soliti pseudo-ambientalisti di turno in fase di conversione del decreto di cui trattasi, personalmente credo sia stato messo a disposizione della nostra Isola uno strumento di fondamentale importanza che conferisce almeno qualche aiuto concreto a chi, almeno per il momento, aveva perso veramente tutto (speranza compresa). Di questo, a titolo esclusivamente personale, credo vada ascritto merito all’impagabile contributo tecnico-giuridico dell’Avvocato Bruno Molinaro (giurista d’eccezione tutto ischitano che ormai in tanti ci invidiano) recepito pedissequamente dagli estensori del decreto per la parte che, di fatto, “salva” tutte le abitazioni condonate interessate dal sisma ma che, soprattutto, apre più di uno spiraglio su quella che, finalmente, potrebbe essere la tanto agognata applicazione del cosiddetto “Condono Berlusconi” (quello del 2003, per intenderci) anche dalle nostre parti e non solo nella cosiddetta “Italia che conta”. Nondimeno, sento di dovere un plauso a Giacomo Pascale, un Sindaco decisamente fuori dagli schemi sul quale in pochi avrebbero scommesso e che, in un momento assolutamente delicato per il suo Comune, ha dimostrato una capacità relazionale ed una concretezza che gli hanno consentito di interloquire con pari dignità ai livelli istituzionali che più contano.

Adesso, però, arriva la fase più delicata! Non solo è indispensabile far approdare il decreto in Parlamento e approvare la relativa legge di conversione nei sessanta giorni dalla pubblicazione, onde evitarne la decadenza; è fondamentale che le solite correnti interne ed esterne alla maggioranza di Governo non incidano negativamente su tale procedura attraverso emendamenti dannosi all’efficacia del decreto. Piuttosto, ci sono ulteriori piccoli miglioramenti che potrebbero essere apportati: tra questi, quello invocato con forza dal nostro Direttore, affinché non ci sia un distinguo tra i Comuni dell’Isola in termini di applicabilità di certi benefici, ma che sia riconosciuto anche un danno oggettivo, nel dopo terremoto, all’intera comunità isolana; una sorta di status geopolitico che, per certi versi, potrebbe rappresentare il primo passo di un concetto amministrativo unitario che i sostenitori del Comune Unico come me non potrebbero non vedere di buon occhio.

Quindi, attendiamo con fiducia che tutti e sei i consigli comunali dell’Isola deliberino con la massima urgenza un indicazione ben precisa e soprattutto unanime al Governo; proprio il “Barone” Pascale, che da quanto mi risulta intrattiene negli ultimi tempi contatti a dir poco confidenziali con i due vicepremier italiani, dovrebbe in qualche modo suggerire le linee guida di tale atto e rendersi portavoce di un’identità locale che non è più disponibile a fare sconti alle istituzioni sovracomunali.

Solo in questo modo possiamo supportare l’ipotesi che il Parlamento, a differenza di quanto fatto in passato (ultimo solo cronologicamente con lo scempio in occasione della mancata approvazione del Ddl Falanga), non abbia scuse nel tirar fuori finalmente le palle (scusate, ma quann ce vo ce vo!) e restituirci un briciolo della nostra fin troppo calpestata dignità nei palazzi romani in cui albergano ancora burocrati fin troppo dannosamente influenti sulle decisioni del potere esecutivo e di quello legislativo.

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