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sabato, Aprile 20, 2024

E’ Nicola Felaco il rapinatore alla Banca Popolare di Ancona

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Il colpo fallito. Un tentativo messo a segno l’11 novembre del 2015 con due complici. Solo lui è stato individuato, mentre gli altri Polizia e Carabinieri non sono riusciti a identificarli. Comparirà dinanzi al gup nelle prossime settimane su richiesta del pm De Simone. E’ un superesperto in rapine e nell’occasione è riuscito, con i compari, a rimuovere il vetro antisfondamento per introdursi all’interno dell’istituto. Con l’intento di farsi trovare dai dipendenti e indurli ad aprire la cassaforte. Ma sono stati fermati da una signora coraggiosa che aveva udito i rumori e dall’intervento delle guardie giurate

 

PAOLO MOSE’ | La speranza era che i complici venissero intercettati, identificati dalle forze dell’ordine. Per condurli dinanzi ad un giudice per essere processati in compagnia di Nicola Felaco. Quest’ultimo ritenuto il capo della banda che ha tentato di mettere a segno il colpo. Utilizzando vecchie tecniche ben collaudate che hanno già dato nel passato ottimi risultati per i criminali. Invece, solo il Felaco dovrà comparire dinanzi al giudice dell’udienza preliminare per rispondere di tentata rapina ai danni dell’agenzia di Ischia della Banca Popolare di Ancona. Solo soletto con un’accusa per la quale il pubblico ministero Danilo De Simone contesta l’aggravante della recidiva reiterata specifica. Che sta a significare che Nicola Felaco è stato già più volte giudicato per lo stesso reato, per aver commesso o partecipato a colpi in banca o agli uffici postali. Ma era stato già individuato dalle forze dell’ordine presenti sull’isola d’Ischia e l’allora cinquantaduenne di Giugliano venne denunciato in stato di libertà per quanto aveva commesso l’11 novembre del 2015. Di prima mattina e comunque qualche attimo prima che venissero aperti gli sportelli della banca.

A svolgere una intensa indagine, gli uomini della Polizia di Stato e della Compagnia Carabinieri di Ischia. Che si occuparono di quest’azione alquanto azzardata, perché è inusuale che i rapinatori della terraferma si trasferiscano in pieno inverno sull’isola per cercare di arrotondare il proprio fatturato criminale. Tant’è vero che tutti gli accertamenti sono stati compiuti sotto il diretto coordinamento del sostituto procuratore De Simone, il quale non ha tralasciato alcun aspetto, anche il più insignificante, per incastrare i responsabili. Non è stato facile, infatti, trovare quegli elementi che potessero indurre ad identificare l’intera banda. Solo Nicola Felaco è stato incastrato. In modo da spedirlo dinanzi ad un giudice e difendersi anche da un’accusa tanto grave quanto pericolosa, perché in caso di sentenza sfavorevole il giudice dovrà tenere conto della recidiva specifica ed innalzare la condanna. Rischiando di passare qualche anno in carcere per la rapina a Ischia. Il pubblico ministero si sofferma sulla comunicazione notizia di reato del 9 luglio del 2016, cioè di pochi mesi fa, che è stata trasmessa congiuntamente dal commissariato di Ischia diretto dal vice questore Alberto Mannelli e dalla Compagnia Carabinieri di Ischia, coordinata dal capitano Andrea Centrella. E’ un atto che ricostruisce sin dall’inizio tutto quanto è accaduto otto mesi prima e quali attività di indagini furono poste in essere per individuare i responsabili. Nello specifico si osserva che si sono dimostrate particolarmente utili le immagini registrate dal sistema di sorveglianza all’interno e all’esterno della Banca Popolare di Ancona. E guarda caso l’occhio indiscreto della telecamera ha per un attimo impresso nella sua memoria il volto del Felaco. E non è stato difficile identificarlo, grazie alla potenzialità dell’archivio in dotazione a Carabinieri e Polizia. Un volto conosciuto che aveva dietro di sé una storia molto lunga fatta di partecipazione alla cosiddetta “banda del buco”. Gli altri personaggi, invece, non sono stati individuati, per un motivo molto semplice: o perché non erano delle vecchie conoscenze nell’ambito criminale per aver fatto parte di gruppi di rapinatori. Ma molto più probabilmente, è che non ci sono immagini che consentono di vederli in volto. Ecco perché quelle altre due persone che parteciparono alla tentata rapina non seguono Felaco all’udienza preliminare. Nella stessa comunicazione notizia di reato le forze dell’ordine fanno riferimento ad una perquisizione domiciliare eseguita nei confronti dell’attuale imputato e di altri potenziali sospettati. Nell’abitazione o nei luoghi abitualmente frequentati dal Felaco gli investigatori hanno trovato elementi utili di un suo collegamento con la malavita comune e qualche elemento da ritenersi utile per collegarlo alla rapina alla banca di Ischia. Ed è stato in quella circostanza che di fatto il suo nome risultava iscritto nel registro degli indagati per tentata rapina. Il pubblico ministero non è andato oltre, non ha ritenuto che potesse chiedere un’ordinanza di custodia cautelare sulla base di fatti e circostanze che potevano essere lette dal gip in modo tale da non concedere la misura. Una richiesta che si sarebbe basata essenzialmente sul pericolo della reiterazione della medesima condotta criminosa.

Ci sono altri elementi che vengono posti all’attenzione del giudice Rescigno che dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio o, se la difesa lo riterrà opportuno, procedere con riti alternativi (patteggiamento o abbreviato). E’ un percorso, quest’ultimo, assai rischioso perché potrebbe accelerare di molto, in caso di condanna, l’espiazione della pena. Nel fascicolo trasmesso dal pubblico ministero vi è la denuncia del direttore che all’epoca era al comando dell’agenzia di Ischia della Banca Popolare di Ancona. Le indagini che vennero svolte nella immediatezza dei fatti e che sono altro elemento utile, perché in quella circostanza sia la Polizia che i Carabinieri ascoltarono alcuni testimoni che avevano assistito al tentativo di rapina e quanto accadde quella mattina all’interno dell’istituto e quali furono le reazioni dei malviventi. Perché scapparono, con quale modalità si allontanarono da via Alfredo De Luca, quale direzione presero per non farsi beccare, dato che il commissariato non dista più di 300 metri. Tutte notizie utili che però non furono sufficienti per arrestarli in flagranza, mentre tentavano la fuga, perché il gruppo dei tre malviventi comunque riuscì ad imbarcarsi per raggiungere la terraferma e molto probabilmente il comune di Giugliano in Campania o quelli limitrofi. Queste sommarie informazioni hanno comunque reso più possibile almeno l’individuazione del capobanda.

Una volta individuato Nicola Felaco, gli investigatori non si sono scoperti più di tanto. Hanno atteso che la situazione si sviluppasse, che compisse il classico passo falso per scoprire gli altri complici. Acquisendo i suoi tabulati telefonici per conoscere con chi prima, durante e dopo la tentata rapina si fosse messo in contatto. Quali erano i numeri delle utenze mobili più utilizzate. Ed effettivamente alcune di queste utenze erano intestate o comunque nella disponibilità di soggetti pluripregiudicati, molto addentro nelle rapine a banche ed uffici postali. Ma non si è potuto collegarli con certezza al colpo preparato a Ischia e si è dovuto in qualche modo allontanare questa pista rimanendo ancorati solo sulla posizione del Felaco. Il quale risponde di tentata rapina aggravata: «Perché, in concorso almeno con due persone, non identificate, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, rimuovendo il vetro antisfondamento che dava accesso agli archivi della Banca Popolare di Ancona filiale di Ischia, ed introducendosi all’interno dei locali dell’istituto di credito pochi minuti prima dell’apertura al pubblico, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco ad impossessarsi, con violenza e/o minaccia nei confronti dei presenti, del denaro ivi custodito (evento non verificatosi per l’intervento delle guardie giurate, attirate dai rumori e dalla segnalazione di una persona affacciata ad un balcone ivi prospiciente, che intimava ai rapinatori di allontanarsi). Con l’aggravante di aver commesso il fatto con più persone riunite».

Basta leggere questo breve capo d’imputazione per capire chi è il soggetto di cui stiamo parlando quest’oggi. E’ un rapinatore espertissimo e chi lo ha seguito lo è altrettanto. E’ inimmaginabile che qualcuno di primo pelo nelle rapine in banca riesca a scardinare un vetro antisfondamento estrapolandolo dallo scheletro della struttura muraria. Ha un peso importante, perché ha uno spessore di diversi centimetri, fatto apposta per evitare che un qualsiasi malintenzionato possa frantumarlo utilizzando qualsiasi oggetto pesante. E serviva anche per impedire a mariuoli di ogni specie di poter penetrare all’interno degli uffici della banca. Questi sono andati ben oltre, hanno sradicato una struttura pesante e sono entrati prima dei dipendenti. Li hanno attesi e quando se li sono trovati di fronte erano in procinto di mettere in esecuzione il piano. Durante, però, il lavoro di smantellamento del vetro antisfondamento hanno commesso l’errore di fare troppo rumore. E quindi di attirare l’attenzione delle guardie giurate che nel frattempo erano sopraggiunte e della signora che abita a pochi passi dalla banca. Dal balcone gridava insistentemente e indirizzava il suo sguardo verso Nicola Felaco e i suoi complici. Invitandoli a sparire dalla circolazione, perché ad Ischia non siamo affatto ospitali con i criminali. Tutto si è svolto in pochissimi minuti, poi il fuggi fuggi generale e l’arrivo delle forze dell’ordine giunte in massa. Per scoprire i responsabili. Partendo proprio dalle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza. Inchiodando uno solo dei tre rapinatori, proprio Nicola Felaco, che è accusato di essere il capo di un gruppo che ha tentato la fortuna, ma si è ritrovato con il nulla tra le mani, di essere scampato all’arresto solo per puro caso. Ed inseguito nei mesi a seguire fino alla sua completa identificazione. Grazie soprattutto anche all’utilizzo delle nuove tecnologie che sono diventate un vero e proprio scudo per combattere la criminalità.

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