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venerdì, Aprile 19, 2024

Come la sceneggiatura di un film: dal disastro Ferraro alla Iovino

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Pasquale Raicaldo | Un maestro dell’horror come Alfred Hitchcock. O, piuttosto, un giallo venuto fuori dalla penna di Camilleri. Meglio, forse, un film drammatico, viste le conseguenze. O ancora una commedia all’italiana, in virtù dei colpi di scena in serie. Ha tutta l’aria d’essere la cervellotica sceneggiatura d’un film l’infinita storia dell’Asl Napoli 2 Nord, che ieri si è arricchita di un nuovo capitolo: la Giunta Regionale ha sospeso la manager, ormai al centro di una serie di contestazioni sindacali, nominando come “reggente” il dirigente dell’avvocatura della Regione Massimo La Catena, già utilizzato come ciambella di salvataggio per una situazione analoga all’Asl di Benevento. Cala il sipario così sulla gestione della Iovino: lei che, subentrata un anno fa a Giuseppe Ferraro, raccogliendo l’eredità del pluricontestato direttore generale di Monterusciello (le inchieste giudiziarie a suo carico vanno avanti) è riuscita nell’improbo compito di fare peggio, o quasi. Incapace di promuovere un dialogo con il territorio, arroccatasi dietro una posizione irremovibile, ha strenuamente difeso una scelta sbagliata (il trasferimento della Sir a Villa Stefania), pagandone le conseguenze. E, non paga, ha scelto non già di chiedere scusa alla collettività per quel trasferimento che ovunque, nel mondo civilizzato, avrebbe portato al licenziamento in tronco del responsabile della decisione (chiudere una struttura funzionante e trasferirla in un immobile abusivo, senza chiedere il cambio di destinazione d’uso). No, la Iovino ha preferito – sulla scia del suo poco illustre predecessore – chiudersi a riccio. Parlando solo se messa alle strette. Come a dicembre, quando i Carabineri irruppero a Villa Stefania, davanti ai pazienti psichiatrici. ” Ho chiesto ai nostri tecnici – disse –  di avviare la ricerca di soluzioni adeguate e definitive. Per fare ciò nel più breve tempo possibile stiamo avviando un rinnovato dialogo coi Sindaci dell’isola”.
Parallelamente al bando-beffa per la ricerca di un immobile alternativo (passaggio peraltro obbligato dal Gip), la Iovino studiava però per un’isola senza Sir. Dimostrando che tutto sommato non ce n’è bisogno. In cinque sono guariti, o quasi. Qualcheduno ha problemi di salute addirittura maggiori. E gli altri, beh, gli altri possono finire in una comunità alloggio.
Un disegno che si è concretizzato nel cuore torrido dell’estate, tra l’incredulità di Lello Topo, che presiede oggi la Commissione Sanità in Regione, e con il governatore De Luca che, messo alle strette dall’operatore simbolo della resistenza, Egidio Ferrante, ammise laconico: «La Iovino? Va fatta fuori».
Ecco perché questa è una storia pessima. Perché è stata scritta da persone incapaci, nel senso etimologico del termine, e – quel che è peggio – incapaci di ascoltare.
Sarebbe in fondo bastato, per la Iovino, arrivare a Ischia e spiegare per filo e per segno come e perché la stessa isola per la quale, qualche mese fa, Perrino (già direttore di dipartimento salute mentale Asl Napoli 2 Nord, anche per lui problemi con la giustizia) aveva diagnosticato un’incidenza percentualmente elevata di malattie psichiatriche potesse veder ridimensionati i servizi di Salute Mentale. Avrebbe, certo, dovuto dire che la “spending review” può riflettersi sui più deboli. Sperando che l’ottimo comitato di Cittadinanza Attiva si imbambolasse tutto a un tratto, deponendo le armi di guerra.
Ma quanto meno non avremmo avuto la chiara sensazione di un commissario in fuga, una fredda calcolatrice in grado – nella sua massima espressione – di gonfiare il petto (a settembre) di fronte al risparmio. Disse: “L’accordo è più che vantaggioso per questa Asl sia sotto il profilo economico che sotto il profilo tecnico”. Ma suvvia, si parlava di pazienti. Mica di numeri. E lo stesso De Luca aveva detto, proprio a Ischia, che la Sanità non è un’azienda che risponde alle logiche di costi e ricavi. E’ un’azienda in perdita, per definizione, nei territori con handicap. Come le isole.
“Rimodulazione”, la chiamò la Iovino. Alle volte le parole sanno essere ciniche e fredde. E in fondo il capolavoro sarebbe stato servito a giorni, quello sì frutto di una mente geniale: portare qui la Iovino a parlare di “umanizzazione all’interno dei percorsi assistenziali”. Ma come? La Iovino? La stessa che aveva gentilmente diviso il gruppo di pazienti psichiatrici, una crudele diaspora che – spiegano gli stessi operatori sanitari – ha avuto conseguenze nefaste sulla loro stabilità emotiva? Suvvia, portare a Ischia la Iovino a parlare di “umanizzazione nei percorsi assistenziali” equivale a invitare Antonio Cassano ad una lectio magistralis all’Accademia della Crusca. Non ci siamo.
E va allora bene che oggi ci sia un pizzico di ottimismo in più. Del resto, il 10 di ottobre si celebra, in tutto il mondo, la Giornata della Salute Mentale, così come stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E a Ischia è in fase di preparazione una manifestazione di sensibilizzazione per l’impoverimento dei servizi di un settore sanitario fondamentale. Certo, le avremmo viste decisamente tutte se per la Giornata della Salute Mentale fosse giunta lei, la Iovino, qui. Ma nessuno sceneggiatore, neanche il più coraggioso, avrebbe osato tanto.

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